Mafia Crimes - Forum Anti-Mafia

Cartelli Messicani

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    L'operazione che ne svela la pericolosità ed i collegamenti con la 'ndrangheta

    Arrestati 200 narcotrafficanti

    Indagine italo-americanaSequestrate 16 tonnellate di cocaina, 57 milioni di dollari e oltre 200 persone arrestate è il bilancio dell'indagine denominata "Solare" svolta dai Ros e dall'Fbi. La droga che arrivava in Calabria era spedita per posta. Ruolo chiave nel commercio di cocaina era svolto dal Messico.


    Nel corso dell'indagine italo-americana che ha portato all'arresto di oltre 200 persone accusate di narcotraffico internazionale, denominata "Solare", sono stati sequestrati complessivamente oltre 16 tonnellate di cocaina - a Panama, in Messico e altrove - e 57 milioni di dollari frutto del riciclaggio dei proventi del traffico di droga. Il "Cartello del Golfo" - la struttura mafiosa messicana che, tramite le sue "proiezioni" newyorchesi, avrebbe rifornito esponenti della 'ndrangheta - è ritenuto responsabile del traffico di circa 80 tonnellate di cocaina. Sul fronte italiano, da segnalare il sequestro - l'11 aprile scorso - di una campione di cocaina (3 chili e mezzo) interrata in un bosco di Gioiosa Jonica, parte di un quantitativo maggiore inviato dagli Usa, con aerei commerciali, a due degli indagati di cui è stato differito l'arresto. Il 22 maggio scorso, invece, le indagini del Ros avevano consentito di far intercettare in Olanda 44 chili di cocaina provenienti dal Venezuela e destinati agli Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Jonica.
    ROS. Le indagini dei carabinieri, avviate nel marzo scorso e coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che ha disposto i provvedimenti di fermo, hanno accertato i "radicati rapporti" della 'ndrangheta negli Stati Uniti e in Canada, dove il 7 agosto scorso - a Toronto - venne arrestato Giuseppe Coluccio, inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi e già consegnato all'Italia. Inoltre, dopo i collegamenti della 'ndrangheta con i cartelli colombiani, il Ros ha ora individuato quelli con il Cartello del Golfo messicano, che ha un ruolo leader nel narcotraffico internazionale "grazie ad un'imponente rete distributiva - dicono gli investigatori - e ad un vero e proprio esercito di paramilitari, responsabile di centinaia di omicidi di magistrati, poliziotti e semplici cittadini". Sul fronte italiano, le indagini hanno accertato le modalità di importazione e di riciclaggio del denaro e gli accordi tra le cosche per l'acquisto della droga. Il magistrato titolare del procedimento, Nicola Gratteri, accompagnato da un ufficiale del Ros e da un esperto della Dcsa (la Direzione centrale per i servizi antidroga) si trova negli Usa per coordinare l'intervento, mentre un magistrato statunitense e funzionari delle agenzie americane interessate stanno affiancando i carabinieri in Italia. I particolari dell'operazione verranno resi noti in due conferenze stampa, contemporanee, a Roma, presso la Procura nazionale antimafia e ad Atlanta, negli uffici federali.

    LA DROGA PER POSTA. Partite di cocaina spedite mensilmente in Calabria attraverso corrieri - via aerea e marittima - o con il sistema delle spedizioni postali. E pagate tramite agenzie di money transfer. E' quanto hanno accertato i carabinieri del Ros nell'ambito dell'indagine "Solare". Secondo gli investigatori, in particolare, la cosca della 'ndrangheta Aquino-Coluccio curava i propri "interessi" da New York, nel quartiere di Corona, attraverso una componente affiliata, la famiglia calabrese Schirripa, "incaricata di assicurare le forniture di droga alle cosche jonico-reggine". In una prima fase sono stati verificati i collegamenti tra il gruppo Schirripa e quello di narcotrafficanti ecuadoregni capeggiati da Luis Calderon, detto "Tio", arrestato il 30 aprile scorso a New York. Dopo l'arresto di Calderon, le cosche jonico-reggine - secondo le indagini del Ros - si sono associate ai narcotrafficanti Christopher Anthony Castellano e Ignacio Alberto Diaz, considerati 'proiezionì newyorkesi del 'Cartello del Golfò messicano, responsabile del traffico di decine di tonnellate di cocaina, metamfetamina e marijuana verso gli Usa e l'Europa (Italia, Spagna ed Olanda). Le indagini hanno anche documentato alcuni contrasti con Castellano e Diaz, superati grazie ad un accordo che impegnava le cosche della 'ndrangheta a rifornirsi in futuro esclusivamente dalla struttura messicana. La droga, secondo il Ros, veniva pagata periodicamente al gruppo Schirripa negli Usa dalle cosche coinvolte: per trasferire il denaro all'estero, queste utilizzavano prevalentemente il circuito della Western Union ed una ricevitoria di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) riconducibile proprio ad uno dei cognati di Antonio Coluccio, fratello di Giuseppe, il latitante arrestato il 7 agosto in Canada.

    MESSICO. Il ruolo "sempre più rilevante assunto dal Messico nelle nuove rotte della cocaina colombiana verso l'Europa" è stato evidenziato dall'indagine "Solare". L'azione di contrasto al traffico di droga proveniente dalla Colombia, infatti, ha costretto i cartelli fornitori a ricercare nuove aree per lo stoccaggio della pasta di coca destinata ai mercati statunitense ed europeo. Questa opportunità, spiegano gli investigatori del Ros, è stata trovata soprattutto in Messico, dove le organizzazioni di narcotrafficanti, e in particolare il "Cartello del Golfo", sono risultate in grado di assicurare il necessario controllo del territorio anche attraverso l'impiego di sanguinari gruppi mercenari, come "Los Zetas", analogamente a quanto già accertato nella stessa Colombia, dove la produzione e la prima commercializzazione della droga continua ad avvenire sotto l'egida delle organizzazioni paramilitari Farc e Auc. Proprio alle Los Zetas le indagini hanno attribuito la responsabilità di feroci rappresaglie eseguite prevalentemente in Messico nei confronti di centinaia di potenziali testimoni, presunti informatori, esponenti locali della magistratura, poliziotti impegnati nelle indagini antidroga. Secondo gli investigatori, il Cartello messicano conta su una colossale rete distributiva della droga, composta da circa 1.400 affiliati.

    http://unionesarda.ilsole24ore.com/mondo/?contentId=42124






    La Mafia messicana

    Per anni sono stati i corrieri dei narcos colombiani. A loro spettava il compito di eludere la sorveglianza dei yankee lungo quella striscia di terra che separa il Messico dagli Stati Uniti. Duemila miglia di confine: una brughiera, attraverso la quale passava di tutto. Oggi, dopo i duri colpi subiti dai cartelli di Medellin e Cali, le organizzazioni criminali messicane si sono messe in proprio e, come ha sottolineato di recente il capo della Drug Enforcement Agency, Thomas Constantine, costituiscono un'autentica minaccia per gli Stati Uniti. Hanno in mano il mercato delle metamfetamine, un tempo controllato dalle bande di motociclisti americane. Ma fanno affari anche con la cocaina, l'eroina e la marijuana. Attraverso il Messico passano ogni anno il 70 per cento della cocaina ed il 50 per cento della marijuana distribuite negli Usa. Cifre da capogiro, secondo le stime del National Narcotics Intelligence Consumers Committe. Dilagante è anche il fenomeno della corruzione.
    L'organizzazione più rappresentativa - una sorta di sindacato - è la cosiddetta "Federazione" : bisogna, comunque, dire che nella mafia messicana le alleanze si saldano e si rompono a seconda delle circostanze e degli interessi. Frequenti e sanguinosi sono gli scontri tra bande rivali. Quattro le organizzazioni più potenti :
    Il clan di Tijuana, che ha sede nell'omonima città nella baia della California Norte. Comandano i fratelli Arellano-Felix, Benjamin, Francisco e Ramon. Tra le organizzazioni criminali messicane, è quello più violento. Tra le sue vittime anche il cardinale Juan Jesu Posadas-Ocampo, ucciso nel 1993 all'aeroporto di Guadalajara. In quello stesso anno, in un'altra guerra di mafia che ha interessato questo gruppo e scoppiata a San Diego, in California, per il controllo del mercato delle metamfetamine, sono state uccise in pochi mesi 26 persone.
    Il cartello di Sonora è controllato da Miguel Caro Quintero ed opera nel territorio compreso tra Hermosillo, Agua Prieta, Guadalajara e Culiacan, con addentellati anche negli stati messicani di San Luis Potosi, Sinaloa e Sonora. Rafael Quintero, fratello del boss, è attualmente in carcere in Messico per concorso in omicidio in relazione alla morte dell'agente speciale della DEA Enrique Camarena, torturato ed ucciso da uomini legati al cartello di Sonora. La zona di influenza di questo gruppo si estende anche alla California, Arizona, Texas e Nevada. Ha contatti con le maggiori organizzazioni colombiane.
    Il cartello di Juarez è guidato da Amado Carillo Fuentes, il più potente trafficante di droga messicano. Questo gruppo è legato ai Rodriguez-Orejuela (cartello di Cali) e attraverso forme di parentela ai fratelli Ochoa (cartello di Medellin). Per anni, il cartello di Juarez ha trasportato droga negli Usa per conto dei narcos, anche attraverso l'uso di aeromobili. Nel 1989 alcuni corrieri di questo cartello vennero arrestati dalla DEA che, in quella circostanza, sequestrò a Sylmar (California) 21 tonnellate di cocaina per un valore di circa 12 milioni di dollari.
    Il gruppo del Golfo, che ha la sua base in Matamoros, nello stato di Tamualipas, è guidato da Juan Garcia Abrego. Nel 1993 la DEA ha ricevuto alcune segnalazioni sulle attività di questo gruppo che avrebbe esportato negli Usa più di 30 tonnellate di cocaina, spingendosi a nord fino al Michigan, al New Jersey, allo stato di New York. Ai primi di ottobre del 1994 la polizia messicana ha arrestato Humberto Garcia Abrego, fratello del boss, per droga. Con lui in carcere sono finiti altri esponenti del gruppo del Golfo. Juan Garcia Abrego è stato invece arrestato il 14 gennaio 1996 dalle autorità messicane ed estradato negli Usa (Texas) dove deve rispondere dell'accusa di traffico di cocaina ed altri reati.


    http://www.fionline.it/mafie/mexico/


    I cartelli messicani soppiantano la Colombia nell’export verso gli USA

    Trasformatisi in vere multinazionali, i cartelli messicani hanno superato i loro omologhi colombiani, e si apprestano a diventare i principali fornitori di droga negli Stati Uniti.


    nel solo 2006, in Messico si sono prodotte oltre 10mila tonnellate di marijuana. Il paese è anche uno dei principali fornitori di eroina. Ed inoltre circa il 90 per cento della cocaina che arriva negli Stati Uniti dal Sud america passa attraverso il confine messicano.

    Luis Astorga, ricercatore presso l’Università Autonoma del Messico, spiega al quotidiano colombiano “el tempo” che i Narcos, sia messicani che colombiano usano l’America centrale come fosse una cantina.

    La droga colombiana viene consegnata ai messicani che provvedono poi a smistarla nei territori controllati dal Messico, fino agli Stati Uniti.

    Tuttavia il ricercatore ha anche spiegato che i Colombiani hanno comunque deciso di non trasferire tutte le loro strutture in Messico ma solo una parte, perché sapevano che ciò avrebbe potuto dare origine ad un confronto che avrebbe portato al fallimento di entrambi.

    Avendo di fronte questa situazione, il presidente messicano, Felipe Calderón, aveva annunziato già verso la fine del 2006 "una guerra contro il traffico di droga" e distribuito 25 mila militari e funzionari di polizia con il compito esclusivo di fermare la violenza scatenata dai Narcos. Il risultato, però, non è stato dei più eccitanti: non vi sono mai stati così tanti omicidi legati a tale attività, come nel suo primo anno di governo.

    Solo nel primo trimestre del 2007, ci sono stati 677 omicidi connessi al traffico di droga in Messico, per ammissione dello stesso governo. Quindi almeno 197 in più di quelli che si sono verificati nel primo trimestre del 2006. Tra i caduti ci sono stati almeno 70 poliziotti. Finora quest’anno gli omicidi sono più di 360.

    Pablo Monsalvo, un esperto di sicurezza nazionale presso l’Università Iberoamericana, è tagliente, nell’analizzare la situazione generata dal governo messicano: “non solo ha perso la guerra contro il traffico di droga, ma è come se la criminalità stesse giocando a calcio mentre il governo fa la bella statuina. Giocano su campi differenti. Le organizzazioni di narcotraffico funzionano come una vera impresa e uno dei suoi rami, non il più importante è quello violento, armato.

    Il governo sta combattendo soltanto quest’ultimo, e senza una vera strategia delle forze di polizia o militarie, ma solo con la forza bruta. Queste catture di ipotetici narcotrafficanti e i sequestri di grandi partite di stupefacenti sono in realtà solo una vittoria di Pirro, apparizioni mediatiche allo scopo di catturare i voti, ma non risolve i problemi." (A.M. per OsservatorioDroga.it)

    http://www.osservatoriodroga.it/article.php3?id_article=217
     
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    Beh, e di oggi la notizia:

    WASHINGTON – Arturo Beltran Leyva, uno dei più importanti narcotrafficanti messicani, sarebbe stato ucciso in uno scontro a fuoco nella città di Cuernavaca, a sud della capitale. Insieme al boss hanno perso la vita altri quattro esponenti dell’organizzazione. I criminali, secondo una ricostruzione, sono stati accerchiati e colpiti a morte da un reparto della Marina militare impegnato in un’operazione contro il racket degli stupefacenti.

    Il capo dei capi, Arturo Beltran Leyva (Afp)
    Il capo dei capi, Arturo Beltran Leyva (Afp)
    IL CAPO DEI CAPI - Leyva, leader dell’omonimo cartello, conosciuto anche come «El Barbas» o «il capo dei capi», era ricercato da tempo ed aveva sulla sua testa una taglia da due milioni di dollari. Dopo aver militato nel cartello di Sinaloa se ne è distaccato e si è alleato ai «Los Zetas», organizzazione di sicari capace di tenere testa alle forze dell’ordine. Il padrino, insieme a quattro fratelli, ha gestito un’infinità di attività illegali: traffico di cocaina e marijuana; estorsioni; rapimenti; riciclaggio; omicidi su commissione. Un’azione che ha portato gli uomini del cartello ad agire anche negli Stati Uniti, tanto è vero che Leyva è finito nella lista dei most wanted dell’Fbi. L’uccisione del boss – se confermata – è un piccolo successo delle autorità messicane chiamate a fronteggiare una sfida senza precedenti da parte delle formazioni criminali.

    STRAGE DI DROGA - Dati ufficiosi dicono che le uccisioni legate al narcotraffico nell’arco degli ultimi tre anni sono state oltre 16 mila. Poche ore prima della battaglia di Cuernavaca in altre zone del paese i criminali avevano preso di mira la polizia. Nella cittadina di Durango – solo per citare il caso più efferato – i narcos hanno decapitato 6 agenti ed hanno abbandonato le loro teste vicino ad una chiesa.

    Dal sito del Corriere della sera.
     
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    WASHINGTON – Era solo questione di tempo. Ed è accaduto. I narcos messicani, imitando tattiche colombiane e irachene, hanno impiegato, giovedì, per la prima volta un’autobomba: tre le vittime a Ciudad Juarez, la città più violenta al mondo al confine con il Texas. Il ricorso a sistemi terroristici è la conferma di un pericoloso salto di qualità nella sfida dei cartelli. Per gli esperti è probabile che l’azione compiuta a Ciudad sia presto seguita da altre. Condotte dallo stesso gruppo e da altre fazioni pronte a “copiare”. Esattamente come è avvenuto per le decapitazioni in serie, le impiccagioni in pubblico, le esecuzioni e gli agguati con armi ad alto potenziale.

    ATTACCO PREPARATO CON CURA - L’attacco a Ciudad Juarez è stato preparato con cura. I banditi hanno rapito un poveraccio, lo hanno ferito in modo grave e lo hanno vestito da poliziotto. Poi lo hanno abbandonato in strada segnalandolo ad un commissariato con una telefonata anonima. Quando sono arrivate le prime pattuglie ed un’unità paramedica, i narcos hanno fatto saltare l’autobomba. Per attivarla hanno impiegato un telefonino: tecnica già vista con i narcos colombiani e le formazioni estremiste mediorientali. Nella vettura, secondo gli investigatori, c’erano almeno dieci chilogrammi di esplosivo. Una quantità non paragonabile a quelle usate in altri scacchieri ma sufficiente a fare danni.

    RIVENDICAZIONE - L’attentato è una ritorsione per l’arresto di Acosta Guerrero, 35 anni, uno dei leader de “La Linea”, formazione di killer al servizio del cartello di Juarez. In un messaggio di rivendicazione scritto sulle pareti di un centro commerciale i banditi hanno accusato le autorità di “coprire” i rivali del cartello di Sinaloa, guidato dal boss dei boss, El Chapo Guzman. E avvisano: abbiamo preparato altre sorprese. Non se ne sente il bisogno, in un paese dove dal 2006 ad oggi la narcoguerra ha provocato quasi 24.800 vittime.

    Dal sito del Corriere della Sera.

    Li se non si prendono seri provvedimenti, finisce davvero malissimo.
     
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  4. fico d'india
     
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    CITAZIONE
    Li se non si prendono seri provvedimenti, finisce davvero malissimo.

    L'unica speranza è che si abbia la stessa parabola discendente dopo la virulenza, come accadde in Colombia alla fine degli anni '80.
    Dopo un'ondata di assassinii paragonabile agli attuali in Messico, con qualche autobomba in più però, i Cartelli colombiani hanno subito colpi durissimi dal governo locale e da quello americano, culminati con l'uccisione di Pablo Escobar nel 1993.
    Quando i grossi gruppi di Medellin e Cali si sono smembrati e sono nati diversi 'cartelitos', i gruppi paramilitari delle Farc, Eln ed Auc hanno cominciato a trafficare in stupefacenti subentrando ai cartelli, come nella regione di Uribe.
    Dopotutto anche le mafie italiane hanno mostrato agli inizi degli anni '80 un periodo di una certa virulenza, anche nei confronti dello Stato, che poi è sfociata nel maxi-processo, la 'scoperta' dell'esistenza dell'associazione criminale Cosa Nostra, le stragi e via dicendo.
     
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  5. Tzigo
     
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    la situazione nel nord del messico ricorda quasi una piccola guerra civile!

    Molto tranquillo e facile da girare il sud del paese invece!
     
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    Guarda caso è proprio al nord, con il confine con gli Usa che avviene questa piccola ma mica tanto poi guerra civile.
     
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    Aggiornamenti:

    ESCONDIDO (USA) - Sosteneva di portare il «Bene», invece incarnava il male. Ed è morto da criminale, con il mitra in mano. Nazareno Moreno, 40 anni, detto «il più pazzo» e capo della Familia, è stato ucciso in un conflitto a fuoco con i militari ad Apatzingan (Messico).

    LA VICENDA - Emigrato negli Usa da bambino, Moreno è entrato nel narcotraffico e dopo alcuni anni è rientrato in Messico, nello stato di Michoacan. Insieme ad altri due complici ha preso le redini di un’organizzazione criminosa particolare, «La Familia michoacana». Nata negli anni ’80 come milizia rurale, si è tramutata in banda criminale legata al cartello del Golfo. Successivamente si è scissa e nel 2006 ha scatenato la guerra contro gli ex complici, i «Los Zetas». Terribile la «prima» azione del nuovo corso: tre teste decapitate e lanciate su una pista da ballo. Un attacco accompagnato da un messaggio di presentazione: «La Familia non uccide per soldi, non uccide le donne. Muore solo chi deve morire. La popolazione deve sapere che questa è la legge divina». Un tentativo di presentarsi come una formazione di vigilantes, ma in realtà i suoi membri erano e sono coinvolti in modo pesanti nel traffico di anfetamine. Altra particolarità: Moreno aveva redatto un manuale pseudo religioso da distribuire ai membri della Familia, diventata un ibrido. Metà setta, metà gang. Introdotto anche un codice di condotta con la proibizione – teorica – di fare uso di droga e alcolici. Secondo le autorità Moreno avrebbe ereditato questa vena messianica dal suo predecessore – «El Tico» – mentre fonti americane sostengono che fosse affascinato dai predicatori Usa. Il boss, inoltre, aveva imposto ai suoi uomini la lettura dei testi dello scrittore new age John Eldredge e in alcune zone del paese le scuole sono state costrette ad acquistare i libri dell’autore. Negli ultimi quattro anni la Familia ha stretto rapporti di alleanza con il cartello di Sinaloa ed ha cercato di ampliare la sua area di influenza grazie all’intreccio con la politica. Ma ha subito numerosi colpi. E di recente ha inviato un messaggio ai giornali annunciando di essere pronta a sciogliersi «a condizione che lo Stato e la polizia si assumano la responsabilità a Michoacan». Con l’uccisione del «più pazzo», il controllo dovrebbe passare a Dionisio Plancarte, Jesus Mendez e Servando Gomez Martinez. Quest’ultimo, conosciuto come «la Tuta», è un maestro di scuola elementare che ha continuato a ricevere per anni lo stipendio malgrado fosse nota la sua affiliazione al gruppo.

    Dal Corriere della Sera.
     
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    Altra notizia abbastanza sconcertante:
    GUADALUPE (Messico) - Restava solo lei a pattugliare e garantire un minimo d'ordine a Guadalupe, cittadina messicana dello stato di Chihuauha al confine con gli Stati Uniti. E l'hanno fatta sparire: Erika Guandara, l'ultima funzionaria di polizia rimasta in città, è stata rapita di notte da un commando. Hanno fatto irruzione a casa sua e l'hanno sequestrata incendiando poi la sua abitazione, ha riferito l'ufficio del procuratore generale.

    Ora in città non rimane più nessun poliziotto. La giovane donna, 28 anni, era entrata in servizio a giugno mentre molti dei suoi colleghi più anziani lasciavano: dopo l'omicidio di un funzionario delle forze dell'ordine, diversi agenti avevano rinunciato all'incarico e nessuno si era candidato a sostituirli: Gandara era rimasta sola.

    Nella località di circa novemila abitanti, in una zona controllata dai cartelli del narcotraffico a ridosso alla frontiera con gli Stati Uniti, ci sono stati decine di omicidi quest'anno. La poliziotta girava con l'arma in pugno ogni giorno per le strade di Guadalupe. Diceva di aver paura come tutti gli altri, ma continuava a fare il suo lavoro. Ora il governo messicano ha inviato l'esercito in città e sta indagando sulla sua scomparsa.

    Guadalupe dista solo cinque chilometri dalla frontiera con gli Stati Uniti ed è stata teatro di numerosi episodi di violenza da parte delle bande di narcotrafficanti. Si trova a 60 chilometri da Ciudad Juarez, nel cuore di una delle regioni più violente del Messico.
    Ed è anche molto vicina al villaggio di Praxedis Guadalupe Guerror, dove in ottobre un'altra ventenne, studentessa universitaria in criminologia, è diventata capo della polizia: Marisol Valles era stata l'unica a far domanda per il lavoro.

    Da La Repubblica
     
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    povera donna, speriamo che la ritrovino presto. direi che da quelle parti non ci sono molte domande per diventare funzionari.

    I cartelli messicani sono spietati, psicopatici, l'unica logica che seguono è quella del narcotraffico....
     
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    Certo è che la collega a fare quel mestiere li, deve avere un coraggio da "leonessa".
     
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    vero ispettore, tantissima ammirazione per queste due giovani donne.
     
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    E la guerra continua:
    CITTA' DEL MESSICO - Un'altra giornata di sangue nella guerra fra narcotrafficanti che da anni sta insanguinando il Messico. Pesante il bilancio del massacro compiuto nelle ultime ore ad Acapulco, la celebre località balneare della costa messicana: 24 morti, di cui 15 decapitati.

    In mattinata la polizia aveva rinvenuto quindici cadaveri senza testa, tutti di uomini fra i 25 e i 30 anni, di fronte a un centro commerciale. Sul posto, messaggi attribuiti al leader del cartello del Pacifico, Joaquin Guzman Loera, detto "El Chapo", uno dei principale ricercati del narcotraffico messicano. Nei messaggi, di cui in un primo tempo non era stato rivelato il contenuto, il cartello avverte che non avrebbe chiesto soldi ai cittadini, ma che chiunque avesse cercato di entrare nel mercato della droga del locale Stato federale (il Guerrero), avrebbe fatto la stessa fine degli uccisi. Intorno all'area in cui giacevano i corpi decapitati sono stati trovati anche cinque veicoli abbandonati, uno dei quali dato alle fiamme.

    La polizia ha poi rinvenuto il cadavere di un uomo ucciso a colpi di pistola sulla strada che collega Acapulco a Città del Messico, mentre altre due persone sono state trovate morte alla periferia della località balneare. E ancora, quattro persone sono state crivellate da colpi d'arma da fuoco all'interno di un taxi collettivo all'ingresso del porto di Acapulco e altre due uccise nella parte vecchia della città.

    Non è mancato un attacco a una stazione di polizia in un quartiere della
    città. Di fronte alla gravità della situazione, e per il timore di nuovi attacchi, le autorità hanno diramato un allarme rossa a tutte le forze di polizia di Acapulco. Dal 2006 la guerra dei trafficanti in Messico ha fatto oltre 30 mila morti.

    Da La Repubblica
     
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  13. Lorien
     
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    Nel Nord del Messico, specie in certe città sul confine con gli States, è in atto una vera e propria guerra civile, con migliaia di morti. Guerra che in parte si ripercuote anche negli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda gli scontri fra gang latino-americane e gang carcerarie (sulle quali, se volete, aprirò un topic in questa sezione visto che talune son considerabili vere e proprie mafie). Dobbiamo anche considerare l'altissimo livello di corruzione presente in Messico. Pare che certe branche dell'esercito siano del tutto svendute ai narcos. Emblematico poi anche il caso dei Los Zetas, ex mercenari ed ex militari dei corpi speciali ora narcos, sui quali posterò qualcosa a breve in questo topic.
     
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    Vedo che sei molto ben informato sull'argomento.
     
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    Lorien quando hai un minuto apri ci farebbe piacere.
     
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21 replies since 18/9/2008, 13:43   965 views
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