Mafia Crimes - Forum Anti-Mafia

Fatti di cronoca criminale

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    Cominciamo oggi una nuova rubrica.
    Fatti di cronaca criminale.

    Raffica di rapine a Palermo, commesso di un supermercato ferito da uno sparo.

    28 Novembre 2015 Sito del Giornale di Sicilia

    Nel mirino due supermercati e un tir che trasportava sigarette.

    PALERMO. Un dipendente dell'Hard Discount di via Guccione al Villaggio Santa Rosalia a Palermo, è stato ferito con un colpo di arma da fuoco nel corso di una rapina. Tre banditi armati si sono presentati in serata per svaligiare il supermercato.
    Il dipendente del discount ha reagito e i rapinatori hanno fatto fuoco, poi sono fuggiti con il bottino. Le indagini sono condotte dalla polizia. Sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno trasportato il commesso all'ospedale Civico. Martedì un altro commerciante era stato ferito in un minimarket in via Piazzi, una traversa di via Dante. Secondo quanto ricostruito dalla polizia i rapinatori in quel caso avrebbero ferito il titolare dell'attività, un cittadino dello Sri Lanka di 38 anni, con un colpo di pistola, colpendo ad una gamba. L'uomo avrebbe reagito e sarebbe stato dunque "punito" dai malviventi, poi fuggiti.
    Sempre la polizia indaga su altre due rapine messe a segno ieri in città. La prima ai danni dell'autista di un tir che stava trasportando decine di colli di sigarette: sono entrati in azione tre uomini che a volto coperto hanno fermato il grosso mezzo in via Castelforte.
    Armati di pistola lo hanno minacciato e bloccato in un vicolo. Qui hanno caricato i tabacchi in un altro mezzo. Poi hanno abbandonato l'autista che ha chiamato i poliziotti. La seconda rapina ai danni del supermercato Fortè in via Crociferi. Anche qui in tre a volto coperto hanno minacciato gli impiegati e si sono fatti consegnare l'incasso. I poliziotti hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza.
     
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    Veronica Panarello all'Opg di Barcellona. Sarà sottoposta a perizia psichiatrica

    La giovane madre, accusata di aver strangolato e poi gettato in un canalone il figlio di 8 anni, Loris Stival, è stata trasferita direttamente da Ragusa. A breve è atteso l'esito della richiesta di rinvio a giudizio: fondamentale sarà il periodo che Panarello trascorrerà nell'Opg.
    Veronica Panarello, la madre accusata di aver strangolato e poi gettato in un canalone il corpo del figlio, Loris Stival, è stata trasferita all'Ospedale psichiatrico giudiziario "Vittorio Madia" di Barcellona Pozzo di Gotto. La donna, originaria di Santa Croce Camerina, vi resterà in osservazione per qualche mese.

    Il trasferimento è stato disposto dal Gup Andrea Reale, che ha accolto la richiesta del legale della donna, Francesco Villardita. Panarello è stata trasferita direttamente da Ragusa, dove era detenuta. Intanto, il processo continua: si attende l'esito della richiesta di rinvio a giudizio; la donna è accusata di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere; la procura ha chiesto che venga considerata anche la premeditazione.

    Da (cliccaci)
     
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    NELL'AGRIGENTINO
    Agguato a Palma di Montechiaro: uomo gravemente ferito da tre colpi di pistola
    13 Dicembre 2015 Sito del Giornale di Sicilia.

    PALMA DI MONTECHIARO. Un uomo di 49 anni è stato gravemente ferito da tre colpi di pistola all'addome e uno al braccio. L'uomo, a quanto pare vicino alla Stidda di Palma di Montechiaro (Ag), è stato affiancato e inseguito da un'autovettura mentre si trovava in sella a uno scooter lungo la provinciale per Marina di Palma.

    Dalla vettura sarebbero stati esplosi almeno cinque colpi calibro 9. La vittima è stata soccorsa e portata all'ospedale "San Giacomo d'Altopasso" di Licata (Ag) dove è stata operata e poi è stata trasferita all'ospedale di Agrigento dove è in prognosi riservata. Sul posto dell'agguato si sono recati polizia e carabinieri.
     
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    Locri, la squadra di calcio femminile a 5 chiude per minacce.

    Il presidente della società sportiva calabrese, Ferdinando Armeni, oltre a ricevere biglietti intimidatori, si è visto bucare le gomme dell'auto. "Siamo basiti, il nostro è solo un hobby". Solidarietà dai team del campionato e dalle istituzioni. Indagini in corso.

    LOCRI - Chiudere per minacce. Stavolta ad "abbassare la saracinesca" non è un'impresa ma una società sportiva dilettantistica di calcio femminile a 5, la "Sporting Locri", impegnata nel campionato nazionale di serie A di categoria. Lo ha annunciato il presidente Ferdinando Armeni, che ha ricevuto messaggi espliciti a lasciare perdere, rivolti anche alla sua famiglia e ad altri dirigenti. Il presidente Armeni ha denunciato il fatto ai carabinieri e alla Digos che indagano per individuare gli autori delle gravi intimidazioni.

    "Siamo rammaricati di dover chiudere dopo sei anni di attività, bella ed entusiasmante, che ci hanno consentito quest'anno di diventare la squadra rivelazione del campionato nazionale di serie A. Non riusciamo a capire quali interessi ci possano essere da parte di chi vuole ostacolare un'attività sportiva, unica realtà del genere in Calabria" dice, amaro, Ferdinando Armeni. "Siamo basiti dal momento che il nostro è solo un hobby, una passione per lo sport calcistico. Non è accettabile che si possa correre il rischio di poter essere colpiti anche nei nostri affetti più cari. Certo, può darsi che si tratti di una bravata, ma davvero non ce la sentiamo di andare avanti come se nulla fosse accaduto".

    D'altra parte i messaggi e gli atti vandalici subiti dalla dirigenza dello Sporting non sono equivocabili. Se in un primo biglietto la minaccia era velata chiara: "E' ora di chiudere questo Sporting Locri. Andate via!", nel secondo, del 23 dicembre, si è fatta più incisiva: "Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso". E stavolta il foglio è stato lasciato in pieno giorno sull'auto di Armeni, parcheggiata a poca distanza dal suo negozio. Per rendere il messaggio più chiaro, i temerari hanno anche forato una delle gomme della vettura.

    La dirigenza ha deciso di rendere inattivo anche il sito web della società: cliccando su www.sportinglocri.com appare una pagina bianca con su scritto : "Chiuso per dignità". Messaggi di solidarietà per Armeni, la dirigenza e le ragazze della società sono arrivati da più parti: dalle altre squadre di calcio a 5 impegnate nel campionato nazionale alle istituzioni. "Solidarieta' allo #SportingLocri. Tutto il mio sostegno affinché, presto, questa bella realtà possa tornare a dare lustro al territorio" scrive su Twitter, il deputato del Pd, componente della commissione Antimafia, Ernesto Magorno, segretario calabrese del partito.

    Sostegno anche da parte di Arturo Bova, presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta, che annuncia per i prossimi giorni una visita a Locri per incontrare il presidente Armeni e i dirigenti della società. "Esprimo la mia vicinanza e quella dell'intero Consiglio regionale della Calabria" prosegue Bova "alla dirigenza, alle atlete, alla comunità locrese che quotidianamente si battono per l'affermazione di quei sani valori che da sempre hanno trovato nello sport un messaggero di pace e di fratellanza".

    Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, in una nota, esprime "vicinanza allo Sporting Locri per quanto verificatosi nelle ultime settimane. Le strane ed atipiche minacce perpetrate ai danni dell'importante sodalizio sportivo cittadino, che sembrerebbero per le modalità provenire dalla mente contorta di qualche soggetto psicopatico o qualcuno invidioso degli importanti risultati sportivi raggiunti dallo Sporting, hanno, non solo turbato il sano ambiente sportivo creato negli anni dai intorno allo Sporting, ma mortificano l'intera città con il rischio che la comunità locrese venga, ancora una volta, criminalizzata per il malsano comportamento di una sparuta e ridicola minoranza che, nel caso specifico, potrebbe anche non provenire da quegli ambienti criminali che, per anni, hanno tenuto in ostaggio la città ed oggi sono stati emarginati grazie agli importanti risultati raggiunti dalle forze dell'ordine e dalla magistratura". Il primo cittadino chiede però di non cedere. "Pur comprendendo e condividendo la preoccupazione dei dirigenti e delle atlete dello Sporting, rinnovo l'invito a soprassedere dall'idea di ritirare la squadra dal massimo campionato nazionale. Tale determinazione sarebbe un errore gravissimo ed andrebbe ad assecondare l'assurdo desiderio di qualche balordo che, evidentemente, ha deciso di impegnare il proprio tempo andando ad infastidire chi, con impegno e passione, opera nel mondo dello sport e del sociale con il solo obiettivo di far crescere la città facendone emergere il vero volto positivo e solidale. Da Sindaco e socio fondatore dello Sporting Locri rinnovo solidarietà ai dirigenti ed alle loro famiglie, reiterando affetto e vicinanza con l'invito a non disperdere l'importante realtà sportiva creata negli anni con sacrificio, impegno e passione".

    Solidarietà anche dalla Giuseppe Raffa, presidente della Provincia di Reggio Calabria: "Esprimo vicinanza alla società e alla componente femminile e, al tempo stesso, rivolgo l'invito alla civilissima Locri a continuare a non avere timore nel condannare questo gesto, riconducibile all'idiozia o ad altre espressioni
    occulte che vorrebbero riportare indietro le lancette dell'orologio della nostra storia. I valori dello sport non temono le minacce ma l'indifferenza di chi decide di subire passivamente questi episodi che provocano emarginazione e impediscono la crescita delle nostre comunità".

    Si commenta, "purtrppo" da solo !.
     
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    A FIRENZE

    Guida ubriaco, alla notifica dell'arresto la sorpresa: si chiama Adolfo Hitler
    27 Dicembre 2015 Sito del Giornale di Sicilia

    FIRENZE. Sorpresa di vigilia natalizia per i carabinieri della stazione di Legnaia che hanno notificato un'ordinanza emessa dal tribunale di sorveglianza di Firenze nientemeno che ad Adolf Hitler. Questo è il nome di battesimo di un peruviano di 46 anni, con un cognome tipicamente sudamericano, che era stato condannato perché sorpreso, nel luglio 2013 a Firenze, a guidare in stato di ebbrezza.

    L'uomo dovrà scontare nove mesi agli arresti domiciliari. Secondo quanto riferito dai carabinieri, il peruviano ha raccontato di avere un nonno che ha come nome di battesimo Benito Mussolini e un fratello di nome Lenin.
     
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    VIA GIORGIO ARCOLEO
    Spari contro la guardiola: intimidazione agli uffici Asp di Palermo
    31 Dicembre 2015 Giornale di Sicilia.

    PALERMO. Un foro di proiettile è stato trovato nella garitta dei custodi nel presidio sanitario dell'Asp 6 via Giorgio Arcoleo a Palermo. La scorsa notte è stato sparato un colpo che dopo avere forato il vetro è finito su un calendario con la foto di Papa Francesco. Le indagini sono condotte dalla polizia che questa mattina è intervenuta insieme alla Scientifica. È stata trovata anche l'ogiva. Gli agenti stanno cercando di recuperare le immagini del sistema di videosorveglianza nella zona.

    «Ci siamo accorti degli spari questa mattina - dice uno dei custodi dell'Asp 6 - ieri sera siamo andati via attorno alle 18.30. L'impresa di pulizia anche dopo. Questa mattina abbiamo trovato il colpo di pistola e abbiamo chiamato la polizia. Abbiamo visto che gli agenti hanno recuperato altri colpi sparati nei pressi di una cassetta in un palazzo di fronte». Questa mattina nel presidio è arrivato anche il direttore generale dell'Azienda Sanitaria Antonio Candela.
     
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    Giallo a Ispica, donna trovata morta con un sacco di plastica in testa.

    ISPICA. Una donna di 35 anni è stata trovata morta dal marito all'interno della propria abitazione di Ispica, nel Ragusano. Aveva in testa una sacco di plastica utilizzato per i rifiuti, probabile che sia morta per soffocamento.
    Originaria di Bronte, da anni viveva ad Ispica, dove lavorava in un negozio di frutta e verdura. Il ritrovamento del corpo non ha convinto i carabinieri che, pur non escludendo l'ipotesi del suicidio, vogliono vederci chiaro.
    Non è stato trovato alcun biglietto per spiegare i motivi dell'eventuale gesto, né ci sarebbero apparenti motivi che giustificherebbero la tragica decisione della donna. Così la salma non è stata restituita ai familiari ma verrà effettuata l'autopsia per risalire alle cause del decesso.





    01 Gennaio 2016 Giornale di Sicilia.
     
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    Ucciso colpi arma fuoco davanti casa

    (ANSA) - NAPOLI, 6 FEB - Francesco Esposito, di 33 anni, di Napoli, noto alle forze dell'ordine per precedenti per droga, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella notte a Marigliano (Napoli) mentre si trovava nei pressi dell'ingresso del condominio dove abita, in via Pontecitra.
    L'agguato - si apprende dai Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli - è avvenuto poco dopo la mezzanotte. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna (Napoli).
    E' il terzo omicidio in poco più di 24 ore nel Napoletano.
    Giovedì sera è stato ucciso, con colpi di pistola al viso, un ragazzo di 24 anni nel rione Don Guanella, a Napoli, e la notte fra giovedì e venerdì un uomo a Bagnoli, massacrato con sette colpi di arma da fuoco.
     
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    Duplice omicidio nel Napoletano: uccisi due trentenni.



    Due persone sono state uccise con numerosi colpi d'arma da fuoco in una zona di campagna a Saviano, in provincia di Napoli. Le vittime sono Francesco Tafuro, 33 anni, e Marcello Liguori, 32 anni, quest'ultimo già noto alle forze dell'ordine per gioco d'azzardo. I killer hanno sorpreso le vittime mentre viaggiavano in auto. Un corpo è stato trovato all'interno dell'auto, l'altro a poca distanza dalla vettura. Sono in corso indagini da parte dei Carabinieri di Nola e del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna.

    Il duplice omicidio è avvenuto in via Olivella, zona di campagna di Saviano (Napoli). Liguori e Tafuro stavano viaggiando a bordo dell'auto di quest'ultimo quando chi li ha uccisi è entrato in azione. Numerosi i colpi di pistola esplosi. Nel giro di pochi giorni sono già cinque gli omicidi avvenuti tra Napoli e provincia. A Marigliano (Napoli), poco dopo la mezzanotte dello scorso 6 febbraio, è stato ucciso, davanti casa, Francesco Esposito, 33 anni, pregiudicato per reati connessi allo spaccio di droga. Gli altri due assassinii sono invece avvenuti a Napoli, nei quartieri Bagnoli e Miano, la notte tra il 4 e il 5 febbraio scorsi: a cadere sotto i colpi dei sicari sono stati Giuseppe Calise, pregiudicato di 24 anni, e Pasquale Zito, 21 anni, colpito otto volte e deceduto in ospedale poco dopo il ricovero.
    Fonte ANSA

    Guerra di camorra in corso....!.
     
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    Duplice omicidio Palermo: fermati i vicini, due coniugi insospettabili
    Secondo investigatori agguato sarebbe legato a dissapori di vicinato. In un primo tempo il movente sembrava mafioso



    Svolta nelle indagini sull'uccisione di Vincenzo Bontà, 45 anni, e Giuseppe Vela, di 52, assassinati ieri mattina in via Falsomiele a Palermo. In un primo tempo gli investigatori avevano ipotizzato un movente mafioso ma, invece, la vicenda potrebbe essere legata a dissapori di vicinato.
    In nottata - infatti - la squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti ha fermato una insospettabile coppia di coniugi, vicini di casa di Bontà: Carlo Gregoli, 52 anni, un geometra del Comune addetto ai servizi cimiteriali, e la moglie Adele Velardo, 45 anni, casalinga.
    Secondo gli investigatori il delitto sarebbe da collegare a vecchi dissapori per motivi di vicinato e non a un movente mafioso come si era ipotizzato in un primo momento anche in relazione ai legami di parentela di Bontà, genero del boss Giovanni Bontade ucciso a Palermo con la moglie, Francesca Citarda, nel 1988. I due coniugi, che si protestano innocenti, abitano a pochi metri dal tratto di via Falsomiele dove è avvenuto il duplice omicidio. A inchiodarli sarebbe una telecamera di sorveglianza piazzata davanti al cancello di una villa che ha ripreso l'auto della coppia, un Suv Toyota, e la testimonianza di un'automobilista di passaggio.

    Sito Giornale di Sicilia.

    Complimenti ai Colleghi della Mobile di Palermo.
     
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    Ora che si sa non essere un delitto di mafia, sbucano i super testimoni:

    PALERMO. Ha sentito gli spari, ha rallentato e accostato l'auto in un piccolo spiazzo, poi è tornato sui suoi passi per spostarsi nuovamente avanti in un secondo momento. E dallo specchietto retrovisore ha visto un uomo alto - la descrizione fisica e dei vestiti indossati dal killer corrisponde a quella di Carlo Gregoli, fermato la scorsa notte - sparare il colpo di grazia alla nuca alla vittima, Vincenzo Bontà.

    C'è un supertestimone che ricostruisce parte della dinamica del duplice omicidio di Bontà e dell'amico Giuseppe Vela, trucidati a colpi di calibro 9 ieri in via Falsomiele a Palermo. L'uomo, interrogato a lungo dalla polizia, passava per caso per la stradina in cui è avvenuto il delitto.

    Oltre al suo racconto gli inquirenti hanno le immagini di una fotocamera che riprende l'auto dei presunti killer, Carlo Gregoli e sua moglie Adele Velardo, immettersi dalla stradina di casa in via Falsomiele ed allontanarsi. Poi, come si vede dalle immagini, compare la fiat 500 delle vittime seguita dal Suv della coppia che ricompare. Le due macchine proseguono fuori inquadratura. Ma la fotocamera immortala la macchina del testimone che avanza e si ferma. E, infine, torna a riprendere il fuoristrada che a marcia indietro percorre nuovamente la viuzza che termina a casa della coppia.
    "L'uomo che ha sparato era dell'età di 50-55 anni, alto un metro e 80, corporatura normale, capelli con taglio regolare, credo brizzolati. Indossava un giaccone scuro e impugnava la pistola". Così il testimone del duplice omicidio di ieri a Palermo ha descritto il presunto killer, Carlo Gregoli, fermato dalla Procura insieme alla moglie Adele Velardo per l'assassinio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela.

    Il testimone, che percorreva in auto la strada in cui l'omicidio si è svolto, ha assistito al delitto. "Ancora dentro l'auto - ha raccontato - udivo colpi di arma da fuoco e, incuriosito, indietreggiavo per potere vedere in maniera completa la strada...L'uomo armato che mi dava le spalle sparava contro un altro uomo che gli veniva di fronte: i due erano distanti l'uno dall'altro circa tre metri. L'uomo attinto dai colpi di arma cadeva a terra e l'uomo armato, avvicinatosi, sparava altri colpi all'indirizzo del soggetto esanime".

    Sito Giornale di Sicilia.

    Se fosse stato un delitto di mafia.....
    Tutti "MUTI" ! :crybaby.gif:
     
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    PALERMO. Restano in cella Carlo Gregoli e Adele Velardo, i coniugi palermitani accusati dell'omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, assassinati giovedì in via Falsomiele a colpi di calibro 9. Il gip di Palermo Lorenzo Iannelli ha accolto la richiesta della Procura, e ha così disposto la misura della custodia cautelare in carcere.
    L'inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal pm Claudio Camilleri, ha accertato, grazie alle immagini di una fotocamera e alle rivelazioni di un testimone oculare, che a fare fuoco sulle due vittime sono stati i due coniugi.
    La coppia, insospettabile, con una passione per le armi, è stata fermata la notte di venerdì. Per il giudice sussistono a carico dei due i gravi indizi di colpevolezza e quindi la necessità del carcere. E' ancora oscuro il movente dell'omicidio. Durante l'udienza di convalida entrambi gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I coniugi, lui geometra comunale dei servizi cimiteriali, lei casalinga, sono stati ascoltati per circa mezz'ora.

    06 Marzo 2016 Sito Giornale di Sicilia.

    Ulteriore conferma che non trattasi di delitto di mafia.
    Se no li avrebbero mandati in vacanza a Taormina !. :specool.gif:
     
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    Testa mozza di un puledro: avvertimento al parroco di Vita

    VITA. Potrebbe trovare la sua chiave di lettura nei contrasti sull’organizzazione della festa della Madonna di Tagliavia, che ci celebra ogni anno nel giorno dell’Ascensione, il macabro avvertimento contro don Antonino Aguanno, parroco di Vita.

    Sulla maniglia della porta della canonica era stata attaccata la testa mozzata di un puledro. Destinatario del messaggio proprio il sacerdote che è diventato parroco della piccola comunità di Vita dallo scorso mese di settembre, subentrando a padre Giuseppe Marchello, parroco del paese per oltre 50 anni. «Purtroppo - dice Filippa Galifi, sindaco del comune belicino - ancora oggi qualcuno non ha capito che si tratta di una manifestazione che non deve essere intesa come espressione di potere. È una festa che andrebbe vissuta nel segno della condivisione e della conciliazione».

    DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. 07/03/2016
     
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    Sparatoria in strada a Messina, ucciso un giovane di vent'anni


    La vittima è Giuseppe De Francesco, era stato già arrestato più volte per furto e rapina. L'omicidio potrebbe essere nato per un regolamento di conti tra malviventi
    MESSINA. Un giovane di 20 anni Giuseppe De Francesco, 20 anni, è morto stamani intorno alle 11 al pronto soccorso dell'ospedale Piemonte dopo essere stato colpito da due colpi di pistola una alla gamba e uno alla schiena.
    Al momento la pista privilegiata dagli investigatori resta quella del regolamento di conti all'interno della criminalità organizzata, anche se non si escludono altri moventi.
    Giuseppe De Francesco faceva parte di un gruppo di piccoli pregiudicati vicini al clan di Camaro. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri il giovane sarebbe stato ferito con due colpi di pistola alla schiena e alle gambe da due sicari a bordo di un ciclomotore. Alcune persone hanno accompagnato il pregiudicato all'ospedale Piemonte lasciandolo davanti il pronto soccorso e allontanandosi immediatamente.
    Il giovane, che era agonizzante, è morto subito dopo. I militari stanno interrogando numerosi testimoni presenti sul luogo dell'agguato per cercare di ricostruire l'accaduto. Stanno inoltre visionando le telecamere di alcuni esercizi commerciali della zona per capire se ci siano delle immagini che riprendono la sparatoria.
    De Francesco era stato arrestato nel 2014 per un tentativo di furto in un distributore di carburanti, mentre, con un complice, tentava di entrare negli uffici, dopo aver rotto una telecamera del circuito di sorveglianza. Nello stesso anno era stato arrestato nuovamente per il furto di un ciclomotore. Infine nel 2015 era stato bloccato dopo aver tagliato con un coltello il braccialetto elettronico, evadendo dagli arresti domiciliari, prima di essere rintracciato.

    09 Aprile 2016 Sito Giornale di Sicilia

    Regolamento di conti tra criminalità organizzata.
    A soli 20 anni già si è soldati di mafia.... :nono2.gif:
     
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    Anziana morta per le ferite dopo lo scippo nel Ragusano: arrestato il rapinatore

    RAGUSA. Ha aggredito una 79enne per rubarle la collana d'oro che portava al collo, per rivenderla e comprare della droga, e la donna, a causa delle ferite riportate è morta quattro giorni dopo in ospedale. E' l'accusa contestata dalla Procura di Ragusa a Sergio Giuseppe Aiello, 25 anni, che è stato arrestato dalla polizia di Stato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip.

    La rapina è stata commessa il 28 maggio scorso, davanti casa della vittima, che stava rientrando nella propria abitazione dopo avere comprato della carne.

    La squadra mobile della Questura ha identificato Aiello, che ha ammesso di avere rapinato la 79enne, ma di non volerla uccidere, grazie alla riprese di sistemi di videosorveglianza.


    11 Agosto 2016 Giornale di Sicilia.
     
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