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La Chiesa di San Domenico a Palermo: nessuna connivenza

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    Il rettore della parrocchia domenicana nella cui chiesa è sepolto Giovanni Falcone, dove lo scorso 10 aprile è stata celebrata una Messa per i 25 anni di matrimonio di una coppia condannata per mafia, si è detto scosso e addolorato per l'accaduto e ha promesso nuove regole più stringenti per evitare episodi di questo genere.
    Non sapevamo chi fossero, spiega, sottolineando che l'offerta andrà alla lotta antimafia.


    La mafia cerca ogni occasione per infiltrarsi nella società civile e nella Chiesa: da parte nostra vigileremo con rigore e con regole nuove e più stringenti per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro”. A sottolinearlo è il padre domenicano Sergio Catalano, in riferimento a quanto è avvenuto nella chiesa di San Domenico di Palermo – di cui è rettore – quando, lo scorso 10 aprile, è stata celebrata una messa per le nozze d’argento di Tommaso Lo Presti e Teresa Marino, entrambi condannati per mafia.
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    Nessuna acquiescenza verso la mafia

    La notizia, si legge in un comunicato dello stesso rettore firmato anche dal priore del convento di San Domenico di Palermo, “ha giustamente destato clamore e sdegno sia per la scomunica che la Chiesa ha comminato ai mafiosi, sia per la presenza in San Domenico delle spoglie del giudice Giovanni Falcone, eroe della lotta alla mafia”. Si spiega quindi come “non ci sia stata nessuna scelta di acquiescenza verso la realtà della mafia o – peggio – di connivenza con essa” e che non si è avuta contezza dell’identità delle persone “che si sono presentate per chiedere di celebrare il rito religioso nella nostra Chiesa”.
    La Chiesa del beato Puglisi e di Papa Francesco

    I padri domenicani sono uniti e fermi nella condanna della mafia, sottolinea ancora padre Catalano, che si è detto “scosso e addolorato per l’accaduto”, ricordando inoltre il suo ruolo di priore della comunità domenicana nel 2015, quando si decise di traslare le spoglie di Giovanni Falcone nella chiesa di San Domenico. “Quel gesto voleva essere il riconoscimento simbolico del ruolo del magistrato per il riscatto della Sicilia e, dal punto di vista della Chiesa, dell’altissimo valore evangelico del suo operato e del suo sacrificio”, scrive, aggiungendo: “Noi siamo la Chiesa del beato Pino Puglisi e di Papa Francesco e per noi non c’è un’altra Chiesa”.
    Nessuna salvezza senza pentimento e conversione

    Per quanto riguarda il valore del rito celebrato si ricorda la prima lettera di San Paolo ai Corinzi e si ribadisce che “nessuna salvezza è possibile fuori da una prospettiva di pentimento e conversione” e che i mafiosi non devono credere “di poter accedere ai sacramenti con sotterfugi di sorta”. La somma di 400 euro donata in offerta dalla coppia, inoltre, sarà messa a disposizione – come tutte le altre offerte – per finalità sociali e in particolare sarà destinata a iniziative a sostegno della lotta alla mafia. “Ritengo - conclude padre Catalano - che questa sia l’unica restituzione possibile, in analogia con quanto avviene per i beni sequestrati alla mafia e destinati alla società civile".

    26/04/2024 :ph34r:

     
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