Mafia Crimes - Forum Anti-Mafia

operazioni dia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. robertove
     
    .

    User deleted



    Il 1992 è l'anno in cui la D.I.A. ...

    ...ha iniziato e consolidato il proprio processo di strutturazione, avviando le prime indagini in particolare si ricordano le operazioni nell’ambito delle quali sono stati individuati i presunti responsabili degli omicidi dell'Onorevole Lima e dell'ex Presidente delle FF.SS. Ligato.

    > Operazioni di rilievo 1992


    OPERAZIONE INTERCITY

    Personale del Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, proseguendo le indagini a suo tempo avviate dagli organismi territoriali delle Forze di Polizia a seguito dell’omicidio consumato il 27 agosto 1989 in località Bocale di Reggio Calabria in danno di Lodovico LIGATO, già Deputato ed ex Presidente delle Ferrovie dello Stato, nel dicembre del 1992 ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 individui ritenuti, a vario titolo, responsabili del grave fatto di sangue nonché del tentato omicidio perpetrato in danno del Presidente della Corte d’Appello di quel capoluogo.
    Le investigazioni hanno portato ad individuare mandanti ed esecutori materiali del delitto, i quali, in data 21.3.1996, sono stati condannati dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria alla pena dell’ergastolo.






    nel 1993 sono stati individuati...





    ... i responsabili della strage di Capaci nella quale hanno perso la vita i magistrati Falcone e Morvillo e gli agenti della scorta Montinaro, Di Cillo e Schifani. Le indagini, attraverso l'uso di sofisticate apparecchiature, hanno altresì consentito di ascoltare in diretta le conversazioni di due boss di primo piano, all'interno del loro rifugio, e di acquisire preziose informazioni sui loro progetti criminosi e sull'organizzazione interna di cosa nostra siciliana. Sono stati inquisiti, inoltre, i presunti responsabili dell' omicidio dell'imprenditore palermitano Libero Grassi. Nell'ambito di una complessa attivita' investigativa e' stata, poi, disegnata la rete delle organizzazioni delinquenziali di origine calabrese che, in collaborazione con famiglie siciliane, hanno dominato la scena criminale lombarda.

    Operazioni di rilievo 1993


    OPERAZIONE VALANIDI

    L’operazione, attivata nel maggio 1993, si è conclusa il 18.9.1993 con la emissione di 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di affiliati alla cosca dei LATELLA, di cui ha evidenziato le alleanze, il territorio di influenza, le molteplici attività criminali, le responsabilità in ordine ad omicidi e ad estorsioni in danno di imprese del luogo.
    In data 17 aprile 2000 la Corte d’Assise di Appello di Reggio Calabria ha emesso 12 provvedimenti con i quali è stato disposto il ripristino della custodia cautelare in carcere nei confronti di imputati del procedimento penale precedentemente scarcerati.

    OPERAZIONE SIDERNO GROUP

    L’operazione, condotta tra l’Italia, il Canada, gli U.S.A. e l’Australia con la collaborazione dei collaterali organi investigativi, ha fatto luce sulle attività criminali e sui traffici di stupefacenti posti in essere da famiglie mafiose calabresi in stretto collegamento con cittadini italiani emigrati nei suindicati Paesi.
    L’attività ha avuto ulteriori sviluppi nel dicembre del 1996 allorché sono state eseguite altre ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Locri nei confronti di due pluripregiudicati, responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso.

    OPERAZIONE PALOKAY VILSON

    L’operazione ha permesso di individuare una organizzazione criminale collegata al clan dei FIDANZATI che, in concorso con alcuni cittadini della ex Jugoslavia, era dedita al traffico di armi da guerra ed esplosivi destinati alla criminalità organizzata italiana.
    Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati ingenti quantitativi di detto materiale bellico ed è stato tratto in arresto il capo del sodalizio.

    OPERAZIONE ARNO–ARNO 2

    L’operazione ha consentito di ricostruire l’articolato organigramma di una vasta organizzazione mafiosa strettamente legata a “cosa nostra” siciliana, responsabile di traffico di sostanze stupefacenti, detenzione di armi, falsificazione e spaccio di valuta. Da tempo la predetta organizzazione si era radicata in Toscana, con ramificazioni in tutto il territorio nazionale.

    OPERAZIONE SUD-NORD

    L’operazione ha fatto piena luce su una serie di gravissimi delitti, anche di sangue, consumati in un arco temporale di oltre 10 anni e su una rete di organizzazioni criminali di origine calabrese che, in alleanza con famiglie mafiose siciliane (CAROLLO e CIULLA), hanno dominato la scena criminale lombarda, con prevalenza nell’hinterland milanese. L’attività investigativa ha permesso di sequestrare droga, automobili e oggetti preziosi.
    Ulteriori spunti di indagine, nell’ottobre del 1994, hanno portato il Tribunale di Milano ad emettere altre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei responsabili di un omicidio avvenuto in quel capoluogo nel 1992.
    Nel giugno del 1995, poi, nell’ambito di attività integrativa di indagine, sono stati arrestati un ex magistrato ed un avvocato chiamati a rispondere di corruzione. Infine, ulteriori provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere a componenti dei due clan mafiosi anzidetti.

    OPERAZIONE ZAGARA

    L’attività investigativa ha consentito di ricostruire in dettaglio gli organigrammi dei sodalizi mafiosi operanti nelle aree del versante jonico della provincia reggina; in tale contesto operativo sono state disarticolate oltre 10 cosche mafiose ed evidenziato il loro coinvolgimento in sequestri di persona a scopo estorsivo, nonché in traffici internazionali di sostanze stupefacenti e di armi da guerra.
    Dalle investigazioni è emerso che nel 1991 era stata anche istituita, ad opera dei sodalizi incriminati, una Commissione provinciale che disciplinava nella provincia reggina – sulle orme degli omonimi organismi operanti in “cosa nostra” – tutti gli aspetti rilevanti delle attività criminose delle cosche, al fine di prevenire e reprimere eventuali controversie.

    OPERAZIONE RISO AMARO

    L’operazione ha portato all’arresto di 5 cittadini cinesi, autori del sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di un connazionale, liberato nel contesto dell’operazione. Le indagini hanno posto in evidenza la capacità criminale dei sodalizi mafiosi cinesi operanti nella Capitale.

    OPERAZIONE BIG BANG

    L'operazione scaturisce dalle dichiarazioni convergenti rese da alcuni collaboratori di giustizia, in particolare da DI MATTEO Mario Santo, il quale ha indicato i partecipi alla c.d. “strage di Capaci” nonché i ruoli da ciascuno ricoperto.
    Secondo le acquisizioni, confortate dai riscontri probatori, organizzatori materiali dell'attentato, oltre al predetto, erano stati LA BARBERA Gioacchino, GIOE' Antonino, BRUSCA Giovanni, BAGARELLA Leoluca, GANCI Calogero, AGRIGENTO Giuseppe, RAMPULLA Pietro, mentre GIOE' Antonino, BRUSCA Giovanni (che aveva azionato materialmente il radiocomando) e LA BARBERA (che aveva segnalato la partenza del convoglio della personalità dall'aeroporto di Punta Raisi) ne erano stati gli esecutori materiali.
    L'arrivo del Dott. FALCONE a Palermo era stato, invece, segnalato da GANCI Calogero che sorvegliava il garage dove era custodita l'autovettura blindata di cui si serviva il magistrato.
    In data 11.11.1993, a conclusione dell'attività investigativa, il G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale D.D.A., ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’efferato delitto.
    Nella stessa data, sempre sulla scorta delle dichiarazioni rese dal DI MATTEO, il G.I.P. di Palermo ha emesso ulteriori 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti imputati di vari delitti di tipo mafioso. Tra i destinatari figuravano BAGARELLA Leoluca e FERRANTE Giovanbattista, già colpiti dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Caltanissetta.
    In data 11.4.1997 è stata poi data esecuzione ad ulteriori 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altri soggetti ritenuti correi nell’attentato al giudice FALCONE.
    A coronamento dell’impianto accusatorio costruito dagli investigatori della D.I.A. in relazione alla strage suddetta, nel settembre del 1997, la Corte di Assise di Caltanissetta ha irrogato 24 ergastoli, 7 condanne a pene detentive, 2 dichiarazioni di non doversi procedere per sopravvenuta morte del reo e 8 assoluzioni.


    Nel corso del 1994, l'attivita' della D.I.A. ...




    ...e' proseguita sulla via della disarticolazione di pericolosi sodalizi mafiosi. Di rilievo l'operazione - sviluppatasi sino al 1996 - con la quale sono stati acquisiti elementi di colpevolezza sul conto di esponenti di spicco di "cosa nostra", in ordine agli attentati perpetrati a Roma nel 1993 contro il patrimonio artistico-religioso. Viene fatta luce, inoltre, su 37 omicidi commessi in Sicilia tra il 1982 ed il 1991, durante l'ultima guerra di mafia, conclusasi con l'avvento al potere dei corleonesi. Sotto diverso profilo, di particolare interesse il sequestro preventivo di beni, valutati in circa 40 miliardi, riferibili a una cosca "ndranghetista". Nel quadro di una piu' ampia attivita' istituzionale, la D.I.A. ha assicurato alla giustizia alcuni noti e pericolosi latitanti fra i quali Giuseppe Autorino, braccio destro del boss camorrista Carmine Alfieri, Luigi Moccia capo del clan operante in Afragola (NA) e Vincenzo Aiello, erede del boss catanese Nitto Santapaola.

    operazioni di rilievo 1994


    OPERAZIONE BINGO

    L’operazione ha permesso di individuare i gestori di una base logistica, finalizzata al reperimento di armi ed esplosivo, per rifornire le varie famiglie di “cosa nostra”. L’inchiesta è collegata all’operazione “STRAGI”.

    In data 8.4.1997 l’Autorità giudiziaria di Roma ha emesso ulteriori ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di due soggetti quali mandanti dell’omicidio di un noto banchiere.

    OPERAZIONE STRAGI

    Nell’anno 1993 in varie città d’Italia erano stati perpetrati, con l’utilizzo di materiale esplosivo, alcuni gravissimi attentati che, dalle indagini successivamente svolte, sono risultati di natura mafiosa:

    * il 27 maggio, in Firenze, in via dei Georgofili (nei pressi della Galleria degli Uffizi), l’attentato aveva causato 5 vittime e numerosi feriti;
    * il 27 luglio, in Milano, in via Palestro, l’attentato aveva causato 5 vittime.
    * 28 luglio, in Roma, nei pressi di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro, l’attentato aveva provocato numerosi feriti e gravissimi danni ai monumenti.

    Nella stessa strategia rientravano anche un attentato, previsto ma non eseguito, nei pressi dello Stadio Olimpico di Roma, tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 nonché un progetto omicidario nei confronti di un collaboratore di Giustizia, da perpetrare con l’esplosivo, scoperto il 14.4.1994 nei pressi di Roma.

    A seguito di complesse ed articolate indagini condotte nel tempo dalla D.I.A. e dalle Forze di Polizia in relazione ai menzionati delitti, sono stati conseguiti i seguenti risultati:

    * nel luglio 1994 l’Autorità giudiziaria di Roma ha emesso provvedimenti restrittivi nei confronti di 3 esponenti di “cosa nostra” per l’attentato di Roma in via Fauro, in pregiudizio del noto giornalista Maurizio Costanzo;
    * nel settembre 1994 la magistratura romana ha emesso provvedimenti restrittivi nei confronti di esponenti di “cosa nostra”, per gli attentati di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro;
    * nel gennaio 1995 l’Autorità giudiziaria di Firenze ha emesso 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti di “cosa nostra” per l’attentato di Firenze, in via dei Georgofili;
    * nel maggio/luglio 1995 la magistratura del capoluogo toscano ha emesso 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di esponenti di “cosa nostra” per 5 attentati (3 a Roma, 1 a Firenze ed 1 a Milano);
    * nel gennaio 1996 l’Autorità giudiziaria di Firenze ha emesso 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti di “cosa nostra” per i suddetti 5 attentati e per quello predisposto contro un collaboratore di Giustizia;
    * nel gennaio 1996 è stato arrestato il responsabile dell’appoggio logistico al commando nell’attentato di Firenze del maggio 1993;
    * nel febbraio 1996 sono stati trovati nelle campagne a nord della Capitale 30 chili di tritolo, 4 pistole, 2 fucili, munizioni, giubbotti antiproiettili e numerose carte di identità;
    * nel febbraio 1996 è stato arrestato a Milano un noto imprenditore, per favoreggiamento nei confronti dei fratelli GRAVIANO;
    * nel febbraio 1996 è stato arrestato un noto allibratore palermitano, per aver favorito la latitanza dei GRAVIANO;
    * nell’aprile 1996 la Procura della Repubblica di Firenze ha richiesto il rinvio a giudizio di 35 persone, accusate di essere mandanti, organizzatori ed esecutori materiali dei predetti attentati;
    * nel giugno 1996 il G.I.P. del Tribunale di Firenze ha emesso decreto di rinvio a giudizio nei confronti di 28 indagati resisi responsabili dei reati di strage e devastazione, avvenuti in Roma in via Fauro, Firenze, via dei Georgofili, Milano, via Palestro, Roma, S.Giovanni in Laterano e S.Giorgio al Velabro. I predetti sono inoltre ritenuti responsabili del tentato attentato nei confronti di un collaboratore di Giustizia, da realizzare a Formello (RM) e del reato di strage, detenzione e porto in luogo pubblico di un ingente quantitativo di esplosivo, commessi in Roma, nei pressi dello stadio Olimpico, in epoca compresa tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994;
    * nel luglio 1996 l’Autorità giudiziaria di Firenze ha emesso ulteriori 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere nel contesto procedimentale relativo agli attentati di Firenze, Roma e Milano;
    * nel giugno 1998 la Corte d’Assise di Firenze ha irrogato 14 ergastoli ad altrettanti imputati ritenuti organizzatori, mandanti ed esecutori delle autobomba della primavera-estate 1993. Sono stati inoltre condannati altri 10 soggetti a pene sino a 28 anni di reclusione.

    OPERAZIONE MISSING

    L’operazione è stata avviata nel novembre del 1994, a seguito di indagini effettuate dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, d'intesa con la D.D.A. ed il Centro Operativo D.I.A. di Palermo, in merito al sequestro di persona in pregiudizio del figlio minorenne del collaboratoredi giustizia Mario Santo DI MATTEO.

    Nel corso delle indagini si è accertato che Giuseppe DI MATTEO, figlio tredicenne del collaboratore, scomparso a Palermo nel dicembre del 1993, era stato sottratto alla famiglia ad opera di soggetti mafiosi vicini agli stessi DI MATTEO allo scopo di far desistere il padre Mario Santo dall'atteggiamento collaborativo assunto o di condizionarlo.

    Le investigazioni svolte dai Centri Operativi di Roma e Palermo, coordinate dalla D.D.A. di Palermo, hanno fatto luce sull’omicidio del piccolo DI MATTEO e portato alla emissione di 30 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere, omicidio ed altro.


    Nel 1995 sono stati assicurati...





    ...alla giustizia pericolosi latitanti, inseriti negli elenchi speciali del Ministero dell'Interno. Di particolare rilievo è stata la cattura, a Palermo, del noto boss Leoluca Bagarella, latitante dal 1991 e considerato uno dei capi indiscussi di "cosa nostra" dopo l'arresto di Salvatore Riina.
    Le successive indagini hanno permesso di individuare e neutralizzare il "gruppo di fuoco" (braccio armato di "cosa nostra" al quale era stato affidato il duplice compito di mantenere l'ordine all'interno delle "famiglie" e di dare precisa attuazione alla strategia di scontro frontale con lo Stato) e di acquisire ulteriori e decisivi elementi sugli attentati stragisti della primavera-estate del 1993 in Roma (via Fauro, S. Giovanni in Laterano e S. Giorgio al Velabro), Firenze (via Georgofili, nei pressi della galleria degli Uffizi) e Milano (via Palestro). Una complessa attivita' investigativa ha permesso di ricostruire vent'anni di storia della 'ndrangheta calabrese e di colpire 17 importanti cosche reggine, facendo luce su oltre 200 omicidi. L'operazione, sviluppatasi negli anni a seguire, ha portato all'esecuzione di 365 ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro di beni per 248 miliardi (di cui 53 gia' sottoposti a confisca). Sono state duramente colpite, inoltre, le organizzazioni delinquenziali operanti nel comprensorio casertano, con l'individuazione di elementi di responsabilità a carico di 250 affiliati e fiancheggiatori del clan detto "dei casalesi" e con il sequestro di beni del valore complessivo di 2.500 miliardi di lire circa.


    Operazioni di rilievo 1995


    OPERAZIONE TAURO

    L’operazione, iniziata nel 1993 in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di Giustizia siracusano facente parte della famiglia SANTAPAOLA, ha consentito di sgominare un nutrito gruppo di appartenenti ad una organizzazione mafiosa facente capo alla predetta famiglia. Nel giugno del 1995 e nel giugno del 1996, sono state eseguite, rispettivamente, 57 e 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere in ordine ai delitti di associazione mafiosa, omicidio, traffico d’armi e di stupefacenti, estorsione ed altri reati contro il patrimonio e la persona.

    Tra i più gravi fatti in contestazione figurano la c.d. strage di Cassibile e l’attentato dinamitardo alla Questura di Siracusa (1988). Nel corso dell’operazione sono state sequestrate quote societarie ed immobili per un valore di circa 10 miliardi di lire.

    OPERAZIONE SARACENO

    L’operazione ha fatto luce sulle azioni delittuose delle cosche siciliane URSO-BOTTARO e NARDO-GIAMPAPA, tra cui figurano omicidi (stragi bar Moka di Siracusa, Autogrill del Gelso Bianco in Catania, omicidio dei fratelli URSO e la tentata strage del settembre 1992) e, tra l’altro, atti preparatori di attentati dinamitardi contro una importante catena commerciale. In tale contesto operativo sono stati eseguiti 55 provvedimenti restrittivi a carico di appartenenti ai gruppi mafiosi del siracusano.

    OPERAZIONE ALPHA

    Le indagini hanno permesso di individuare i legami di esponenti di “cosa nostra” con imprenditori e funzionari pubblici, accusati di aver favorito un illecito traffico d’armi, esteso anche a Paesi esteri tra i quali figurano il Marocco e l’Arabia Saudita. Un arresto è stato effettuato in territorio spagnolo.

    OPERAZIONE LIRA

    L’inchiesta ha interessato in particolare la famiglia catanese CAMPANELLA, legata al clan SANTAPAOLA. I provvedimenti di custodia cautelare hanno raggiunto, tra gli altri, imprenditori coinvolti in un giro d’affari valutabile in diversi miliardi di lire, connesso all’usura e al riciclaggio di denaro.

    OPERAZIONE BAGARELLA

    L’operazione, attivata nel 1995 a seguito dell’arresto del noto esponente mafioso Leoluca BAGARELLA, effettuato dagli agenti della D.I.A., ha portato nel tempo all’acquisizione di una grande mole di materiale probatorio utilizzato nei procedimenti penali contro il gruppo di fuoco facente capo al predetto.

    Dall’inizio dell’operazione sono state colpite da provvedimenti restrittivi, emessi dall’Autorità giudiziaria procedente, oltre 200 persone facenti parte della cosca del BAGARELLA.

    Tra i risultati più importanti ottenuti si menzionano:

    * la scoperta, nel mese di febbraio 1996, di un bunker in S.Giuseppe Jato (PA), costituente la “Santabarbara” dei corleonesi (numerose armi da guerra e comuni, lanciamissili ed esplosivo);
    * l’individuazione dei responsabili del sequestro e dell’uccisione del minore Giuseppe DI MATTEO, figlio del noto collaboratore di giustizia;
    * il rinvenimento, in Palermo, di altro ingente quantitativo di armi ed esplosivo, occultato all’interno di una casa rurale;
    * l’accertata esistenza di intrecci strettissimi tra le cosche mafiose trapanesi e quelle palermitane;
    * l’individuazione dei responsabili di una lunga serie di omicidi avvenuti tra il 1972 ed il 1984 a Palermo nonché degli autori di attentati e di atti intimidatori compiuti, nel palermitano tra il 1994 ed il 1995, nei confronti di amministratori locali e politici;
    * l’aver dimostrato che le “stragi continentali” fanno parte del disegno criminoso voluto dal vertice di cosa nostra, al fine di indurre lo Stato a modificare la normativa in tema di regime carcerario differenziato (ex art.41 bis O.P.), e che BAGARELLA ed i fratelli GRAVIANO avevano rivestito un ruolo centrale nell’organizzazione dei suddetti attentati, con la collaborazione operativa e logistica di altri soggetti inseriti o contigui al c.d. “gruppo di fuoco”.

    Nel dicembre 1998 sono state emesse 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei responsabili di un omicidio commesso nel 1991, mentre nel febbraio 2000 è stato effettuato un arresto per il reato di riciclaggio di oltre 1 miliardo di lire in titoli di stato.


    Nel corso dell'anno1996 l'attivita' di contrasto...





    ...al fenomeno del riciclaggio di denaro di illecita provenienza e del reimpiego in attivita' lecite ha fatto registrare un trend positivo nel settore del sequestro dei beni mafiosi. In particolare, spicca il sequestro dei beni effettuato nei confronti di due clan della 'ndrangheta per un valore complessivo di 90 miliardi di lire. Gli sviluppi della lotta alla criminalita' organizzata siciliana consentono di individuare due basi logistiche dei "corleonesi" a San Giuseppe Jato e Malatacca (Palermo) e di rinvenire un ingente quantitativo di armi ed esplosivo ad alto potenziale offensivo e di grande interesse strategico (bombe a mano, detonatori e telecomandi a distanza, armi da fuoco di varia natura, bazooka e lanciamissili).
    Viene, inoltre, individuato e tratto in arresto Stano Benedetto, considerato esponente di rilievo della "sacra corona unita" pugliese.

    Operazioni di rilievo 1996


    OPERAZIONE OLIMPIA

    L’operazione - articolata in più tranche investigative (“Olimpia 2”, “Olimpia 3” e “Olimpia 4”) - ha permesso di ricostruire 20 anni di storia della criminalità organizzata calabrese, dall’omicidio di Don Mico TRIPODO (1977) alla guerra di mafia tra le cosche DE STEFANO e IMERTI, fino alla pacificazione raggiunta dopo l’omicidio del Giudice SCOPELLITI.

    In tale contesto operativo sono state sgominate complessivamente 17 cosche, sono stati emessi circa 500 provvedimenti restrittivi e fatta luce su oltre 100 omicidi, di cui sono stati individuati mandanti ed esecutori. L’indagine della D.I.A. ha accertato legami tra la ‘ndrangheta, gruppi eversivi e massoneria.

    In data 4.3.1996 sono state emesse, dall’Autorità giudiziaria reggina, ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei mandanti dell’omicidio del boss Giorgio DE STEFANO, avvenuto anni addietro in Aspromonte.

    Il 19.4.1996 il G.U.P. del Tribunale di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio 285 persone indagate.

    In data 16.12.1996 è stato tratto in arresto un latitante appartenente alla cosca FICAREDDI, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Autorità giudiziaria di Reggio Calabria in relazione ai delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed altro.

    In data 23.4.1997 è stata data esecuzione a un sequestro preventivo di beni, in ottemperanza ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 11 affiliati a diversi sodalizi criminosi operanti nel comprensorio reggino.

    Il successivo 18 ottobre l’Autorità giudiziaria di Reggio Calabria ha emesso 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di concorso in omicidio. Il 4 novembre 1997 è stata data esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo di beni, emesso dall’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di due affiliati al clan degli ARANITI, operante nella provincia reggina.

    Il 5.11.1997 è stata data esecuzione ad altro provvedimento di sequestro di beni, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 18 affiliati a vari clan della provincia reggina: il valore complessivo è di circa 45 miliardi di lire.

    Nel 1997, complessivamente, è stata data esecuzione a 72 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dall’Autorità giudiziaria di Reggio Calabria nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsione, rapina ed usura.

    In data 29.4.1998 l’Autorità giudiziaria di Reggio Calabria ha scarcerato, per decorrenza dei termini della custodia cautelare, 20 soggetti accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso.

    Nel settembre 1998, il Centro Operativo di Reggio Calabria ha dato esecuzione a 41 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal G.I.P. presso quel Tribunale, a carico di altrettanti soggetti appartenenti al clan ROSMINI-SERRAINO-BARRECA, indiziati di 20 omicidi, estorsioni, rapine, traffico di stupefacenti ed altro.

    Il 3.9.2004 è stata data esecuzione a 6 ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria, in seguito alla sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione, relativa al processo “OLIMPIA 3”.

    Nella circostanza sono stati tratti in arresto CALANDRUCCIO Antonio, DI FEDE Antonino, GIORDANO Francesco, ALAMPI Natale Paolo, QUATTRONE Renato, ANGELONE Giuseppe; sono invece risultati irreperibili CHIRICO Domenico e VARZANO Francesco.

    In data 17.9.2004, a seguito di un’informativa di reato presentata dal citato Centro Operativo relativa al duplice omicidio perpetrato in danno di BERNARDO Carmelo e FLAVIANO Vincenzo, il 3.1.1989 il G.I.P. ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare a carico di NICOLO’ Antonio - già detenuto per altri reati - e ROSMINI Antonio, latitante.

    OPERAZIONE SPARTACUS

    L’operazione - avviata nel 1993 con lo scopo di aggredire i clan camorristici dominanti nella provincia di Caserta ed, in particolare, quello dei casalesi - si è sviluppata negli anni ed è stata articolata in una pluralità di tranche investigative a seguito degli “stralci” effettuati dalla magistratura al fine di procedere più speditamente, sia sul fronte investigativo sia su quello giudiziario, in un ambito estremamente complesso.

    Per ragioni di chiarezza illustrativa ed allo scopo di tratteggiare, nella sua completezza, l’intera attività investigativa, verranno di seguito riportati i momenti maggiormente significativi dell’operazione, anche se collocati temporalmente in anni diversi.

    In termini complessivi, l’operazione ha consentito l'emissione di oltre 300 ordinanze di custodia cautelare in carcere nonché il sequestro e la confisca di beni per migliaia di miliardi di lire.

    In data 16.2.1996 l’Autorità giudiziaria di Napoli ha emesso 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti della banda della Magliana e del clan NUVOLETTA, ritenuti i mandanti dell’omicidio di un noto sindacalista, ucciso a Caserta l’11.10.1993.

    Il 17.6.1996, in esecuzione di provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di S.Maria Capua Vetere, si è proceduto al sequestro di 199 fabbricati, 52 terreni, 14 società, 12 autovetture e 3 imbarcazioni per un valore complessivo di 354 miliardi di lire. I provvedimenti sono scaturiti da una proposta di applicazione di misure di prevenzione personale e patrimoniale del Direttore della D.I.A. nei confronti di affiliati al clan camorristico dei casalesi, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, omicidi, estorsioni, rapine ed altro.

    Il 12.8.1996, in esecuzione di 10 provvedimenti emessi dalla competente Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di S.Maria Capua Vetere nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti al clan camorristico dei casalesi, facente capo al noto boss SCHIAVONE, sono stati sequestrati beni mobili ed immobili, frutto di attività illecite, per un valore complessivo di circa 400 miliardi di lire. Anche questi provvedimenti sono scaturiti da una proposta di applicazione di misure di prevenzione personale e patrimoniale del Direttore della D.I.A..

    In data 22.10.1996, in collaborazione con gli organismi territoriali delle Forze di Polizia, è stata data esecuzione, in provincia di Caserta, a 86 provvedimenti restrittivi emessi dalla Autorità giudiziaria di Napoli nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed estorsione.

    Tra gli arrestati figurano uomini politici, appartenenti alle Forze di Polizia, nonché imprenditori campani. Le indagini hanno consentito di acquisire ulteriori elementi sulle attività illecite del sodalizio criminoso dei casalesi, operante nell’ hinterland casertano e di far piena luce sull’omicidio del Carabiniere NUVOLETTA, avvenuto in data 2.7.1982.

    Inoltre è stata data esecuzione a 3 provvedimenti di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali e personali, emessi dalla competente Sezione del Tribunale di S.Maria Capua Vetere nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti al clan camorristico dei casalesi. E’ stato anche individuato, nell’ambito dell’operazione, un ingegnoso ed originale meccanismo di riciclaggio dei capitali illeciti tramite l’acquisto di purosangue da corsa, impegnati nelle più note competizioni equestri, nonché la gestione di scuderie e di impianti d’allevamento. I provvedimenti, emanati a seguito di proposta del Direttore della D.I.A., hanno portato al sequestro di 19 cavalli di pura razza ed infrastrutture ippiche, per un ingentissimo valore commerciale.

    L’8.11.1996 il G.I.P. del Tribunale di Napoli ha rinviato a giudizio 140 persone appartenenti alle organizzazioni camorristiche operanti nella provincia di Caserta, con particolare riferimento a quelli legati al clan dei casalesi.

    Il 21.1.1997 il Tribunale di S.Maria Capua Vetere, in accoglimento di proposta inoltrata dal Direttore della D.I.A., ha emesso un provvedimento di sequestro di beni mobili, immobili e quote societarie nei confronti di 4 affiliati al clan dei casalesi, per un valore di decine di miliardi di lire.

    Il 25.3.1997 sono stati arrestati due latitanti, entrambi esponenti di spicco del suddetto clan.

    Il successivo 8 agosto è stata data esecuzione a 4 provvedimenti di sequestro di beni mobili ed immobili, nonché a 17 decreti di applicazione della misura di prevenzione speciale di P.S. e di confisca dei beni nei confronti di 21 persone affiliate al clan dei casalesi.

    L’8.10.1997 è stata data esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dall’Autorità giudiziaria di Napoli nei confronti di altrettante persone, ritenute responsabili di tentata estorsione aggravata.

    In data 15.10.1997 la magistratura di S.Maria Capua Vetere ha emesso 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di omicidio.

    Il 6.11.1997 è stata data esecuzione a 2 provvedimenti di applicazione di misura di prevenzione emessi dalla competente Sezione del Tribunale di S.Maria Capua Vetere nei confronti di due imprenditori.

    Nel luglio del 1998 la D.I.A., in collaborazione con la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Caserta, ha dato esecuzione a 135 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, tra cui figurano 20 appartenenti alla Guardia di Finanza, ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, concussione, truffa aggravata ed altro.

    Il 17 maggio 1999 è stata emessa un'ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 7 individui ritenuti essere responsabili, a vario titolo, di un omicidio perpetrato, nel 1991, in San Cipriano d'Aversa (CE).

    Nel maggio 2000 l’Autorità giudiziaria di Napoli ha emesso 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di SCHIAVONE Francesco e di altri due camorristi, ritenuti responsabili di un omicidio avvenuto il 9.10.1988 in Vairano Patenora (CE).

    Infine, nel luglio 2002 sono state eseguite 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti individui, tutti esponenti di spicco del “clan dei casalesi”, ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’omicidio di SCHIAVONE Donato, avvenuto in S.Antimo (CE) il 6 ottobre 1995, nell’ambito di una guerra tra gruppi contrapposti nell’agro aversano.

    Tra le diverse tranche investigative, si rammenta, in particolare, quella denominata “Spartacus 3-Omicidi”. Questa è stata attivata nel novembre del 1999 quale “filone” autonomo dell’operazione “Spartacus”, a seguito dello stralcio, operato dalla D.D.A. partenopea, con riguardo a circa 100 fatti omicidiari avvenuti nel corso degli anni ’80 e ‘90 in provincia di Caserta.

    L’attività d’indagine aveva già determinato l’emissione di 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti individui ritenuti responsabili, a vario titolo, di due omicidi perpetrati in provincia di Caserta.

    Il 30 maggio 2002, il Centro Operativo di Napoli ha dato esecuzione ad un decreto di fermo, poi tramutatosi in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Napoli, a carico di 10 individui ritenuti responsabili, a vario titolo, di 4 omicidi perpetrati fra il 1985 ed il 1995 in provincia di Caserta.

    Il 13 ottobre 2003 il Centro Operativo di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. partenopeo a carico del noto BIDOGNETTI Francesco e del figlio Aniello, ritenuti responsabili dell’omicidio di FALCO Gennaro. Quest’ultimo, medico condotto del Comune di Parete (CE), fu assassinato il 29 ottobre 1993, poiché ritenuto responsabile della morte della moglie del boss, deceduta nel 1986 a seguito di grave malattia.

    Il 5 agosto 2005 è stata eseguita una misura cautelare detentiva nei confronti di un personaggio di vertice del gruppo mafioso casertano. I reati contestati sono omicidio, detenzione illegale di armi ed altri gravi reati.

    Nel novembre 2005, infine, è stata data esecuzione ad una ulteriore misura cautelare in carcere nei confronti di cinque camorristi casertani, ritenuti responsabili di omicidio, detenzione illegale di armi ed altro.

    Il 22 giugno 2006, infine - nell’ambito di una tranche investigativa denominata “spartacus 3”- a seguito di un’articolata indagine riferita ad una serie di delitti di mafia consumati nel territorio regionale campano, personale della DIA ha dato esecuzione ad una misura cautelare detentiva, disposta dal GIP di Napoli, nei confronti di un personaggio di primo piano di un’associazione di tipo mafioso.

    OPERAZIONE PRIMI PASSI 2

    L’operazione ha consentito l’emissione, da parte dell’Autorità giudiziaria di Catanzaro, di 53 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a cui è stata data esecuzione, in collaborazione con gli organismi territoriali delle Forze di Polizia, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidi, traffico d’armi e di sostanze stupefacenti ed estorsioni. Le indagini hanno consentito di far luce su esponenti di primo piano del sodalizio criminale denominato GIAMPA’-CERRA-TORCASIO, operante nell’area di Lametia Terme.

    OPERAZIONE CARTAGINE SPACCIO

    L’operazione ha consentito l’emissione, da parte dell’Autorità giudiziaria di Bari, di 41 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a cui è stata data esecuzione, in collaborazione con gli organismi territoriali delle Forze di Polizia, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Le investigazioni hanno permesso di disarticolare una vasta rete di distribuzione di sostanze stupefacenti presente nell’intera regione pugliese e organizzata, nella gestione, dal sodalizio mafioso dei clan PIARULLI-FERRARO di Cerignola.

    OPERAZIONE TEVERE

    L’operazione ha portato all’emissione, da parte dell’Autorità giudiziaria di Roma, di 61 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a cui è stata data esecuzione, in collaborazione con i Comandi territoriali dell’Arma dei Carabinieri del Lazio, Sicilia, Calabria e Lombardia, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, traffico di stupefacenti ed altro. Le complesse indagini hanno consentito di delineare la composizione di un agguerrito e ramificato sodalizio criminale ed evidenziare le attività illecite poste in essere negli ultimi anni, specie nel traffico di stupefacenti.

    In particolare, è stata fatta piena luce sui seguenti gravi episodi delittuosi:

    * omicidi avvenuti nel 1991 a Roma in pregiudizio di due membri del sodalizio dediti al traffico di stupefacenti e sospettati, dal gruppo criminale, di essere informatori delle Forze di Polizia;
    * attentato dinamitardo alla Stazione Carabinieri di Torvajanica (RM), avvenuto l’8.5.1991, a scopo intimidatorio.

    OPERAZIONE CICLOPE

    L’operazione ha fatto luce sulle attività di reinvestimento di capitali provenienti da attività illecite ed usura da parte, tra gli altri, di elementi di spicco del clan SANTAPAOLA. Durante l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state sequestrate 5 società, quote societarie e beni.

    In data 10.3.1997 è stata data esecuzione, in Sicilia e Puglia, a 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Catania, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE CHIARA LUCE

    L’operazione ha interessato i “reggenti” della famiglia SANTAPAOLA con responsabilità gestionali degli affari illeciti.

    Nel corso delle attività investigative sono stati raccolti probanti elementi a carico di un imprenditore catanese con la conseguente emissione di un provvedimento restrittivo a suo carico eseguito nell’aprile 1996.

    Nel 1997 il G.I.P. presso il Tribunale di Catania ha poi emesso 19 provvedimenti restrittivi. Sono stati inoltre sequestrati beni e società, nel settore dei trasporti e del commercio, per un ammontare di circa 40 miliardi di lire.
    Torna in cima


    nel 1997 spicca l'arresto di Mario Fabbrocino...




    ...pericoloso latitante, inserito negli elenchi speciali del Ministero dell'Interno, camorrista, catturato a Buenos Aires dopo una decennale latitanza. Altri arresti eclatanti quelli di Costantino Sarno, considerato il capo dell'omonima organizzazione criminale operante nel napoletano latitante da cinque anni, e Giuseppe Buffa, elemento di spicco della famiglia mafiosa palermitana di San Lorenzo, ricercato da quattro anni e Natale Rosmini, ricercato da sette anni, boss della omonima famiglia attiva in Reggio Calabria. Sul versante dell'aggressione ai patrimoni delle cosche e del contrasto al fenomeno del riciclaggio, sono rilevanti le operazioni che consentono, rispettivamente, il sequestro preventivo di beni per circa 50 miliardi di lire alle famiglie mafiose etnee, la confisca di beni per circa 500 miliardi di lire al clan camorrista dei "casalesi" e il sequestro preventivo di beni per circa 37 miliardi di lire alle cosche 'ndranghetiste. Viene fatta luce, inoltre, sui nuovi assetti organizzativi di "cosa nostra" e sui ruoli sostenuti di alcuni "collaboratori di giustizia" nell'associazione criminale. Al riguardo, le indagini hanno consentito di accertare che alcuni collaboratori di giustizia si erano associati per riacquistare il controllo del territorio, avviando, nel contempo, azioni cruente contro associati alla famiglia mafiosa contrapposta. ne sono scaturiti 16 provvedimenti restrittivi, tre dei quali nei confronti di collaboratori di giustizia.

    Operazioni di rilievo 1997

    OPERAZIONE SAIGON

    Le indagini hanno riguardato soggetti criminali ritenuti affiliati alle famiglie catanesi di “cosa nostra”, verosimilmente responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione ed illecita concorrenza con minaccia e violenza. E’ stato accertato che l’organizzazione criminale aveva acquisito nel tempo, in modo diretto o indiretto, il controllo di servizi pubblici e si era infiltrata in attività economiche ed appalti, tra cui alcune gare bandite presso la base NATO di Sigonella. Sono state sottoposte a sequestro 12 società, 31 automezzi, 52 unità immobiliari e 73 terreni, per un valore complessivo di 50 miliardi di lire.

    OPERAZIONE MURANO

    L’attività investigativa, tendente alla disarticolazione del clan RUSSO di Niscemi, affiliato alla c.d. stidda, ha consentito di far luce su un traffico d’armi e di stupefacenti intercorrente tra la Germania, il Belgio, il Nord Italia, la Puglia e la Sicilia. Nel marzo del 1997 è stato arrestato per traffico di stupefacenti un gioielliere, organico del clan, perché trovato in flagrante possesso di 90 grammi di cocaina e di 20 milioni di lire in contanti di provenienza sospetta. Sono stati, poi, eseguiti 9 provvedimenti restrittivi in Niscemi, Milano e Genova (marzo 1998) nei confronti di altrettanti soggetti, appartenenti al clan RUSSO.

    In tale contesto operativo sono stati sottoposti a sequestro beni immobili per un valore di 10 miliardi di lire.

    Nel prosieguo dell’attività di indagine, essendo stati acquisiti riscontri obiettivi in ordine ad alcuni gravissimi fatti di sangue commessi dalla stessa organizzazione criminale in Niscemi e Milano, è stata eseguita, nel mese di maggio 1998, una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 persone ritenute responsabili di omicidio, detenzione e porto illegale di armi.

    OPERAZIONE GOLDEN MARKET

    L’operazione ha consentito di dare esecuzione a 30 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale palermitano nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso ed omicidio.

    L’indagine ha fatto piena luce su gravissimi fatti di sangue avvenuti nel capoluogo siciliano tra il 1972 ed il 1984. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano anche capi storici di “cosa nostra”.

    OPERAZIONE DOLMEN

    L’operazione ha portato all’emissione, da parte dell’Autorità giudiziaria del capoluogo pugliese, di 66 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a cui è stata data esecuzione, in collaborazione con gli organismi territoriali delle Forze di Polizia, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio e traffico di stupefacenti. La prolungata e complessa indagine ha consentito di tracciare compiutamente l’organigramma ed il reticolo criminale del clan facente capo al noto boss Salvatore ANNACONDIA.

    Il 28 gennaio 2006 sono state eseguite 12 misure cautelari in carcere, emesse dalla Corte di Assise di Trani, nei confronti di un sodalizio di stampo mafioso operante nel nord barese e diretto dal citato ANNACONDIA.

    Il 9 giugno 2006 si è costituito, presso gli uffici DIA del capoluogo pugliese, un latitante colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 28 gennaio c.a. dalla Corte d’Assise di Trani.

    OPERAZIONE SAN LORENZO

    L’operazione ha consentito l’emissione, da parte dell’Autorità giudiziaria di Palermo, di 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a cui è stata data esecuzione, in collaborazione con gli organismi territoriali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso. Gli arrestati appartengono a due contrapposti clan: uno capeggiato a suo tempo dal noto collaboratore Baldassare DI MAGGIO, l’altro riconducibile al gruppo criminale della famiglia BRUSCA.

    Nel medesimo ambito, in data 13.10.1997, è stata data esecuzione a 4 fermi di indiziato di delitto, disposti dalla D.D.A. di Palermo, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio ed omicidio.

    Il 9.11.1997 è stata tratta in arresto una persona, colpita da fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Palermo per associazione a delinquere di tipo mafioso; il successivo 16 dicembre è stata data esecuzione a 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso.

    Nel febbraio 1999, sono state emesse 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso ed altri gravi reati, nei confronti di altrettante persone, tra le quali figurano i familiari del DI MAGGIO.

    Infine, il 25.1.2001, il Centro Operativo di Palermo ha notificato un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del predetto collaboratore, ritenuto responsabile di violazione alle prescrizioni accessorie della misura cautelare degli arresti domiciliari in località protetta, presso la quale il medesimo si trovava da tempo.

    OPERAZIONE ARRESTO BUFFA

    L’attività investigativa ha portato all’arresto, in località Polizzi Generosa (PA), del latitante Giuseppe BUFFA, ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa palermitana di San Lorenzo.

    Inserito nell’elenco dei 500 latitanti più pericolosipredisposto dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, BUFFA era ricercato da 4 anni per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed altro.

    Nel corso dell’operazione sono state anche tratte in arresto due persone, responsabili del reato di favoreggiamento personale nei confronti del latitante.

    OPERAZIONE ORRILLO

    L’operazione ha consentito l’emissione, da parte dell’Autorità giudiziaria di Lecce, di 97 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a cui è stata data esecuzione, con l’ausilio degli organismi territoriali dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato della Puglia, Calabria, Campania e Lazio, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, delitti concernenti armi, traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione.

    Tra i destinatari delle ordinanze figurano esponenti di vertice, componenti del “gruppo di fuoco”, comprimari e gregari del clan CESARIO-CIANCIARUSO-MARTERA, operante nel comprensorio di Taranto. Le attività illecite del citato sodalizio criminoso, nel periodo 1989-1995, hanno riguardato un intenso traffico di droga in diversi quartieri di Taranto, numerose estorsioni nei confronti di negozianti del centro cittadini e della provincia tarantina, nonché l’approvvigionamento di armi ed esplosivi presso pregiudicati legati alla ‘ndrangheta, alla Sacra Corona Unita e ad altri gruppi criminali pugliesi.

    OPERAZIONE INCUDINE

    L’indagine è stata attivata nel marzo del 1996 allo scopo di pervenire alla cattura di FABBROCINO Mario, capo indiscusso dell’omonimo clan, all’epoca uno dei latitanti di maggior spicco della camorra.

    Il latitante è stato tratto in arresto in Argentina nel settembre del 1997, mentre nel giugno del 1998 sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti individui ritenuti essere il nucleo direttivo del potente clan.

    Il 13 aprile 1999, sono state emesse 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti elementi del prefato clan FABBROCINO, ritenuti responsabili di un omicidio avvenuto, nell'ambito di una "guerra" di camorra, in S.Giuseppe Vesuviano (NA) nel 1990.

    Nel marzo del 2000, il Centro Operativo di Napoli, ha dato esecuzione ad ulteriori 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale del capoluogo partenopeo, a carico di altrettanti soggetti - tra cui lo stesso FABBROCINO Mario - esponenti di spicco del prefato sodalizio.

    Infine, nell’aprile del 2000, è stato tratto in arresto un noto imprenditore napoletano, affiliato all’organizzazione camorristica in questione, e sottoposta a sequestro preventivo una Società facente capo al predetto.

    OPERAZIONE GATTO PERSIANO

    L’operazione è stata attivata dalla D.I.A. nell’ottobre del 1996 con la finalità di individuare eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa nell’importante realtà imprenditoriale del Porto di Gioia Tauro, onde prevenire attività estorsive e di “protezione”, da parte della criminalità organizzata, nei confronti delle imprese impegnate nell’ambito portuale.

    Nel 1997 l’attività investigativa della D.I.A. ha portato alla cattura di 10 personaggi collegati alla cosca PIROMALLI, ritenuti responsabili di attività estorsiva nei confronti della MEDICENTER S.p.A., operante, nel settore dei containers, nel Porto di Gioia Tauro.

    Successivamente, in data 13.1.1999, personale del Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria ha dato esecuzione nel comprensorio reggino, con il supporto degli organismi di polizia territorialmente competenti, a 31 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di altrettanti affiliati alle ‘ndrine dei MOLE’-PIROMALLI-PESCE-BELLOCCO per associazione a delinquere finalizzata all’illecito accaparramento di pubblici appalti all’interno del Porto di Gioia Tauro


    Nel 1998 la D.I.A. ha...





    ... portato a conclusione numerose operazioni di p.g. che hanno interessato tutto il territorio nazionale e numerosi Paesi dell'Europa e del Continente americano. In Campania, in particolare, la D.I.A. ha tratto in arresto il latitante Francesco SCHIAVONE, detto "Sandokan", considerato un pericoloso esponente della camorra, individuato in un bunker sofisticatissimo dal cui interno dirigeva tutta l'attività criminale di una associazione nota come "clan dei casalesi". Per quanto concerne la lotta alla 'ndrangheta, nel 1998 la D.I.A. ha portato a compimento una vasta inchiesta, denominata "OLIMPIA", sviluppatasi per oltre cinque anni, che ha visto, nel tempo, l'emissione, da parte della magistratura, di oltre 400 provvedimenti restrittivi. Contestualmente la D.I.A., attraverso le sue articolazioni in Puglia, ha disarticolato pericolose organizzazioni di contrabbandieri appartenenti alla Sacra Corona Unita. Dalle indagini, inoltre, sono emersi contatti tra la mafia pugliese e le organizzazioni criminali dell'Europa dell'Est, soprattutto Russia, Albania e Montenegro, particolarmente temibili perchè in condizioni di disporre di arsenali di armi ad alto potenziale e di mantenere contatti con tutte le principali organizzazioni criminali italiane. Nell'attività di contrasto a "cosa nostra" siciliana, la D.I.A. ha compiuto numerose operazioni tendenti a contrastare nuovi e diversi assetti mafiosi, attivi specie nel settore dell'imprenditoria, in territori ad alto rischio nella provincia di Palermo, come San Giuseppe Jato, Altofonte e Bagheria. Nel 1998, la D.I.A. ha catturato 15 latitanti appartenenti alla criminalità organizzata ed eseguito 760 provvedimenti restrittivi e svariati sequestri di beni di incentissimo valore. Incessante è stata l'azione sul versante delle indagini preventive, nel cui contesto è stata incrementata significativamente l'azione sul fronte delle misure di prevenzione personali e patrimoniali e sono stati eseguiti ai sensi della legge antimafia, sequestri di beni per 67 miliardi di lire e confische per complessivi 281 miliardi di lire.

    Operazioni di rilievo 1998


    OPERAZIONE BOX

    Il 14.1.1998 il Tribunale di Palermo, sulla base delle risultanze investigative acquisite dalla D.I.A., ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 9 soggetti, tra cui figurano Salvatore RIINA, Giuseppe CALO’ e Antonino ROTOLO, per gravi reati in materia di stupefacenti. Inoltre, il 2.7.1998 il G.I.P. del Tribunale di Palermo ha emesso altre 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, sulla base di indagini che hanno consentito di far luce sulla composizione delle “famiglie” palermitane e dei loro contatti con la criminalità organizzata romana.

    OPERAZIONE GEMINI

    L’operazione, sviluppatasi per contrastare un'organizzazione criminale dedita alle estorsioni in danno di imprenditori milanesi ed al commercio internazionale di stupefacenti, nell’ottobre 1998 ha consentito l’emissione, da parte della magistratura milanese, di 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere, eseguite nei confronti di altrettanti soggetti, di cui 3 cittadini stranieri e 2 italiani. In tale contesto sono stati sequestrati 4 Kg. di eroina.

    Successivamente, nei mesi di marzo e maggio 1999, personale della D.I.A. ha dato esecuzione a 58 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti, residenti a Milano, Gela, Catania e Caltanissetta, ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni.

    Nel giugno 1999 il Tribunale di Milano ha disposto un sequestro preventivonei confronti di 14 soggetti, già indagati nell’ambito dell’operazione, per un valore complessivo valutabile in circa 5 miliardi di lire.

    OPERAZIONE VALLE BLU

    Nel luglio del 1998 personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli, con il concorso degli organismi territoriali delle Forze di Polizia, ha dato esecuzione a 78 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di altrettanti affiliati al clan AMMATURO, FALANGA, MENNELLA e CASCONE, attivi in Torre del Greco e Torre Annunziata.

    Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti (con l’Albania e la Spagna).

    OPERAZIONE YANEZ

    L’11 luglio 1998 a Casal di Principe personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli ha tratto in arresto il noto latitante SCHIAVONE Francesco, detto “Sandokan”, inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi, latitante da circa 10 anni. Colpito da più provvedimenti cautelari emessi per delitti contro la persona, il patrimonio, l’ordine pubblico, la pubblica amministrazione, violazioni in materia di armi e stupefacenti, lo SCHIAVONE è da considerarsi il capo indiscusso del temibile clan dei Casalesi.

    Il 2.11.1998, infine, sono state eseguite 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti individui, tutti incensurati, che avevano costituito il gruppo di fiancheggiatori a supporto della latitanza del boss.

    OPERAZIONE ONICE

    Nel luglio 1998 personale della Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, nell’ambito di una attività investigativa tesa a sgominare un gruppo criminale attivo in Nocera Inferiore, ha localizzato e tratto in arresto GALLO Pasquale, noto trafficante internazionale di stupefacenti, inserito nell’elenco dei 500 latitanti più pericolosi, sorpreso in compagnia di MANSI Luigi, anch’egli latitante.

    Entrambi sono elementi di spicco del clan LIMELLI-VANGONE.

    OPERAZIONE PROJECTS

    L’operazione è stata attivata nel novembre del 1997 allo scopo di neutralizzare un’articolata organizzazione criminale - costituita da funzionari di istituti di credito, avvocati, professionisti e commercianti - dedita alla falsificazione e negoziazione di titoli, libretti bancari e fideiussioni in favore di clan camorristici.

    Il 12 novembre 1998, con il concorso della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, la D.I.A. ha dato esecuzione a 45 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli nei confronti di soggetti affiliati ai clan MARIANO, GIULIANO, LICCIARDI, MAZZARELLA e FORMICOLA.

    Le indagini hanno permesso di colpire un sodalizio criminoso, “trasversale” alle prefate famiglie che, grazie anche al concorso di alcuni appartenenti alle Forze di Polizia ed alla complicità di dipendenti di Istituti bancari, era dedito all’immissione sul mercato di ingenti quantità di denaro falso, titoli e carte di credito, nonché a rapine in danno di furgoni blindati e banche, traffico di stupefacenti e sequestro di persona.

    Nell’ambito dell’operazione è stata, altresì, localizzata una tipografia clandestina, sequestrando banconote false per circa 200 milioni di lire e procedendo al sequestro giudiziario di esercizi pubblici per un importo pari a circa 2 miliardi di lire.

    Nel mese di novembre 1999, nell’ambito di una tranche dell’indagine tesa a sgominare una organizzazione criminale operante in Campania, Puglia, Montenegro ed Albania, il G.I.P presso il Tribunale di Napoli ha emesso un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 32 individui ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso e commercio clandestino di t.l.e.

    Nel medesimo contesto investigativo il Centro Operativo di Roma, nel gennaio del 2001, ha tratto in arresto LOMBARDI Enrico, 39enne pluripregiudicato, latitante sin dal novembre del 1998.

    OPERAZIONE GALLO

    Il 13 luglio 1998 il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, al termine delle indagini in ordine all’omicidio dell’imprenditore PANGALLO Angelo, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 persone, affiliate alla cosca PAVIGLIANITI, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio ed altro.

    I provvedimenti rappresentano il coronamento dell'operazione in parola per la quale erano già state eseguite 22 ordinanze di custodia cautelare ed era stata ricostruita l'attività criminale esercitata dalla cosca PAVIGLIANITI nonchè la sua espansione territoriale.

    OPERAZIONE TORNADO

    Nel mese di maggio '98, con l'intento di disarticolare un'organizzazione criminale di tipo mafioso prevalentemente dedita al traffico di sostanze stupefacenti, la D.I.A., in collaborazione con la Polizia spagnola, ha effettuato alcuni interventi nel porto di Mahon, nell'isola di Minorca (Baleari). Nella circostanza è stata sequestrata un'imbarcazione che, diretta in Italia, con kg. 1040 di hashish a bordo, era condotta dai milanesi GUALTIERI Francesco, di anni 28, affiliato alla cosca calabrese di MAZZAFERRO di Gioiosa Jonica, e da D'ONOFRIO Edgardo, di anni 43, entrambi tratti in arresto.

    Nel prosieguo investigativo è stata sequestrata la somma di un miliardo di lire, verosimilmente da utilizzarsi per il pagamento di una partita di droga e tratti in arresto altri 6 soggetti collegati al traffico.

    Nella fase conclusiva dell'operazione le Autorità spagnole, grazie alle risultanze di indagine conseguite su input della D.I.A., hanno proceduto alla cattura di altri cinque cittadini spagnoli, mentre altri tre, pure colpiti da provvedimento restrittivo emesso da quella Autorità giudiziaria, si sono resi irreperibili.

    OPERAZIONE MALOCCHIO

    L’operazione, condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, ha permesso di sgominare un sodalizio criminale, operante in Italia e all'estero, dedito al traffico internazionale di stupefacenti ed al riciclaggio delle ingentissime somme illecitamente acquisite.

    In particolare l'organizzazione criminale si era avvalsa, per l'attività di riciclaggio, dell'opera di esperti finanziari che avevano posto in essere una complessa struttura commerciale realizzata mediante una rete di società, anche "off-shore", operanti in Brasile, Spagna, Centro America, Olanda ed Italia nella commercializzazione dei metalli grezzi, nell'importazione di frutta esotica, nella distribuzione di macchine da gioco elettroniche (tipo slot-machine, video-poker), nella transazione di beni immobili ubicati in località di elevato interesse turistico, nonché nell'avvio di una catena di catering.

    In tale contesto sono state arrestate 46 persone, sequestrate armi da fuoco ed alcune centinaia di milioni di lire, nonché individuate in territori esteri disponibilità finanziarie ed immobiliari per oltre 60 miliardi, per le quali si è proceduto, per i successivi sequestri ad opera dell’Autorità giudiziaria, ai sensi della convenzione di Strasburgo.

    Nel 2001 è stata, altresì, data esecuzione ad un provvedimento di confisca definitiva dei beni - emesso dal Tribunale di Roma - a carico dei principali imputati, per un valore complessivo di circa 20 miliardi di lire.

    OPERAZIONE PRIAMO

    L’operazione è stata condotta dai Centri Operativi D.I.A. di Bari e Milano nei confronti di un'organizzazione criminale dedita al riciclaggio del denaro provento del contrabbando di t.l.e. e del traffico di stupefacenti ed armi, posti in essere, tra l'Italia ed il Montenegro, dalla criminalità organizzata pugliese.

    In tale contesto - di portata internazionale, in quanto sono stati assunti contatti con Organi di Polizia e Giudiziari di Germania, Svizzera ed Austria - nel 1998 sono state emesse 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere, effettuato un arresto nella flagranza di reato e sequestrata, in più riprese, valuta per un ammontare pari a circa 2 miliardi di lire.

    OPERAZIONE POLIFEMO

    L’operazione ha permesso di accertare le infiltrazioni operate dalla criminalità organizzata etnea collegata a Cosa Nostra nei pubblici appalti e, in particolare, di scardinare la rete di complicità ordita da elementi facenti capo alla malavita locale con appartenenti a strutture pubbliche ed importanti imprenditori.

    Nel periodo in argomento sono state arrestate 8 persone e sequestrati beni per un valore complessivo di 1.732 milioni di lire.

    OPERAZIONE DANUBIO BLU 2

    L’operazione, avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Bari, ha interessato i traffici di sostanze stupefacenti posti in essere da clan pugliesi in concorso con una organizzazione criminale albanese, il cui terminale in Italia era il cittadino PAJO Kujlim, di anni 30, da Durazzo (Albania), residente in Bari.

    L’attività investigativa, che nel mese di novembre 1998 aveva già consentito il sequestro di ½ Kg. di eroina e l’arresto di due cittadini albanesi, ha delineato la particolare efficienza della struttura organizzativa del sodalizio transadriatico e la sua pericolosità, tanto che era emersa una faida in atto tra il gruppo oggetto di indagini ed una fazione contrapposta che, dopo aver causato tre vittime in Albania, si stava spostando in Italia.

    Proprio la particolare attenzione posta dal personale operante, tesa a prevenire possibili azioni cruente in Puglia, ha consentito, nella serata del 28 dicembre 1998, in un autoparco sito nella periferia di Bari, di sequestrare Kg. 55 circa di eroina, un fucile mitragliatore munito di silenziatore, 2 pistole, 5 automezzi, 185 milioni di lire e di procedere all’arresto di quattro cittadini albanesi, tra cui il menzionato PAJO Kujlim, ed un cittadino italiano, gestore dell’autoparco.

    Il sequestro di stupefacenti operato è, sinora, come evidenziato dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, il più ingente mai realizzato a carico di una organizzazione albanese.

    In data 20.2.2000, inoltre, il Centro Operativo di Bari, in collaborazione con la Squadra Mobile di Ravenna, ha sottoposto a fermo un altro cittadino albanese, ricercato nell’ambito della medesima indagine.

    Nel marzo 2000, infine, il Centro Operativo di Bari ha sottoposto a fermo altri 2 cittadini albanesi, gravemente indiziati del delitto di traffico internazionale di stupefacenti; poi in data 24.5.2000, in Riccione (RN), personale della predetta articolazione investigativa ha proceduto all’arresto del latitante BERISHA Lulezim, colpito da provvedimento di cattura internazionale, capo dell’omonimo clan.

    Nel medesimo contesto investigativo, nel corso di una perquisizione eseguita in Bergamo su di un autocarro albanese, in data 3.5.2000 personale del Centro Operativo di Bari ha rinvenuto e sequestrato 18 Kg. di eroina occultati sul predetto veicolo, procedendo contestualmente all’arresto del cittadino albanese conducente del citato mezzo.

    Nel prosieguo delle attività il G.I.P. presso il Tribunale di Bari, sulla base delle risultanze investigative conseguite, ha emesso un provvedimento restrittivo nei confronti di 28 soggetti italiani ed albanesi ritenuti responsabili di gravi reati, tra cui l’associazione armata diretta al traffico internazionale di eroina. Detto provvedimento è stato eseguito, nel mese di marzo 2001, in Puglia, Campania, Lazio ed Emilia Romagna, nei confronti di 21 persone; nella circostanza, è stato altresì effettuato il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore di circa un miliardo di lire.

    L’organizzazione delineata, inoltre, è la prima, per valenza e spessore criminale, ad essere portata alla luce in Italia.

    OPERAZIONE EMPORIUM

    L’operazione è stata avviata nel 1996, al fine di riscontrare le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, appartenenti ad organizzazioni criminali riconducibili alle famiglie siciliane trapiantate in Lombardia.

    In data 10.12.1998 è stata data esecuzione a 43 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Autorità giudiziaria di Milano a carico di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di una lunga e sanguinosa serie di rapine perpetrate in Lombardia ed in Veneto, dal 1986 al 1996, nonché di traffico di sostanze stupefacenti.

    In tale ambito, l’8.1.1999 è stata data esecuzione ad ulteriori 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere semplice nei confronti di altrettanti soggetti.

    Infine, il successivo 16 febbraio, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, per un valore di 3.200.000.000 di lire.


    Nel 1999 la D.I.A. ha continuato...




    ...continuato ad operare incisivamente, sotto il profilo repressivo, contro la criminalità organizzata ottenendo ottimi risultati, quali la localizzazione e la cattura del latitante Giuseppe Autorino (poi deceduto nel conseguente conflitto a fuoco), nonché l'arresto di D'Apice Vincenzo, inserito nell'elenco dei 500 latitanti più pericolosi, entrambi camorristi.
    Sempre sul fronte delle investigazioni giudiziarie, si segnala inoltre lo smantellamento delle cosche Molè-Piromalli-Pesce-Bellocco e Barreca, entrambe insediate nella provincia di Reggio Calabria, dedite prevalentemente al riciclaggio e all’accaparramento di appalti pubblici, nonchè la disarticolazione di sodalizi della Sacra Corona Unita, dediti al contrabbando di sigarette realizzato sulle direttrici montenegrine ed albanesi.
    Sul versante della lotta al riciclaggio si è proceduto, poi, a seguito di complesse indagini, ad interrompere flussi di capitali illeciti gestiti da “cosa nostra” e dalla “camorra” operanti all’interno di società di copertura sia su scenari nazionali che internazionali.
    Sul piano delle attività di investigazione preventiva va evidenziata, innanzitutto, l’analisi delle mafie estere, con particolare riguardo a quella albanese per la quale è stato istituito l'"Osservatorio sulla criminalità organizzata in Albania" - che ha operato il monitoraggio dello specifico fenomeno sul luogo d'origine - ed a quella originaria delle ex Repubbliche Socialiste Sovietiche.
    Sono state, altresì, avanzate 65 proposte di misure di prevenzione ed esaminate 1.306 operazioni sospette, di cui oltre 100 sono risultate d'interesse per il conseguente sviluppo investigativo. Sono state inoltre monitorate 8 società, analizzate 186 compagini di imprese in esse inserite e verificata la posizione di 1.885 soggetti, allo scopo di contrastare i tentativi della criminalità organizzata di infiltrarsi nei pubblici appalti.

    Operazioni di rilievo 1999


    OPERAZIONE FANTA-SAN MARCO

    L’operazione, avviata nel 1996 sulla base delle dichiarazioni rese da un collaboratore di Giustizia, ha permesso di far luce sulle attività illecite svolte dal clan NARDO di Lentini (SR), nonché sull’organigramma del sodalizio, sulle sue alleanze nel territorio di Siracusa, sui collegamenti con “cosa nostra” catanese e sui conseguenti rapporti con la famiglia SANTAPAOLA.

    Sulla base delle risultanze investigative raccolte dalla D.I.A., la competente Autorità Giudiziaria ha emesso 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di affiliati al menzionato clan, ritenuti responsabili di otto omicidi, sei tentati omicidi, della c.d. “strage di San Marco” ed altri gravi reati.

    Nel corso dell’attività investigativa, nelle campagne del siracusano, sono stati rinvenuti resti di un cadavere, armi e munizioni.

    OPERAZIONE GOLF

    L’attività investigativa iniziata nel 1997 è stata diretta a sviluppare una approfondita indagine su specifici gravi reati commessi da 160 soggetti già appartenenti ai clan DI CRISTINA e MADONIA, in contrasto tra loro, operanti in Caltanissetta e provincia. In tale contesto investigativo è stato possibile accertare le responsabilità degli indagati in molti omicidi, estorsioni ed altri reati commessi a decorrere dagli anni ’80. Sono state inoltre identificate con certezza le appartenenze ai gruppi mafiosi ed il ruolo rivestito dai singoli indagati.

    Nel maggio 1999 è stata data esecuzione a 14 ordinanze di custodia cautelare in ordine ai reati di omicidio, tentato omicidio ed estorsione.

    Gran parte dell’attività di polizia giudiziaria svolta è stata utilizzata quale riscontro probatorio nell’ambito di altre precedenti indagini sui medesimi gruppi mafiosi.

    OPERAZIONE SCRIGNO

    Nel 1997, a seguito di delega di indagine conferita dalla D.D.A. di Palermo, il Centro Operativo D.I.A. di quel capoluogo ha avviato un’ampia ed articolata attività investigativa finalizzata a far luce sul sequestro del gioielliere palermitano Claudio FIORENTINO, avvenuto in Palermo nel 1985 e liberato nel 1987 in località Isola delle Femmine (PA).

    Sulla base delle risultanze investigative acquisite, il 12 aprile 1999 il G.I.P. presso il Tribunale di Palermo ha emesso 29 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti per il reato di associazione mafiosa a scopo di sequestro, tra i quali figurano i vertici di Cosa Nostra attualmente detenuti (RIINA, CALO’, BRUSCA) ed il noto boss latitante Bernardo PROVENZANO.

    OPERAZIONE RUBINO

    L’operazione è stata attivata nel giugno del 1998 allo scopo di pervenire alla cattura del noto AUTORINO Giuseppe, evaso unitamente a CESARANO Ferdinando dall’aula bunker del Tribunale di Salerno.

    AUTORINO Giuseppe apparteneva al “direttivo” della “Nuova Famiglia” ed era in contatto con i gruppi camorristici più pericolosi della Campania: il clan FABBROCINO (il cui capo, già latitante di spicco, era stato catturato dal Centro Operativo D.I.A. di Napoli e dalla Polizia argentina nel settembre del 1997), i gruppi AMBROSIO, CAVA, MOCCIA ed il clan dei “Casalesi” (il cui boss, Francesco SCHIAVONE, detto “Sandokan”, anch’egli latitante, era stato arrestato dalla D.I.A. nel luglio del 1998 in Casal di Principe, sua roccaforte storica).

    Il 20 marzo 1999, in località Somma Vesuviana (NA), a conclusione di laboriose e complesse indagini che avevano consentito di raccogliere precisi elementi circa gli spostamenti del catturando, personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli, con la collaborazione dei locali organismi della Polizia di Stato, ha realizzato un articolato piano d'intervento mirato alla sua cattura.

    L’operazione si è conclusa con un conflitto a fuoco nel corso del quale è deceduto il prefato AUTORINO. Nella circostanza, sono state tratte in arresto due persone che si trovavano a bordo dell’autovettura in uso al pregiudicato.

    Infine, nel marzo del 2000, è stata data esecuzione a 4 provvedimenti restrittivi, emessi dal Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentata estorsione ed altri gravi reati.

    OPERAZIONE TERRA ROSSA

    L’operazione, attivata nel 1994 allo scopo di far luce su una lunga catena di omicidi perpetrati nel Salernitano, ha portato all’emissione di 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed all’esecuzione di un fermo a carico di altrettanti individui ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, associazione per delinquere di stampo camorristico ed altro.

    Il 16 maggio 1999, infine, in località S.Maria La Carità, nel comune di Napoli, è stato tratto in arresto il latitante D'APICE Vincenzo, inserito nell'elenco dei 500 latitanti più pericolosi, considerato elemento di spicco del clan facente capo al latitante CESARANO Ferdinando, evaso, unitamente al noto AUTORINO Giuseppe, dall’aula bunker del carcere di Salerno.

    OPERAZIONE ERANOVA

    L’operazione, attivata dalla D.I.A. nel 1998 con un’attività preventiva posta in essere nella provincia di Reggio Calabria, ha consentito di pervenire alla individuazione di una associazione criminale di stampo mafioso, dedita soprattutto ai reati di usura e riciclaggio e composta da esponenti della famiglia “BELLOCCO” di Rosarno.

    Nel febbraio del 1999, concordando con le risultanze investigative emerse nel corso delleindagini esperite dal Centro Operativo D.I.A di Reggio Calabria, il G.I.P. presso il Tribunale di Palmi ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 6 persone, responsabili, a vario titolo, dei reati di usura e riciclaggio.

    OPERAZIONE CERBERO

    L’operazione ha avuto inizio nei primi mesi del 1998 con le finalità di:

    * delineare gli assetti delle organizzazioni criminali dominanti sul versante sud-occidentale della provincia di Brindisi;
    * definire gli interessi economici delle organizzazioni;
    * scoprire legami con latitanti brindisini rifugiati in Montenegro.

    Le relative indagini, condotte dalla Sezione Operativa D.I.A. di Lecce, hanno consentito di far luce sull'evoluzione criminale della frangia brindisina della Sacra Corona Unita, facente capo a BUCCARELLA Salvatore. Sulla base delle risultanze acquisite, nel giugno 1999 il G.I.P. presso il Tribunale di Lecce ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 58 persone, resesi responsabili dei reati di associazione mafiosa finalizzata alla consumazione di estorsioni ed al traffico di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE MOSCA

    Con tale operazione, avviata nel maggio 1998, l’azione di contrasto del Centro Operativo D.I.A. di Bari si è estesa anche alla provincia di Foggia, in particolare alla zona di Cerignola, dove è stato riscontrato che i noti fratelli PIARULLI, benché condannati all’ergastolo e detenuti presso la Casa Circondariale di Trani, continuavano ad esercitare un forte predominio sulle cosche criminali ivi emergenti ed a controllare le attività illecite.

    Sulla base delle acquisizioni investigative conseguite, il 28 giugno 1999, il G.I.P. presso il Tribunale di Bari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 9 persone per associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti ed altri gravi reati.

    OPERAZIONE PULCE BIANCA

    L’operazione è stata attivata nel marzo del 1996 allo scopo di individuare e neutralizzare i responsabili di un traffico internazionale di sostanze stupefacenti, coinvolgente elementi della camorra attivi nell’agro nocerino-sarnese.

    Le investigazioni avevano determinato, complessivamente, in passato, l’emissione di 22 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti individui ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico internazionale di stupefacenti ed associazione per delinquere di stampo camorristico.

    Nell’ottobre 1999, infine, il G.I.P. presso il Tribunale di Salerno ha emesso altre 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti individui, anch’essi ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti.

    OPERAZIONE SELE

    L’operazione è stata attivata nel gennaio del 1998 allo scopo di neutralizzare un sodalizio criminale emergente nella Piana del Sele, territorio a sud della provincia di Salerno con riferimento anche ai Comuni di Eboli e Battipaglia, collegato con la malavita organizzata dell’agro nocerino-sarnese e della valle dell’ Irno.

    Nel novembre del 1999 il G.I.P. presso il Tribunale di Salerno, concordando con le risultanze delle indagini condotte dalla Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, ha emesso 13 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti individui - tra cui figura anche il capo della cosca, Roberto PROCIDA - ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato ed altro. Contestualmente agli arresti è stata data esecuzione a 15 perquisizioni domiciliari ed al sequestro, ex art. 321 c.p.p. comma 2°, di due aziende agricole e di un caseificio, per un valore approssimativo di circa 10 miliardi di lire.

    Nel prosieguo dell’attività investigativa, il 27.9.2000, personale della D.I.A. ha, altresì, tratto in arresto due imprenditori ed il loro uomo di fiducia, già arrestati nel novembre 1999 e successivamente scarcerati, perché ritenuti responsabili di aver fatto parte del citato sodalizio criminoso.

    OPERAZIONE BARRACUDA

    L’operazione BARRACUDA è stata attivata dalla D.I.A., nel giugno 1993, al fine di individuare gli appartenenti alla nota cosca reggina facente capo ai fratelli BARRECA, responsabili di aver monopolizzato le estorsioni nei confronti di numerose imprese destinatarie di appalti pubblici, nonché di omicidi, danneggiamenti, porto e detenzione illegale di armi.

    Nell’ulteriore prosieguo dell’inchiesta, che ha, in tempi diversi, consentito l’arresto di parecchie decine di affiliati alla pericolosa cosca, nel gennaio 1999 il Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria ha dato esecuzione a 12 ordinanze di ripristino della custodia cautelare in carcere emesse da quella Corte di Assise nei confronti di altrettanti soggetti, appartenenti tutti al suddetto clan, ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio ed associazione per delinquere di stampo mafioso.

    Nello sviluppo dell’attività istruttoria in parola, nell’ottobre 1999 il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti appartenenti alla cosca BARRECA, indiziati di omicidio ed altro.

    OPERAZIONE BATTERIA

    L’operazione, avviata nel giugno 1997 da parte del Centro Operativo D.I.A. di Firenze, ha consentito di disarticolare un agguerrito sodalizio criminale attivo in diverse regioni italiane, legato alla cosca calabrese dei MANCUSO e dedito alla consumazione di truffe per ingentissimi importi. Sulla base delle risultanze investigative, il G.I.P. presso il Tribunale del capoluogo toscano ha emesso, in data 6 luglio 1999, 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere e delegato la effettuazione di 85 perquisizioni locali.

    Nel prosieguo dell’attività investigativa, in data 28.1.2000, personale del Centro Operativo di Firenze, in collaborazione con il Centro Operativo di Torino e con la Sezione Operativa di Salerno, ha dato esecuzione ad ulteriori 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Firenze, nei confronti di altrettanti soggetti, organici al sodalizio indagato, ritenuti responsabili dei reati sopra indicati.

    OPERAZIONE EMISSARIO

    L’operazione, finalizzata alla disarticolazione di un sodalizio criminale composto da cittadini sudamericani e da pregiudicati italiani operanti a Roma, ha consentito di effettuare, in data 14 agosto 1999 in Olanda, l’arresto di 3 individui ed il sequestro di Kg. 5,5 di cocaina nonchè, in data 29 ottobre 1999, in Andria (BA), l’arresto di 3 cittadini colombiani perché trovati in possesso di Kg. 35 circa di eroina.

    Successivamente, in tale contesto investigativo, in data 17.2.2000 personale del Centro Operativo di Roma ha tratto in arresto, in Livorno, 5 soggetti sorpresi nell’atto di ritirare 1 Kg. di cocaina trasportato da due corrieri imbarcati su una nave battente bandiera panamense.

    In data 9.6.2000, infine, a conclusione dell’attività investigativa in esame, il Centro Operativo di Roma ha eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, avviando, altresì, la richiesta di estensione in ambito internazionale del provvedimento di cattura nei confronti di un quinto soggetto, cittadino dell’ Ecuador, colpito dalla medesima ordinanza cautelare e rifugiatosi all’estero.

    OPERAZIONE CAINO

    L’operazione ha interessato la criminalità organizzata di Cerignola (FG), con particolare riferimento a numerosi fatti di sangue commessi dal clan criminale facente capo ai fratelli PIARULLI Michele e Mario ed a FERRARO Giovanni.

    Il 31 luglio 1999, a parziale esito delle indagini svolte, il G.I.P. presso il Tribunale di Bari ha emesso un provvedimento cautelare in carcere a carico di 12 persone.

    OPERAZIONE BINGO 2

    L'operazione ha avuto inizio nel marzo del 1997 ed ha consentito di disarticolare una vasta ed organizzata consorteria criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti ed al riciclaggio.

    Nel febbraio del 1999, con riferimento alle investigazioni antiriciclaggio, sono state arrestate 61 persone, tra cui anche il noto faccendiere Flavio CARBONI, e sequestrati beni per circa 130 miliardi di lire.

    In particolare, è stata individuata la rete di compiacenti imprenditori e professionisti collegati ad un noto narcotrafficante - già arrestato nello stesso contesto investigativo - incaricati di gestire e reimpiegare il denaro provento del traffico di cocaina, attraverso una rete di società artificiosamente create e frapposte per celare l’effettiva origine illecita del contante.

    OPERAZIONE LINCE

    L’operazione è stata avviata nel marzo del 1998 in merito alle iniziative finanziarie poste in essere dai fratelli GRAVIANO - esponenti di primissimo piano della famiglia mafiosa del Rione Brancaccio di Palermo - imputati per le stragi del 1992 e del 1993 nonché condannati per l’omicidio di padre Giuseppe PUGLISI, commesso il 15.9.1993 proprio nel quartiere Brancaccio.

    In particolare dalle indagini è emerso che i predetti pregiudicati, sebbene detenuti e sottoposti al regime carcerario di cui all’art. 41-bis O.P., riuscivano ugualmente ad esercitare la loro influenza all’esterno, impartendo ordini per dismettere l’intero patrimonio accumulato in Palermo - intestato anche a compiacenti prestanome - e reinvestirne i proventi all’estero dopo aver mascherato la loro origine illecita.

    E’ stata così avviata una articolata attività investigativa in cooperazione con la polizia francese e lussemburghese, che ha consentito di sventare il piano summenzionato grazie alla individuazione di un insospettabile professionista, commercialista e consulente tributario, che, ricorrendo ad un qualificato studio lussemburghese, aveva iniziato le procedure finanziarie per importanti investimenti in note località turistiche francesi. Le attività investigative hanno consentito di acquisire utili elementi di prova per il sequestro dei beni nella disponibilità della consorteria criminale e procedere all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 9 persone.

    Sempre nel medesimo ambito investigativo, il 19 aprile 2002, è stata emessa un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di altri tre soggetti, prestanome dei GRAVIANO, ritenuti responsabili di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante di cui all’art.7 della legge 203/91 (agevolazione di attività mafiose).

    Il 18 luglio 2006, a seguito di decreto emesso dal Tribunale Palermo – Sez. Misure di Prevenzione, si è proceduto al sequestro di un’azienda riferibile ai citati fratelli GRAVIANO, Giuseppe e Filippo, del valore di circa 10 milioni di euro.

    OPERAZIONE CRNA GORA

    A partire dal gennaio 1996, il Centro Operativo D.I.A. di Bari ha sviluppato una complessa ed articolata inchiesta, l’operazione CRNA GORA, riguardante soprattutto il contrabbando di tabacchi lavorati esteri tra la Repubblica di Montenegro e l’Italia, i canali utilizzati per riciclare il danaro provento di tale attività, nonché le connivenze tra la criminalità organizzata e taluni esponenti delle istituzioni del menzionato Stato transadriatico.

    Nel corso degli anni, attraverso lo sviluppo dei singoli temi di indagine, l’operazione ha assicurato il conseguimento di risultati di tutto rilievo e l’acquisizione di un vastissimo patrimonio informativo in ordine ai meccanismi del contrabbando di tabacchi lavorati esteri, alle connivenze e complicità di esponenti di alto livello istituzionale estero ed ai canali utilizzati per riciclare il denaro proveniente da tale illecita attività, che ha permesso l’avvio di altre operazioni.

    I risultati complessivamente conseguiti nel corso dell’operazione possono essere riepilogati attraverso i seguenti dati numerici:

    * nell’ottobre 1999 il G.I.P. di Bari ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 49 persone inequivocabilmente individuate quali capi o gregari di una associazione criminale di stampo camorristico-mafioso che aveva operato, prevalentemente, nel settore del contrabbando di t.l.e. dal Montenegro verso l’Italia;
    * nel maggio del 2000, sulla base delle informazioni fornite dalla D.I.A., la Polizia Cantonale di Zurigo ha tratto in arresto il noto CUOMO Gerardo;
    * nel corso delle indagini sono state arrestate 19 persone, tra le quali BAOSIC Vaso, Capo della Polizia di Bar (Montenegro) e 4 latitanti di spicco, tra i quali STANO Benedetto;
    * nel novembre 2003 il G.I.P. presso il Tribunale di Bari ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 25 persone chiamate a rispondere del delitto di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di reati concernenti le armi, le sostanze stupefacenti, il contrabbando di t.l.e. ed altro;
    * è stato operato il sequestro complessivamente di 1.720.000.000 di lire in contanti, a carico dei corrieri che si accingevano a trasportarle in Svizzera;
    * sono stati sequestrati Kg. 80 di hashish nonché armi da guerra;
    * è stato effettuato il sequestro, nella fase esecutiva dei provvedimenti restrittivi emessi nel contesto dell’operazione, di quanto segue:

    o appartamenti, rustici, terreni, autovetture ed un’attività commerciale, per un valore complessivo quantificabile in circa 2.500.000.000 di lire;
    o un motor yacht di mt.29, del valore di 9.300.000.000 di lire, a bordo del quale sono stati rinvenuti orologi, ori e monili di gran pregio per un valore complessivo di circa 1 miliardo di lire, nonché 150 milioni in contanti.

    Alla luce delle note dimensioni transnazionali del fenomeno del contrabbando, la cooperazione internazionale ha costituito e costituisce un momento fondamentale dell’intera indagine, che si è articolata attraverso incontri, riunioni e commissioni rogatorie con le Autorità giudiziarie e di polizia di vari Paesi europei ed extraeuropei. Determinante è stata la collaborazione fornita dalle Autorità della Svizzera, Paese chiave nel contesto del complessivo circuito del contrabbando.

    OPERAZIONE ALIOTIS

    L'operazione è stata avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Torino, nel novembre del 1998, allo scopo di disarticolare un’organizzazione criminale di tipo mafioso dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti tra il Piemonte, la Spagna ed il Nord-Africa, facente capo al pregiudicato di origine sarda MURA Antonino,verosimilmente affiliato alla nota “famiglia” dei FIDANZATI, nonché già associato al sodalizio criminale facente capo a SANTAPAOLA Benedetto.

    Nel corso delle indagini, già nel novembre del 1999, in provincia di Torino, era stato individuato un autoarticolato proveniente dalla Spagna, a bordo del quale erano stati rinvenuti circa kg. 436 di hashish.

    In tale ambito, nel giugno del 2000, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Torino, a carico di 9 soggetti.

    Nel 2000 la D.I.A. ha condotto importanti...





    ...operazioni che si sono concluse con l’arresto di 418 soggetti e la cattura di 21 latitanti. In particolare, nell’ambito della lotta a “cosa nostra”, va segnalato l’arresto del latitante Salvatore Genovese, inserito nell'elenco dei trenta ricercati di massima pericolosità e particolarmente vicino alle famiglie Brusca e Di Maggio.
    E’ continuata, altresì, la lotta alla “camorra” ed alla “’ndrangheta” che ha prodotto risultati significativi, tra i quali va evidenziato l’arresto di pericolosi latitanti calabresi inseriti nell’elenco dei 500 ricercati in ambito nazionale. Numerose sono state le operazioni contro la criminalità pugliese: in tale contesto, oltre alla conferma dei suoi collegamenti con la mafia albanese e gruppi delinquenziali dell’area balcanica, spicca l’arresto in Svizzera di un noto imprenditore, considerato personaggio centrale per il traffico di sigarette e delle conseguenti attività di riciclaggio.
    Sul versante delle investigazioni preventive l’attività di analisi è stata estesa, in particolare, alle strategie di subdola insinuazione nel tessuto sano della società e dell’economia proprie della c.d. “mafia imprenditrice”: massima attenzione, infatti, è stata rivolta al settore dei grandi appalti pubblici, con lo scopo di individuare ogni possibile tentativo di infiltrazione, ed a quello del riciclaggio, per individuare le connessioni tra il mondo della finanza e il crimine organizzato.
    Infine, in campo internazionale, gli ambiti di collaborazione instaurati dalla D.I.A., attraverso progetti di cooperazione sia bilaterali che multilaterali con analoghi organismi di altri paesi, hanno consentito di individuare le interconnessioni esistenti tra le grandi organizzazioni del crimine nonché di sviluppare attività di contrasto delle manifestazioni criminose a carattere transnazionale, ivi incluso il riciclaggio di proventi illeciti

    Operazioni di rilievo 2000


    OPERAZIONE CALATINO

    L’attività investigativa ha consentito di raccogliere elementi significativi a carico di numerosi soggetti appartenenti al clan mafioso radicato nel comprensorio di Caltagirone - facente capo alla famiglia LA ROCCA - ed operante nel settore delle estorsioni e degli appalti pubblici. Nel giugno 2000 l’Autorità giudiziaria di Catania ha emesso 31 provvedimenti restrittivi in ordine ai reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione ed omicidio.

    Negli anni 2001 e 2003, sono state emesse altre 6 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di un imprenditore - indiziato di gravi episodi estorsivi in danno di una impresa - e di esponenti del clan SANTAPAOLA, ritenuti responsabili dell’omicidio di INDELICATO Giovanni, commesso in Catania il 13.5.1996.

    OPERAZIONE CLAUDIA

    L’operazione è stata avviata nel gennaio 1996 - come stralcio dell’operazione “SPARTACUS” , relativa al “clan dei casalesi” - allo scopo di far luce su una serie di episodi delittuosi, verificatisi nella zona di Aversa (CE), sin dai primi anni ’80. Le risultanze investigative conseguite hanno consentito, dal 1996 al 1999, l’emissione di 46 ordinanze di custodia cautelare.

    Nel prosieguo delle indagini, nel gennaio 2000, il personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli - unitamente a quello dei Centri Operativi di Firenze e di Torino, nonché a personale delle Questure di Modena e Caserta - ha dato esecuzione a 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dall’Autorità giudiziaria del capoluogo partenopeo nei confronti di esponenti di spicco del “clan dei casalesi”. Successivamente, nel giugno 2000 il Centro Operativo di Napoli, con la collaborazione del Nucleo Operativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, ha dato esecuzione a 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla medesima Autorità giudiziaria nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione, traffico di armi ed altri gravi reati.

    Sempre nel giugno 2000 - nell’ambito di una distinta tranche dell’operazione - è stata data esecuzione a 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Napoli nei confronti di 4 appartenenti alle Forze di Polizia e 2 pregiudicati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in associazione camorristica, corruzione, favoreggiamento ed altro.

    Infine, nel luglio 2002, sono stati eseguiti altri 6 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti individui appartenenti al menzionato “clan dei casalesi”, ritenuti responsabili, a vario titolo, degli omicidi di DE SIMONE Aldo e PREVIDENTE Rodolfo - rispettivamente fratello e cognato del noto collaboratore di giustizia DE SIMONE Dario -perpetrati nell’agosto del 1996 in provincia di Caserta, al fine di porre un freno al fenomeno del pentitismo.

    OPERAZIONE ARCHI

    L’operazione è stata attivata dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria nel giugno del 1999 al fine di accertare presunte infiltrazioni mafiose nei lavori relativi all’aeroporto di Reggio Calabria e ad uno svincolo autostradale, per i quali i vincitori dei relativi appalti avrebbero ricevuto minacce estorsive.

    Le indagini hanno portato alla emissione di 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla Autorità giudiziaria di Reggio Calabria a carico di CRUCITTI Bruno, imprenditore, PRESTO Antonio, imprenditore, e LOMBARDO Antonino, architetto, tutti ritenuti contigui alla cosca LIBRI e responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni. In tale contesto sono state, altresì, eseguite misure cautelari reali.

    OPERAZIONE ARCO

    L’operazione, avviata nel 1998 dal Centro Operativo D.I.A. di Padova, ha consentito di identificare una serie di personaggi, già fiancheggiatori della nota “Mafia del Brenta”, dediti al traffico di armi, di sostanze stupefacenti ed al reimpiego di capitali illeciti in beni immobili ed attività commerciali. In particolare, le indagini hanno evidenziato i meccanismi di un vasto traffico di sostanze stupefacenti che dall’Europa dell’Est - attraverso la Bulgaria, l’Ungheria ed il Kosovo - venivano introdotte nel nord dell’Italia e destinate particolarmente ai mercati della Lombardia e del Veneto.

    In tale contesto investigativo, nel settembre del 2000, è stata data esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal Tribunale di Venezia a carico di 30 individui, tra i quali, oltre a diversi cittadini italiani, figurano numerosi soggetti della ex-Jugoslavia, kossovari e bulgari. Alcuni di essi, grazie alla collaborazione offerta dalle Autorità della Bulgaria, sono stati localizzati ed arrestati in quel Paese.

    OPERAZIONE TOSCA

    L’operazione è stata attivata nel giugno 1999 dai Centri Operativi D.I.A. di Firenze e Padova, allo scopo di disarticolare sodalizi criminali, di origine albanese, operanti in Toscana soprattutto nello sfruttamento della prostituzione e nella perpetrazione di rapine in abitazioni, nonchè in Veneto nel settore del traffico internazionale di armi e di sostanze stupefacenti.

    Le attività investigative hanno evidenziato precisi elementi di responsabilità a carico di numerosi cittadini albanesi, organici ai predetti clan.

    A seguito delle risultanze investigative conseguite, il 9.6.2000, il Centro Operativo di Firenze ha eseguito 7 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti soggetti albanesi, inseriti nel gruppo criminale operante sul versante toscano, gravemente indiziati dei delitti di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine e furti, sfruttamento della prostituzione e traffico di armi.

    Nel medesimo contesto, il G.I.P. presso il Tribunale di Firenze, ha emesso, nel mese di febbraio 2001, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 19 cittadini albanesi, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti, rapine, nonché allo sfruttamento della prostituzione ed alla consumazione di reati in materia di armi.

    Nello stesso mese di febbraio, si è proceduto, inoltre, al fermo di 10 soggetti albanesi, irregolari sul territorio, gravemente indiziati del delitto di ricettazione. Nella circostanza, in sede di perquisizione, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro preziosi ed ingenti somme di denaro, provento di numerosi furti avvenuti nei mesi precedenti in Toscana.

    OPERAZIONE URANO

    L’operazione è stata avviata nel 1999 dal Centro Operativo D.I.A. di Genova, allo scopo di far luce sulle attività illecite gestite da sodalizi criminali di origine albanese - facenti capo alle famiglie calabresi STEFANELLI-GIOVINAZZO – attivi, sul versante ligure, nei settori del traffico internazionale di sostanze stupefacenti e dello sfruttamento della prostituzione.

    In tale contesto le attività investigative - che hanno consentito di evidenziare precisi elementi di responsabilità nei confronti di 8 cittadini albanesi, collegati a due gruppi criminali strutturati su base familiare - si sono concluse nel novembre del 2000 con l’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di altrettanti soggetti organici ai sodalizi, responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione.

    OPERAZIONE VLADA

    L’operazione è stata avviata nel 1998 dal Centro Operativo D.I.A. di Torino, allo scopo di far luce sulle illecite attività poste in essere in Italia ed all’estero da cittadini originari dell’est-europeo, sospettati di collegamenti con la criminalità organizzata russa.

    L’attività investigativa in esame, sviluppatasi attraverso numerose commissioni rogatorie internazionali effettuate in diversi Paesi europei, ha consentito di individuare precisi elementi di responsabilità a carico di un sodalizio criminale, composto da soggetti di varie nazionalità, artefice di un vasto traffico internazionale di armi da guerra.

    Nell’aprile del 2000, a conclusione della prima fase d’indagini, la D.D.A. di Torino ha emesso 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, tutti stranieri e residenti all’estero, coinvolti nel citato traffico internazionale di armi. Nei mesi successivi (giugno, luglio, agosto e novembre) i destinatari dei citati provvedimenti sono stati localizzati – in Germania, Belgio ed Austria – e tratti in arresto.

    Detto commercio di armi, insieme ad altre attività illecite (come il reimpiego di capitali), veniva effettuato attraverso una serie di imprese, situate in diversi Paesi del mondo, facenti parte di un gruppo finanziario al cui vertice si colloca una società petrolifera riconducibile ad Alexander ZHUKOV, tratto in arresto da personale del Centro Operativo di Torino il 7 maggio 2001.

    Successivamente, nel settembre 2001, presso l’aeroporto di Istambul (Turchia), è stato catturato DAFERMOS Kostantinos, altro membro del sodalizio criminale, destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

    OPERAZIONE IRIDIUM

    L’operazione è stata avviata nel febbraio del 1999, a seguito delle risultanze di articolate indagini, esperite dal Centro Operativo D.I.A. di Torino nei confronti di alcuni affiliati al clan della 'ndrangheta MORABITO-BRUZZANITI-PALAMARA, quali responsabili dell’introduzione nel capoluogo piemontese di grossi quantitativi di stupefacenti.

    In tale ambito, nell’aprile 2000, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Torino a carico di 29 soggetti.

    All’interno della citata organizzazione, anche se composta prevalentemente da personaggi di origine calabrese, un ruolo fondamentale veniva svolto da MALANDRINO Giuseppe, di origine pugliese ma dimorante a Praga - il quale, potendo contare su diretti contatti con organizzazioni criminali turche, aveva rifornito di grossi quantitativi di droga sia il predetto sodalizio sia esponenti di spicco della Sacra Corona Unita - e da GALLO Michele, anch’egli di origine pugliese, tratto in arresto in Spagna.

    OPERAZIONE SMERALDO

    L’operazione ha avuto inizio nel maggio 1998 allo scopo di fare luce su presunte infiltrazioni di gruppi camorristici nelle opere di risanamento dei Comuni dell’agro nocerino-sarnese e della valle del fiume Irno colpiti dalla calamità naturale del 5.5.1998.

    Sulla base delle risultanze di articolate indagini esperite dalla Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, il 14.10.2000 sono stati eseguiti 7 provvedimenti restrittivi, emessi dall’Autorità giudiziaria di Napoli nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere ed estorsioni, perpetrate ai danni di imprenditori di Pagani negli anni 1990- 1997.

    OPERAZIONE CILIEGIO

    Le indagini, su delega della Procura della Repubblica di Palmi, sono state avviate nel febbraio del 2000 a seguito di una denuncia, presentata da un funzionario doganale, in merito alla presenza, nel porto di Gioia Tauro, di un’organizzazione criminale dedita al contrabbando di tabacchi lavorati esteri che venivano fatti entrare in Italia attraverso containers.

    Con la collaborazione del GICO della Guardia di Finanza, nel giugno dello stesso anno è stato sequestrato un intero container, proveniente dall’Egitto, carico di t.l.e. per un totale di circa 5 tonnellate.

    Nel luglio seguente, a seguito di una informativa presentata dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria all’Autorità giudiziaria di Palmi, il G.I.P. presso quel Tribunale ha emesso 8 provvedimenti di custodia cautelare a carico di affiliati alla cosca PIROMALLI di Gioia Tauro, nonché di personaggi di spicco della camorra napoletana e di un sottufficiale della Guardia di Finanza, in ordine al reato di associazione mafiosa finalizzata al traffico di t.l.e..

    OPERAZIONE CASCO

    L’operazione, attivata d’iniziativa nel 2000, ha consentito l’individuazione di soggetti affiliati, in particolare, alla cosca calabrese LIBRI, nonché ad una consorteria criminale dedita al traffico di stupefacenti, prevalentemente nell’ hinterland reggino, con canali di approvvigionamento anche in altre province, oltre che in territorio elvetico.

    In tale contesto, il 26.12.2000, personale della D.I.A. - in collaborazione con reparti dei Carabinieri territorialmente competenti - ha tratto in arresto Paolo IANNO’ e Carmelo PALERMO, inseriti nell’elenco dei 500 latitanti più pericolosi, nonché altri due soggetti ritenuti responsabili di favoreggiamento.

    Successivamente, il 13.3.2002, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal locale G.I.P. nei confronti di 13 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, favoreggiamento personale nei confronti di latitanti, reati contro il patrimonio ed altro.

    OPERAZIONE CERBERO 3

    L’operazione - avviata nei primi mesi del 1999 dalla Sezione Operativa D.I.A. di Lecce, in collaborazione con il Bundeskriminalamt tedesco nel contesto di un vasto traffico di sostanze stupefacenti fra l’Olanda, la Germania e l’Italia, gestito anche da esponenti della Sacra Corona Unita - ha consentito di delineare i più alti livelli organizzativi e gestionali di una porzione del diffuso fenomeno del traffico di droga nell’area ovest della provincia di Brindisi.
    A seguito delle risultanze investigative, il G.I.P. presso il Tribunale di Lecce ha emesso, in data 7.9.2000, un’ordinanza di custodia cautelare in carcerea carico di 48 persone, indagate per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, violazione delle leggi sugli stupefacenti, detenzione illegale di armi, riciclaggio ed altri gravi reati.

    OPERAZIONE COSTA AZZURRA 2

    L’operazione è stata avviata nel 1999 in ordine alle illecite attività poste in essere da un’organizzazione criminale - composta da cittadini italiani e sudamericani - operante nel settore del traffico internazionale di sostanze stupefacenti lungo l’asse Colombia-Olanda-Italia.

    A conclusione delle indagini - effettuate in collaborazione con il G.O.A. della Guardia di Finanza - il Centro Operativo D.I.A. di Firenze, nel luglio del 2000, ha dato esecuzione a 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, organici al predetto sodalizio, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE TEUTA

    L’inchiesta, condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Bari, è stata rivolta a disarticolare un’organizzazione criminale - collegata ad altri clan operanti in Belgio e in Germania - composta da individui di etnia albanese dediti al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

    In tale contesto operativo, nel dicembre 2000, in Cremona, è stato individuato e tratto in arresto un cittadino albanese, che agiva quale “corriere”, sulla cui autovettura sono stati rinvenuti circa kg. 37 di eroina, verosimilmente destinata al mercato lombardo. I conseguenti sviluppi operativi hanno poi consentito di sottoporre a fermo di indiziato di delitto altri 5 individui, quattro dei quali albanesi ed uno italiano.

    ARRESTO DI TRAFFICANTI TURCHI

    Il Centro Operativo D.I.A. di Milano - coadiuvato dagli organismi di polizia territorialmente competenti - nel mese di ottobre 2000, in Bologna, ha tratto in arresto due cittadini turchi e uno italiano trovati in possesso di Kg. 22 circa di eroina, destinati ad essere immessi sul mercato lombardo.
    I conseguenti sviluppi operativi hanno consentito, in Rimini, il fermo di indiziato di delitto di un altro cittadino turco, residente in Olanda, risultato collegato ai predetti.

    La D.I.A., nel corso del 2001, ha continuato a svolgere...



    ... sotto il profilo preventivo, l'attività d'intelligence volta soprattutto all'analisi dei fenomeni di criminalità organizzata nazionale e straniera, rilevati sia in ambito nazionale che internazionale. In tale contesto sono stati elaborati studi finalizzati all'individuazione delle linee di sviluppo di quelle manifestazioni criminali di maggiore allarme sociale, quali, ad esempio, l'insediamento della criminalità albanese e russa in Italia o quella relativa alle attività economiche - finanziarie delle organizzazioni mafiose presenti sul territorio.
    Particolare attenzione è stata rivolta all’aggressione dei capitali riconducibili alle associazioni di tipo mafioso che ha permesso di sequestrare beni mobili e immobili e confiscare patrimoni di ingente valore. Sul fronte dell'antiriciclaggio, è stato impresso un ulteriore impulso alle relative attività, che hanno consentito l'esame di 4218 segnalazioni di operazioni sospette: di queste, 146 sono risultate attinenti ai delitti di riciclaggio e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e pertanto hanno formato oggetto di specifico approfondimento investigativo.
    La specializzazione raggiunta dalla Struttura nello specifico settore nonché i positivi risultati raggiunti hanno indotto il Legislatore a prevedere un rappresentante della D.I.A. nell'ambito del Comitato di Sicurezza Finanziaria, istituito dal D.L. 369 del 12.10.2001 in ottemperanza agli obblighi internazionali assunti dall'Italia nella strategia di contrasto del finanziamento del terrorismo internazionale.
    Incessante è stata anche l'attività investigativa volta alla disarticolazione di quelle organizzazioni criminali mafiose proiettate soprattutto verso l'illecita acquisizione di appalti pubblici e la realizzazione di profitti derivanti dallo sfruttamento di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Inoltre, una particolare menzione meritano le complesse indagini che hanno consentito la cattura del latitante Nuvoletta Angelo, capo indiscusso dell'omonima famiglia camorrista napoletana da sempre affiliata a “cosa nostra”.

    Operazioni di rilievo 2001


    OPERAZIONE ARCA

    L’operazione è stata avviata nel 1997 dalla Sezione Operativa D.I.A. di Trapani, allo scopo di far luce su una serie di omicidi e su altri gravi reati, commessi nel corso degli anni ’90, nel territorio compreso tra Trapani ed Alcamo.
    Le pregresse attività avevano consentito di effettuare 41 arresti nei confronti di affiliati alle cosche trapanesi, ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso e, a vario titolo, di 30 omicidi e di numerosi tentati omicidi commessi tra gli anni ’80 e ’90 nell’ambito della provincia. Infine, il 9.2.2001, il Centro Operativo di Palermo ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un affiliato alla famiglia mafiosa di Alcamo, ritenuto responsabile di tentato plurimo omicidio, rapina ed altri gravi reati.

    OPERAZIONE ALBA DUE

    L’operazione è incentrata sul riscontro di dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di Giustizia in merito alle responsabilità nella c.d. “strage di Pizzolungo” perpetrata - il 2 aprile 1985, in località Pizzolungo (TP) - in danno del Giudice Carlo PALERMO e di altre due persone.
    La relativa attività d’indagine - scaturita nell’ambito di una precedente operazione denominata ALBA - si era conclusa senza il conseguimento di alcun risultato operativo. Nel maggio 1998, il Centro Operativo di Caltanissetta aveva ripreso, su delega dell’Autorità giudiziaria, una nuova attività investigativa tesa a far luce sui mandanti e gli esecutori della predetta strage. In tale contesto, il 12.6.2001, il medesimo Centro Operativo ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro capi mafia - RIINA Salvatore, VIRGA Vincenzo, DI MAGGIO Baldassare e MADONIA Antonino - tutti detenuti, ritenuti responsabili, a vario titolo, della citata strage.

    OPERAZIONE AMETISTA

    L’operazione è stata attivata dalla Sezione Operativa D.I.A. di Salerno nell’aprile del 1998, allo scopo di contrastare i clan operanti in Nocera Inferiore e Pagani – facenti capo ai pregiudicati CONTALDO e VENTRI, entrambi detenuti – dediti ad estorsioni e traffico di droga.

    In data 26 giugno 2001, personale della D.I.A. - in collaborazione con le Forze di Polizia territorialmente competenti - ha dato esecuzione a 31 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione ed altri gravi reati.

    Nel successivo mese di novembre è stata data esecuzione ad una ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone, organiche al predetto sodalizio, responsabili di due omicidi.

    Nel medesimo contesto operativo, a seguito di ulteriori indagini, nel giugno del 2004, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Salerno a carico di 13 elementi del clan GRAZIANO - tra cui figura il capo clan, GRAZIANO Arturo, già detenuto - ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, favoreggiamento ed altri gravi reati

    Le indagini hanno consentito, in particolare, di individuare un nuovo sistema di raccolta delle tangenti, avente l'effetto di alterare le regole di mercato e della libera concorrenza, ostacolare l'accertamento della quota di profitto criminale riservata alla camorra ed incentivare le imprese, cooptate dalla camorra nel nuovo sistema,a costituire fondi neri.

    OPERAZIONE CIELO AZZURRO

    Nella serata del 16 maggio 2001 il personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli ha tratto in arresto, in Marano (NA), il noto latitante Angelo NUVOLETTA, capo indiscusso dell’omonimo clan e più importante rappresentante e referente della cupola mafiosa in Campania, nonché altri due individui ritenuti essere fiancheggiatori dello stesso.

    Il NUVOLETTA - inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi e ricercato anche in campo internazionale - era irreperibile da ben 17 anni, allorquando nei suoi confronti era stato emanato il decreto di sorveglianza speciale di P.S., peraltro mai notificato.

    Nel prosieguo delle indagini, il 21 ottobre 2003, il Centro Operativo di Napoli - in collaborazione con il locale Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri - ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli, a carico di 33 individui - tra cui figura lo stesso NUVOLETTA - appartenenti al prefato clan, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo camorristico, omicidio, detenzione illegale di armi, traffico di stupefacenti, distruzione ed occultamento di cadavere, favoreggiamento, fittizia intestazione di beni, ed altro.

    In buona sostanza le indagini, oltre a disarticolare il potente clan, hanno consentito di ricostruirne, minuziosamente, gli interessi e le illecite attività, principalmente riconducibili al traffico degli stupefacenti, i cui introiti venivano investiti in attività economiche lecite.

    OPERAZIONE ORSO

    L’indagine - una tranche investigativo-processuale dell’operazione “CRNA-GORA” - è stata avviata al fine di disarticolare un’organizzazione criminale dedita al contrabbando di tabacchi lavorati esteri tra il Montenegro e le coste pugliesi.

    In tale contesto - giudicato di estremo rilievo perché riguardante i più alti livelli del complessivo fenomeno contrabbandiero, quello che coinvolge le multinazionali del tabacco - il 26 febbraio 2001 è stata eseguita una misura cautelare, emessa dal G.I.P. di Bari, a carico di 13 soggetti.

    Nei confronti di altri 4 destinatari del citato provvedimento, titolari di licenze per l’importazione di t.l.e. nella Repubblica del Montenegro e residenti in territorio elvetico, non è stato possibile eseguire la misura cautelare, ma è stata comunque svolta, grazie alla collaborazione offerta dalle Autorità svizzere, una proficua attività istruttoria in ambito rogatoriale.

    Successivamente, il 5 settembre 2002 - all’esito di un controllo di polizia effettuato nell’area dell’aeroporto di Madrid Barajas - è stato tratto in arresto provvisorio, a fini estradizionali, il cittadino spagnolo GARCIA CANCIO Luis Angel, colpito da provvedimento custodiale in carcere, emesso alcuni mesi prima dal G.I.P. del Tribunale di Bari per associazione mafiosa e contrabbando di t.l.e..

    Il GARCIA, detto “Manolo”, residente in Svizzera, era - unitamente ad altri personaggi di elevato profilo del mondo contrabbandiero, tra i quali il noto CUOMO Gerardo - uno dei quattro sub-concessionari delle citate licenze.

    OPERAZIONE FOGLIE

    L’indagine - una tranche investigativa dell’operazione “DANUBIO BLU 2”, condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Bari - ha consentito di accertare l’esistenza, nella provincia pugliese, di una cellula operativa albanese - collegata al gruppo criminale HASANI - dedita all’importazione, in territorio italiano, di consistenti quantitativi di “cannabis indica”.

    La base operativa del sodalizio è stata localizzata in Altamura (BA), ove la droga veniva trasportata ed occultata in attesa di essere successivamente smistata; i proventi di tale attività illecita venivano, poi, celermente inviati in Albania, eludendo i controlli previsti dalla normativa vigente in materia di versamenti di denaro contante.

    In particolare, i sodali, facevano ricorso al circuito di trasferimento monetario della WESTERN UNION - attraverso l’agenzia “MAILBOXES ETC.” - che consentiva di effettuare movimentazioni di moneta in ambito nazionale ed estero.

    In tale contesto operativo sono stati arrestati, in Bari, due cittadini italiani trovati in possesso di circa Kg. 43 di cannabis ed è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto un terzo individuo.

    Nel prosieguo delle indagini, nel mese di gennaio 2001, sono stati tratti in arresto, nella provincia di Bari, 3 soggetti, di cui due albanesi, per detenzione illegale di armi e di Kg.107 della predetta sostanza stupefacente.

    Nel mese di ottobre 2002, a conclusione delle indagini, l’Autorità giudiziaria di Bari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 8 cittadini albanesi, ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope.

    OPERAZIONE PICCO 2

    L’indagine - una tranche investigativa dell’operazione “DANUBIO BLU 2”, condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Bari - è stata attivata, nel maggio del 2000, in ordine ad un gruppo criminale albanese facente capo alla famiglia DISHA, operante in Toscana e nel Lazio, dedito al traffico internazionale di cocaina.

    La droga, proveniente dall’Olanda, veniva introdotta nel territorio nazionale grazie agli stretti collegamenti tra le basi operative ubicate nel Lazio e quelle olandesi, attraverso l’utilizzo di compartecipi con compiti di corrieri.

    In tale contesto investigativo - protrattosi per oltre due anni, nel corso dei quali sono stati tratti in arresto 56 soggetti, sequestrati kg 20 di cocaina e kg 32 di eroina - è stata data esecuzione, nel novembre del 2002, a 27 provvedimenti restrittivi a carico di altrettanti individui, ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

    OPERAZIONE RANDOM

    L’operazione è stata avviata nel maggio del 2001 dal Centro Operativo D.I.A. di Torino, al fine di disarticolare un sodalizio criminale albanese - riconducibile alla famiglia MASHA - operante nella zona di Torino e di Novara, con proiezioni nel Regno Unito, prevalentemente nel settore degli stupefacenti.

    In tale contesto, nel giugno del 2001, il Centro Operativo di Torino ha localizzato e tratto in arresto 3 cittadini albanesi, trovati in possesso di circa Kg.1.500 di marijuana. In questo ambito investigativo, la DDA di Torino ha disposto un provvedimento di fermo di indiziato di delitto a carico di 5 soggetti, italiani ed albanesi, ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti. Nella circostanza sono stati sequestrati ulteriori Kg. 330 di marijuana.

    Il 23 luglio 2001, il G.I.P. presso il Tribunale di Torino, a seguito delle risultanze investigative conseguite, ha emesso una misura cautelare nei confronti di 13 soggetti, italiani ed albanesi - di cui 8 già colpiti dai citati provvedimenti - ritenuti responsabili del reato di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e traffico di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE SETA

    L’operazione, avviata nel gennaio 2001 dal Centro Operativo D.I.A. di Genova, ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale albanese operante in Liguria e dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, proveniente prevalentemente dall’Olanda.

    In tale contesto operativo, nel marzo dello stesso anno, si è proceduto all’arresto di 3 cittadini albanesi, al fermo di indiziato di delitto di 5 individui della stessa etnia - gravemente indiziati del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti - nonché al sequestro di oltre Kg. 5 di cocaina.

    A conforto delle risultanze conseguite, nel successivo mese di maggio, il G.I.P. presso il Tribunale di Genova, convalidato il fermo di p.g., ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti degli stessi soggetti fermati ed ha disposto, con la medesima misura cautelare, la cattura di altri 2 soggetti albanesi, responsabili del reato di produzione e traffico di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE STAFFETTA

    L’operazione - condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Bari - è stata attivata in ordine ad una vasta organizzazione criminale albanese, riconducibile al clan SHABANI, operante sul territorio nazionale (Puglia, Lombardia, Abruzzo, Veneto, Piemonte e Toscana) e dedita al traffico di sostanze stupefacenti.

    In tale ambito operativo la D.I.A. - in collaborazione con gli organismi di polizia territorialmente competenti - ha conseguito i seguenti risultati:

    * aprile e maggio 2001: sono state individuate, nel porto di Ortona (CH), due imbarcazioni battenti bandiera albanese, la “DEA I” e la “TONI I” utilizzate da SHABANI Arben per spedire la droga dall’Albania, con il contestuale sequestro di circa Kg. 55 di eroina e l’arresto di 13 soggetti dell’equipaggio;
    * giugno 2001: sono stati arrestati, per detenzione di oltre Kg. 55 di eroina, due corrieri ed altri tre soggetti, di cui uno era il comandante di una nave di linea; si è altresì proceduto al fermo di indiziato di delitto di 2 cittadini albanesi, in ordine al reato di produzione e traffico di sostanze stupefacenti;
    * settembre 2001: sono stati arrestati tre corrieri, trovati in possesso di circa Kg. 9 di eroina, destinati al mercato lombardo e toscano, ed è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, nei confronti di un soggetto italiano, ritenuto responsabile di traffico di sostanze stupefacenti;
    * ottobre del 2001: sono stati arrestati tre corrieri albanesi, uno a Ravenna, uno a Foggia e l’altro a Roma, con il contestuale sequestro di circa Kg. 5 di eroina;
    * novembre 2001: sono stati arrestati due corrieri albanesi a Ravenna ed un cittadino italiano a Bari, trovati in possesso di circa Kg.12 di eroina. Sono stati arrestati, a Pescara, 7 soggetti di origine Rom, destinatari dello stupefacente proveniente dall’Albania;
    * dicembre 2001: è stato arrestato, a Bari, un corriere albanese trovato in possesso di Kg.2 di eroina e di munizioni per revolver cal.38 special;
    * ottobre 2002: è stata data esecuzione ad un provvedimento cautelare, emesso dall’Autorità giudiziaria di Bari, a carico di 18 individui, di cui 17 cittadini albanesi e 1 italiano, per violazioni alla normativa in materia di stupefacenti, nonché ad un decreto di sequestro preventivo riguardante una motonave ed un motopeschereccio impiegati per il trasporto della droga dalla madrepatria all’Italia;
    * maggio 2004: sono stati arrestati, in Puglia, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna e Campania, 16 soggetti - 9 di etnia albanese e 7 cittadini italiani - ritenuti responsabili, anche in forma associativa, di reati concernenti le sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati emerge la figura di vertice di HUTA Nako, di Durazzo - detto “Nasho”o “Giorgio” - il quale, avvalendosi di “corrieri” di nazionalitàitaliana, imbarcati come marinai sulle navi di linea che effettuano la tratta Durazzo-Bari, coordinava il trasporto delle sostanze stupefacenti dall’Albania verso l’Italia.
    * luglio 2005: sono stati eseguiti 23 provvedimenti restrittivi, emessi dal GIP del Tribunale barese, nei confronti di altrettanti soggetti, prevalentemente di etnia albanese, ritenuti responsabili di reati associativi in materia di sostanze stupefacenti, nonché introduzione illegale di armi e munizioni.

    OPERAZIONE TESTIMONE

    L’indagine, condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Bari, ha permesso di disarticolare un sodalizio criminale albanese - facente capo alla famiglia LAGJI - attivo nell’intero territorio nazionale e dedito al traffico internazionale di stupefacenti, al traffico di esseri umani ed allo sfruttamento della prostituzione.

    Le attività investigative hanno consentito di impedire la consumazione di azioni omicidarie - organizzate in danno di soggetti albanesi appartenenti a gruppi criminali antagonisti - e di procedere, nel mese di febbraio 2001, in Milano, all’arresto di 2 cittadini albanesi, entrambi organici al gruppo indicato, per violazioni della normativa in materia di armi.

    Nello stesso mese di febbraio, inoltre, è stata data esecuzione, in Barletta, ad un provvedimento di fermo nei confronti di 8 cittadini albanesi, gravemente indiziati dei reati di traffico di sostanze stupefacenti e di esseri umani; sono stati, altresì, sottoposti a sequestro una motonave, autovetture e denaro in contante. Successivamente, il G.I.P. presso il Tribunale di Bari, convalidato il fermo di indiziato di delitto, ha emesso nei confronti degli stessi soggetti una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

    A conforto delle risultanze conseguite, detta Autorità giudiziaria ha disposto, con la medesima misura restrittiva, la cattura di altri 10 soggetti albanesi, per concorso nel traffico di esseri umani, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e reati in materia di armi.

    OPERAZIONE RAMO D’ORIENTE

    L’operazione, iniziata nel 2000 dal Centro Operativo D.I.A. di Firenze, è stata indirizzata al contrasto di un gruppo criminale cinese dedito alla gestione dell’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione ed alla perpetrazione di estorsioni, reati tutti commessi in danno di connazionali.

    La citata organizzazione criminale, operante in particolare nelle province di Prato, Firenze e Milano e Roma, era strutturata in modo piramidale ed era attiva anche nella gestione del lavoro nero, attraverso lo sfruttamento degli immigrati clandestini inseriti nell’ambito di laboratori e piccole imprese dei settori tessile, manifatturiero e pellettiero.

    In tale contesto investigativo, nel marzo 2001, è stato tratto in arresto un cittadino cinese - colpito da ordine di carcerazione - ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso ed estorsione.

    Nel febbraio del 2003, in Roma, personale del Centro Operativo di Firenze ha localizzato e tratto in arresto HUANG ZHONG HE, latitante.

    Le ulteriori indagini - che hanno consentito di acclarare la particolare vitalità della criminalità di matrice asiatica in Italia - hanno portato, nel settembre 2003, all’esecuzione di un provvedimento cautelare in carcere, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Firenze, nei confronti di 29 soggetti.

    OPERAZIONE PALADINO

    Nel marzo del 2001, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, nei confronti di 7 soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori e di altri gravi reati.

    Le indagini sono state avviate nel giugno 1999 sulla base di una segnalazione di “operazioni sospette”, relativa ai versamenti effettuati da un pensionato - con precedenti per associazione a delinquere, ricettazione ed armi - sul proprio conto corrente, per importi sproporzionati alla propria situazione reddituale.

    L’attività investigativa, estesa anche nei confronti dei familiari, oltre a far emergere importanti collegamenti con la criminalità organizzata, ha consentito l’individuazione di un ingente patrimonio immobiliare - parte del quale già sequestrato nel 2000 - per un valore complessivo di circa 10 miliardi di lire.

    OPERAZIONE FURIA

    Nel giugno del 1998 - sulla base di una denuncia del Commissario Governativo del Jockey Club italiano - la D.D.A. di Firenze ha incaricato il Centro Operativo D.I.A. di Firenze ed i Carabinieri del NAS di svolgere indagini su presunte infiltrazioni camorristiche nella gestione delle corse dei cavalli.

    In tale ambito investigativo, a seguito delle risultanze acquisite, nei mesi di settembre e di ottobre 2001, è stata data esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 17 soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere, truffa e scommesse clandestine riguardanti l'ippica.

    OPERAZIONE SCACCHIERA

    L’operazione è stata avviata nel novembre del 1999, allo scopo di verificare le dichiarazioni rilasciate da un collaboratore di giustizia - già esponente di spicco della famiglia ESPOSITO, detta “i muzzuni” di Sessa Aurunca, (CE), alleata con il predominante clan LA TORRE di Mondragone - in merito a gravi episodi delittuosi, quali omicidi ed estorsioni.

    Sulla base delle risultanze investigative acquisite dal Centro Operativo D.I.A. di Napoli, il 19.11.2001, il G.I.P. presso il Tribunale di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare - eseguita da personale del citato Centro, nonché del Centro Operativo di Torino e da militari del Comando Provinciale di Caserta - a carico di 15 individui ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, estorsione, violazione alla legge sulle armi, ed altri gravi reati.

    Nel medesimo contesto investigativo, il 23 ottobre 2006, personale della Direzione, con la collaborazione di militari dell’Arma dei Carabinieri, ha localizzato e tratto in arresto il latitante Gualtiero ESPOSITO, sfuggito alla giustizia per dieci anni e ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, rapina ed estorsione.

    OPERAZIONE ISTRICE

    L’operazione è stata attivata, nel novembre del 2000, dal Centro Operativo D.I.A. di Firenze, allo scopo di disarticolare un sodalizio criminoso presente in Versilia, facente capo al pregiudicato di origine calabrese Giovanni GULLA’ - insediatosi a Viareggio - e dedito al traffico di droga proveniente dalla Spagna e dal Sud America.

    Le indagini hanno consentito, nel mese di ottobre 2001, di trarre in arresto, in tempi successivi, 17 soggetti - tra cui il GULLA’ e Fabiola MORETTI ex collaboratrice di Giustizia, appartenente alla “banda della Magliana” - ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, traffico di droga ed armi, nonché di sequestrare 3 Kg. di cocaina.

    OPERAZIONE LARICE 2

    L’operazione è stata attivata nel gennaio 1994, dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, al fine di disarticolare il clan LABATE, dedito al traffico di stupefacenti, nonché alla perpetrazione di omicidi, estorsioni e di altri gravi reati.

    In tale contesto investigativo, è stata data esecuzione a 50 ordinanze di custodia cautelare.

    Successivamente, in data 27 settembre 2001, personale della D.I.A. ha, altresì, tratto in arresto ASSUMMA Orazio e FOTI Domenico - ritenuti killer del clan LABATE - in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale reggino.

    OPERAZIONE MEDIANA

    L’operazione - avviata nell’estate del 2001 dalla Sezione Operativa D.I.A. di Lecce, sulla base di una attenta analisi delle espressioni della criminalità organizzata nella provincia di Brindisi - ha consentito di eseguire un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dalG.I.P. di Lecce, a carico di 21 individui - organici alla consorteria criminale denominata Nuova Sacra Corona Libera - ritenuti responsabili di 7 omicidi.

    OPERAZIONE ARGO
    L’inchiesta - condotta dalla Sezione Operativa D.I.A. di Lecce - ha compendiato le risultanze investigative relative all’esame dei flussi di tabacchi lavorati esteri provenienti, in contrabbando, dalla Grecia ed alla ricomparsa delle cd. “navi emporio”. In tale ambito investigativo è stata data esecuzione, nel dicembre 2001, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce a carico di 48 individui - 10 dei quali già detenuti per altri gravi reati - ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata, anche, al traffico di t.l.e.

    Il 14 novembre 2006, nel quadro delle indagini d’iniziativa scaturite dall’operazione DIA nei confronti di un gruppo di contrabbandieri brindisini - dediti, tra l’altro, anche al riciclaggio di denaro in Svizzera - è stata eseguita la confisca definitiva di beni immobili e mobili per un valore di 200.000 € riconducibili ad un proposto, gravato altresì da una misura personale prorogata da tre a cinque anni.

    Nello stesso contesto investigativo, il 17 novembre c.a., è intervenuta la confisca di beni immobili e mobili riconducibili ad altro soggetto per un valore di 620.000 €.


    La D.I.A., nel corso del 2002, in ossequio alle direttive del Ministro...



    ...dell’Interno e del Capo della Polizia volte al rafforzamento degli standard di legalità nel comparto delle opere pubbliche, ha rivolto precipua attenzione all’azione di monitoraggio di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nei pubblici appalti, anche sviluppando un’ampia ed articolata attività di raccordo informativo con le istituzioni interessate. Sono stati pertanto avviati contatti ed intese operative con l’Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici e con l’A.N.A.S.; in tale contesto si è proceduto al monitoraggio di 220 società ed all’esame della posizione di 618 soggetti.
    Nell’ambito dell’attività preventiva volta a colpire i capitali illecitamente acquisiti, ex. L.575/65 sono stati sequestrati beni per un valore pari a quasi 229 milioni di euro e ne sono stati confiscati oltre 16 milioni. Sono state, poi, inoltrate 83 proposte di misure di prevenzione personali e patrimoniali.
    Sempre sul versante delle investigazioni preventive si è proceduto all’esame di 2560 operazioni finanziarie sospette, pervenute dall’Ufficio Italiano Cambi ex art. 3 L. 197/91 e successive modificazioni ed integrazioni. Di queste, 384 hanno formato oggetto di specifico approfondimento investigativo.
    Particolare attenzione è stata rivolta, in aderenza alle finalità proprie del Comitato di Sicurezza Finanziaria istituito con Legge n. 431/2001, al monitoraggio di quei flussi finanziari che potrebbero essere frutto di interesse o illecito reinvestimento non solo di gruppi criminali, ma anche possibili forme di finanziamento di gruppi terroristici islamici.
    Sotto il profilo repressivo sono state condotte a termine 64 operazioni di polizia giudiziaria, che hanno portato all’arresto di 483 mafiosi, alla cattura di 4 latitanti e al sequestro di beni per un valore pari a 73 milioni di euro circa, di cui 7.750.000 sequestrati ai sensi dell’articolo 253 c.p.p..

    Operazioni di rilievo 2002


    OPERAZIONE ABISSI

    L’indagine è stata avviata allo scopo di fare piena luce sulla “strage di Via Palestro”, perpetrata a Milano nel 1993 nell’ambito di una più ampia strategia posta in essere dall’“ala militare” corleonese di cosa nostra siciliana, negli anni 1992-1993.

    In tale contesto investigativo, in data 14.1.2002, i Centri Operativi D.I.A. di Roma e di Milano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Firenze, nei confronti dei fratelli palermitani Giovanni e Tommaso FORMOSO, indagati per il reato di partecipazione all’esecuzione della strage di Via Palestro di Milano, nonché, per il solo Giovanni, di concorso negli analoghi episodi stragisti di Roma (Velabro e Via Fauro).

    OPERAZIONE COBRA

    L’operazione COBRA trae origine da una complessa attività di indagine preventiva, svolta dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, su alcuni soggetti siciliani - organici alla famiglia RINZIVILLO di Gela - trasferitisi da tempo nella Capitale.
    In particolare le articolate attività investigative hanno consentito di individuare un’organizzazione criminale - operante in Roma e nelle zone limitrofe - dedita all’illecita acquisizione di appalti, alla realizzazione di profitti derivanti dallo sfruttamento di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno, all’intermediazione di manodopera ed al riciclaggio di denaro proveniente dalle citate attività illegali.

    In tale ambito, nel febbraio del 2002, personale della D.I.A. ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunaledi Roma nei confronti di 32 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all’illecita intermediazione di manodopera extracomunitaria nonché all’illecita acquisizione di appalti pubblici.

    OPERAZIONE DARSENA

    L’indagine, su delega dell’Autorità giudiziaria palermitana, è stata avviata allo scopo verificare le dichiarazioni rilasciate da DI NATALE Giusto - imprenditore edile e uomo d’onore del c.d. “gruppo di fuoco di viale Strasburgo”, facente capo a Leoluca BAGARELLA - in merito ad alcuni importanti appalti pubblici, finanziati per la realizzazione di opere edili nel porto di Palermo.

    In tale contesto investigativo, il 18 giugno 2002, il Centro Operativo D.I.A. di Palermo ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 persone - organiche alla “famiglia” mafiosa dell’Acquasanta - ritenute responsabili di estorsione aggravata e continuata.

    Nel prosieguo delle indagini, il Tribunale di Palermo ha emesso un decreto di sequestro di beni, del valore complessivo di 2.600.000 euro, a carico di:

    * GUASTELLA Giuseppe, capo della cosca mafiosa palermitana di Resuttana e del relativo mandamento, collegato a BAGARELLA Leoluca e BRUSCA Giovanni;
    * DI TRAPANI Nicolò, esponente di spicco della medesima consorteria mafiosa, legato, da rapporto di parentela, alla famiglia MADONIA;
    * GALATOLO Angelo, organico al sodalizio mafioso palermitano di Acquasanta, inserito nel mandamento di Resuttana.

    OPERAZIONE DIONISO

    L’operazione DIONISO trae origine da un’attività, avviata di iniziativa, tendente a far luce su un’associazione criminale - operante nel territorio di Lentini, di Francofonte e di Niscemi - dedita, tra l’altro, al traffico di armi e di stupefacenti.

    Le risultanze investigative, confluite in un’informativa preliminare nel mese di agosto del 2000, hanno evidenziato il ruolo di rilievo rivestito da CALTABIANO Francesco - attuale “reggente” del territorio di Francofonte, per conto della famiglia NARDO - e da ABACO Maurizio, organico al clan SANTAPAOLA. Inoltre, dall’attività esperita sono emersi collegamenti del citato clan con“cosa nostra” catanese, con il clan dei “Cursoti” di Milano e di Torino, e con l’‘ndrangheta calabrese (cosca degli Alvaro di Sinopoli) nonché il coinvolgimento in affari illeciti di natura finanziaria, sia in Italia che all’estero.

    In tale contesto, nel maggio del 2002, i Centri Operativi D.I.A. di Catania e Milano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Catania, nei confronti di 15 soggetti.

    Inoltre, sulla scorta degli elementi comunicati dall'Autorità giudiziaria catanese, il GIP presso il Tribunale di Milano ha, a sua volta, emesso ulteriori provvedimenti restrittivi nei confronti di quattro dei predetti 15 soggetti, sempre per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti.

    Infine, nel luglio del 2003, sono state eseguite ulteriori 9 misure cautelari in carcere.

    OPERAZIONE FABIOLA

    Attivata nell’ottobre 1995 - quale stralcio dell’operazione “SPARTACUS”, relativa al clan “dei casalesi” - è finalizzata a far luce su una serie di episodi delittuosi perpetrati nella zona di Villa Literno (CE), sin dai primi anni ‘80.

    In tale ambito, il 14 gennaio 2002, personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli - unitamente a quello dei Centri Operativi di Firenze, Padova e Torino, nonché degli organismi territoriali della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri di Caserta - ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessadal GIP di Napoli, nei confronti di 52 soggetti - tra cui figurano BIDOGNETTI Francesco, BIONDINO Francesco e SCHIAVONE Francesco, capi indiscussi del citato sodalizio criminale - ritenuti organici al clan dei caselesi.

    Il provvedimento cautelare scaturisce dall'esito di complesse indagini, relative alla fase di maggior virulenza della guerra di camorra - successiva alla morte del boss BARDELLINO - periodo in cui la fazione dei “casalesi” acquisì una posizione egemonica nel territorio casertano.

    OPERAZIONE BALOZI

    L’indagine - finalizzata alla disarticolazione di una organizzazione criminale che, direttamente dall’Albania, organizzava e gestiva il traffico internazionale di sostanze stupefacenti - ha consentito l’arresto di 2 corrieri, un albanese ed un italiano, ed il sequestro di Kg.34 di eroina. Sono stati inoltre deferiti in stato di libertà altri 2 cittadini albanesi.

    OPERAZIONE EPIRO

    L’indagine, avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Bari, ha portato, nel maggio del 2002, all’emissione di 15 provvedimenti restrittivi, di cui 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 4 misure cautelari agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora.

    OPERAZIONE LOTO BIANCO

    L’operazione – esperita dal Centro Operativo D.I.A. di Firenze e dalla Squadra Mobile di Prato – è stata avviata, nel luglio 2001, a seguito dell’omicidio, in Prato, di un cittadino cinese.

    Le investigazioni, infatti, hanno evidenziato l’esistenza di una organizzazione di tipo mafioso cinese, operante a livello internazionale, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di cittadini della medesima etnia, ai sequestri di persona a scopo di estorsione e ad altri reati minori.

    Nel corso dei servizi effettuati sul territorio sono stati identificati alcuni accompagnatori - c.d.“teste di serpente” - dei clandestini provenienti da Parigi ed è stata tratta in arresto in flagranza, nel marzo 2002, una cittadina cinese per il sequestro di due connazionali.

    E’ emerso inoltre il ruolo strategico rivestito dalla Francia, quale centrale di smistamento dei clandestini diretti in Europa.

    OPERAZIONE OASI

    L’operazione è scaturita da una segnalazione di “operazione sospetta” effettuata nei confronti di un appartenente al clan PARISI, noto sodalizio criminale di Bari.

    In tale ambito - in cui risultano indagati 23 soggetti - il locale Centro Operativo D.I.A. ha esperito articolate indagini patrimoniali, nonché individuato i canali di riciclaggio e di reimpiego degli illeciti proventi della menzionata organizzazione criminale. E’ stato, altresì, effettuato il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a € 1.850.000.

    Nel mese di febbraio 2005, a seguito di articolate indagini svolte dalla DIA, è stata data esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di 3.000.000 di euro, emesso dal GIP del Tribunale di Bari nei confronti di alcuni affiliati al citato clan, già condannati per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al contrabbando di t.l.e. ed al traffico di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE PROPERTY

    L’operazione è stata avviata nel maggio 2000 dal Centro Operativo D.I.A. di Caltanissetta, al fine di individuare il patrimonio, in Italia e all’ estero, riconducibile al noto boss mafioso nisseno Giuseppe MADONIA, detto “Piddu”. A seguito di approfondite indagini, svolte sia in ambito nazionale che in Romania, in data 30 gennaio 2002 è stato eseguito il sequestro preventivo, disposto dal G.I.P. di Caltanissetta, di 106 unità immobiliari, un terreno e 13 imprese, del valore complessivo di circa 51 milioni di euro. In tale contesto, 42 persone sono state indagate per riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. In pari data sono state eseguite perquisizioni e sequestri documentali nei confronti di 18 società rumene, con sede a Bucarest.

    OPERAZIONE BRIGADIECI

    A seguito di complesse indagini esperite dal Centro Operativo D.I.A. di Caltanissetta in collaborazione con il locale Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri e con la Squadra Mobile della Questura, anche al fine di verificare le dichiarazioni rilasciate da alcuni collaboratori di giustizia, la competente D.D.A. ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere, in ordine ai reati di associazione mafiosa e omicidio.

    L'operazione, in particolare, ha riguardato alcuni omicidi perpetrati in Gela, Riesi e Mazzarino (CL), tra il 1990 e 1991, da soggetti organici al clan MADONIA , in occasione della guerra di mafia contro la Stidda (c.d. clan dei PASTORI).

    OPERAZIONE CONSERVA

    L’operazione - che aveva già consentito di scompaginare un nuovo sodalizio criminale facente capo al boss ESPOSITO Francesco, tratto in arresto nel settembre del 2001 dalla Sezione Operativa D.I.A. di Salerno - ha portato, nell’agosto del 2002, all’arresto di 5 soggetti, tra cui figurano i tre fratelli DE FEO.

    In tale ambito investigativo si è pervenuti, altresì, alla disarticolazione di un gruppo criminoso denominato "Associazione camorristica riformata", in via di costituzione, dedito ad estorsioni e traffico di stupefacenti.

    OPERAZIONE CASALE

    L’operazione, svolta dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere composta da MARESCA Ciro - figlio della più nota Pupetta MARESCA - NICOLETTI Antonio - figlio del noto Enrico, esponente di spicco della "Banda della Magliana" – e BONANNO Giovanni, orefice, il cui padre era legato al clan “dei cursoti”, di Catania.

    In particolare, i predetti estorcevano orologi di grande valore presso alcune gioiellerie del centro di Roma, rivendendoli poi in altre gioiellerie compiacenti.

    OPERAZIONE TAMBURO

    L’operazione è stata attivata nel 1999 dalla Sezione Operativa D.I.A. di Catanzaro, su delega della locale D.D.A., per verificare quanto riferito dal direttore dei lavori di una ditta incaricata dell’ammodernamento di un tratto dell’autostrada “A3” Salerno-Reggio Calabria, in provincia di Cosenza.

    In particolare, a seguito di articolate indagini, è emerso che le ‘ndrine dominanti nelle zone interessate dai lavori (cosche PERNA e RUA’ per la zona di Cosenza, ABBRUZZESE per Cassano allo Jonio e la Piana di Sibari, DI DIECO per Castrovillari e PRESTA per la zona di Torano e Spezzano) oltre a pretendere ed ottenere dalle imprese appaltatrici una somma pari, in genere, al 3% dell’intero importo dei lavori, avevano anche imposto che i sub-appalti e le forniture di conglomerati cementizi e bituminosi venissero affidati a ditte collegate ai citati sodalizi, con costi, peraltro, superiori a quelli che, sulla base dei preventivi presentati, sarebbero stati praticati da altre società.

    A seguito di ulteriori accertamenti è stato, inoltre, rilevato che l’ammontare complessivo dei lavori aggiudicati alle imprese coinvolte nell’inchiesta era di circa 180 miliardi delle vecchie lire, nonché che gli stessi lavori erano stati aggiudicati con ribassi che vanno dal 25 al 28%.

    In tale ambito operativo, nel 2002, sono state eseguite 40 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

    OPERAZIONE LEOPOLI

    Nel luglio del 2002, allo scopo di contrastare la realtà criminale di etnia ucraina, è stata avviata un’inchiesta in ordine ad un’organizzazione criminale - attiva in Veneto, Lombardia e Piemonte - dedita alle estorsioni in danno di connazionali.
    In tale contesto operativo, il 5 aprile 2003, personale del Centro Operativo D.I.A. di Torino e dell’Arma dei Carabinieri di Novara ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale del capoluogo piemontese, a carico di 19 persone.


    La D.I.A., nel 2003, ha dato ulteriore impulso...




    ...all’azione volta alla prevenzione e repressione delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti delle c.d. “Grandi Opere”, in esecuzione del D.I. 14 marzo 2003, che ha affidato alla Direzione, con specifico riguardo ai citati appalti, un ruolo centrale nell’innovativo sistema che coniuga i controlli in loco con un’azione di supporto informativo e di raccordo svolta dalla D.I.A..
    A tal fine è stato reso operativo un “Osservatorio Centrale sugli Appalti” che - avvalendosi del sistema informatico realizzato da questo Organismo - fornirà un efficace ausilio agli organi centrali per l’analisi dei dati che in esso confluiscono e, contestualmente, a quelli periferici, per indirizzarne l’attività.
    In tale contesto operativo è stata attuata - con la collaborazione con gli organismi territoriali delle Forze di Polizia - un’articolata serie di accessi, disposti dai competenti Prefetti, presso alcuni cantieri impegnati nella realizzazione di talune “Grandi Opere” (l’ammodernamento dell’A3 Salerno-Reggio Calabria, l’autostrada Messina-Palermo, la T.A.V. sulla tratta Torino-Milano). In termini più ampi l’attività preventiva nei confronti delle imprese impegnate nella realizzazione di pubblici appalti ha permesso di effettuare 32 monitoraggi, con il controllo di 438 società ed imprese a rischio di infiltrazione mafiosa, nonché la verifica delle posizioni di 838 persone fisiche.
    Sul fronte del contrasto agli interessi economico-finanziari delle cosche e dell’aggressione dei loro patrimoni, l’impegno della D.I.A. ha portato al sequestro di beni appartenenti ad esponenti della criminalità organizzata per un valore complessivo di oltre 135 milioni di euro; sono stati inoltre confiscati beni per quasi 33 milioni di euro. Si è proceduto, anche, all’inoltro di 155 proposte di misure di prevenzione patrimoniali. La D.I.A., inoltre, ha analizzato 8553 segnalazioni afferenti ad “operazioni sospette” di riciclaggio, pervenute dall’Ufficio Italiano Cambi ai sensi del D.L. n.143/1991.
    Sempre nel 2003, nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria, la D.I.A. ha portato a termine 74 operazioni di polizia giudiziaria, dando esecuzione a 370 provvedimenti restrittivi, arrestando 9 latitanti e sequestrando beni, ai sensi dell’articolo 321 c.p.p., per un valore di oltre 79 milioni di euro.

    Operazioni di rilievo 2003


    OPERAZIONE ARCE LADINA

    L’operazione è stata attivata al fine di riscontare le dichiarazioni di due soggetti - organici alle famiglie RINZIVILLO–MADONIA - che hanno avanzato richiesta di collaborare con la giustizia.

    Gli accertamenti esperiti hanno portato, nei mesi di gennaio e febbraio 2003, all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 5 persone - di cui 4 già detenute per altra causa - ritenute responsabili dell’omicidio di FERRIGNO Massimo.

    Nel luglio 2005 il Centro Operativo di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di otto persone, ritenute responsabili di omicidi commessi tra il 1985 ed il 1990.

    Il 14 settembre 2006 è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto ritenuto esecutore dell’omicidio di Giuseppe CANNIZZO

    OPERAZIONE GALENA

    L’operazione è stata attivata, nel gennaio 2003, allo scopo di disarticolare un sodalizio criminoso - collegato alle famiglie PUCCINELLI-COCOZZA - dedito alle gestione di numerose attività estorsive ai danni di commercianti di Napoli, in particolare dei Rioni Traiano e Fuorigrotta.

    In tale contesto investigativo, l’11.2.2003, personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli - coadiuvato da quello della Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, della Squadra Mobile di Napoli e del Reparto Operativo del locale Comando Provinciale dei Carabinieri - ha dato esecuzione a due decreti di fermo di indiziato di delitto, emessi a carico di 10 soggetti - organici al prefato sodalizio - ritenuti responsabili delle citate estorsioni.

    In data 7 maggio 2003, infine, personale della D.I.A. ha proceduto all’arresto di un personaggio collegato al clan camorristico in questione, ritenuto responsabile di atti intimidatori nei confronti di imprenditori - autori delle denuncie sfociate negli arresti del febbraio - operanti nel quartiere Soccavo-Rione Traiano.

    Omicidio DELLE FOGLIE CARLO

    Nell’agosto del 2002, il Centro Operativo D.I.A. di Bari, su delega della locale D.D.A., ha avviato un’intensa attività investigativa allo scopo di individuare gli autori dell’omicidio di DELLE FOGLIE Carlo - organico al clan CAPRIATI di Bari - il cui cadavere, carbonizzato, era stato rinvenuto in agro di Giovinazzo (BA) il 4.12.1991.

    In tale contesto operativo, grazie alle precise risultanze investigative raccolte, sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria competente 7 soggetti - organici al prefato clan - per rispondere, in concorso tra loro, dell’omicidio di DELLE FOGLIE Carlo.

    Il 15 maggio 2003, sulla base dei dati investigativi, è stata eseguita la misura custodiale in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, a carico dei predetti.

    OPERAZIONE FIER

    Il Centro Operativo D.I.A. di Firenze ha avviato articolate indagini a carico di un gruppo criminale - costituito prevalentemente da cittadini albanesi - dedito al traffico internazionale di cocaina, dall’Olanda verso il Centro-Italia.

    In tale contesto investigativo sono state arrestate 10 persone - di cui 9 stranieri ed un cittadino italiano - ritenute responsabili di traffico e detenzione illegale di sostanza stupefacente; si è inoltre proceduto ad un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 2 cittadini albanesi, nonché al sequestro, complessivo, di oltre Kg. 15 di cocaina.

    Il 9 gennaio 2006, personale del citato Centro Operativo, ha eseguito una un’ulteriore misura cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Firenze - per i reati di cui agli artt. 73 del DPR n. 309/90, 81 e 110 c.p. - nei confronti un cittadino albanese.

    OPERAZIONE TIBURON

    L’operazione è stata avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Torino, nel 2002, a seguito di segnalazioni di operazioni bancarie sospette - inviate dal Servizio Antiriciclaggio dell’U.I.C. - concernenti un soggetto che aveva movimentato oltre 14 miliardi di lire tra il 2000 ed il 2002.

    La complessa attività investigativa è stata svolta in ordine a un’organizzazione criminale - dedita al riciclaggio di proventi illeciti - collegata ad alcuni “cambisti” - operanti all’esterno del Casinò di Saint Vincent (AO) - che per il cambio di assegni bancari praticavano ai giocatori un interesse usurario del 10%.

    In particolare, il riciclaggio veniva realizzato dagli indagati tramite una società finanziaria ed idonee coperture tese a simulare lo sconto degli assegni, provento dell’usura, con contratti di prestito a favore dei “cambisti” stessi.

    E’ stato altresì appurato che, in caso di difficoltà nel recupero dei crediti, il gruppo criminale attuava mirate azioni estorsive nei confronti dei malcapitati debitori.

    In tale contesto sono state eseguite, nel giugno 2003, 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone, indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’usura e all’estorsione, nonché sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 1.300.000 Euro.

    ARRESTO DI TROIA VINCENZO

    Il Centro Operativo D.I.A. di Palermo, in data 2.7.2003, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, a carico di TROIA Vincenzo, nato a Capaci (PA) il 18.11.1965.

    Secondo il quadro indiziario delineato dal G.I.P., anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori, il TROIA era inserito nella cosca mafiosa di Capaci (PA).

    OPERAZIONE GRANSECCO

    Il Centro Operativo D.I.A. di Caltanissetta, nel luglio del 2003, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla locale Autorità giudiziaria, a carico di 7 soggetti - ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata alla gestione degli appalti pubblici - nonché ad un decreto di sequestro di beni per una valore complessivo di circa 2.500.00 Euro.

    Tra i destinatari dell’ ordinanza vi è anche un noto avvocato, considerato “uomo” di fiducia di “cosa nostra” e rappresentante provinciale per la zona di Enna.

    Nel febbraio 2006 personale della DIA - continuando le indagini ed i riscontri sulle attività criminali del citato avvocato, principale imputato del procedimento instaurato a suo carico per associazione per delinquere di tipo mafioso - ha evidenziato le responsabilità dello stesso e di altri quattro soggetti - tutti poi colpiti da misure cautelari detentive in carcere - in ordine all’omicidio di Domenico CALCAGNO, avvenuto nel maggio 2003.

    Sempre nell’ambito della medesima indagine, nel maggio 2006, sono state notificate ulteriori quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere in ordine al reato di estorsione aggravata a soggetti già colpiti nello stesso procedimento dall’imputazione di associazione mafiosa, alcuni dei quali facenti parte della “famiglia” mafiosa di Catania. I fatti sono relativi ad una ingente richiesta di denaro operata nei confronti di una società operante nel settore edilizio.

    OPERAZIONE BOSCO SELVAGGIO

    L’operazione è stata avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria nel settembre del 1996, nei confronti del clan BELLOCCO di Rosarno - alleato storico dei PIROMALLI - particolarmente attivo nel settore delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.

    L’indagine trae origine dalle dichiarazioni rese ai magistrati da GREGORIO Giuseppe - genero di uno dei capi storici della citata famiglia - scomparso dal 1° marzo 1997, verosimilmente vittima di lupara bianca.

    In tale contesto, il 17 novembre 2003, il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso 45 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, rapina, traffico d’armi e stupefacenti, riciclaggio ed altro.

    Omicidio di FORTUNATO Nicola

    Il 17 ottobre 2003 il Centro Operativo D.I.A. di Bari ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal locale G.I.P., nei confronti di RINALDI Antonio - organico al clan dei “DIOMEDE - ritenuto responsabile dell’omicidio di FORTUNATO Nicola, perpetrato in Bari nel 1992.

    In particolare l’episodio si inquadra nella guerra tra opposte consorterie mafiose, che aveva visto il quartiere Carrassi di Bari, nel 1992, terreno di scontro tra due dei più potenti clan di quel periodo storico, quello dei “DIOMEDE” - alleato e spalleggiato dalle altrettante note famiglie dei CAPRIATI del quartiere Borgo Antico - e CAMPANALE del quartiere S. Girolamo - opposto al clan guidato dalla famiglia ANEMOLO (cui la vittima era riconducibile), alleato delle famiglie MANZARI e MONTANI del quartiere S. Paolo.

    OPERAZIONE CRNA GORA 4

    A seguito degli accertamenti patrimoniali esperiti dal Centro Operativo D.I.A. di Bari nei confronti di CUOMO Gerardo, sono state individuate, presso l’istituto di credito “Unione Bancarie Privee”, sedente nello Stato del Jersey (Isole del Canale), possidenze mobiliari - riconducibili al predetto, per il tramite di suoi congiunti - per un valore di circa 7.800.000, 00 euro.

    Dalle risultanze investigative è emerso che tale somma era il frutto dei proventi delle attività illecite del CUOMO - e della capitalizzazione degli stessi - attivo nel settore del contrabbando internazionale di tabacchi lavorati esteri, attività perpetrata grazie alla sua posizione di concessionario della licenza di importazione di tabacchi nel Montenegro.

    In tale contesto, nel luglio 2003, nei confronti del CUOMO è stata data esecuzione, nello Stato del Jersey, ad un decreto di sequestro preventivo di beni emesso nel 2001 dal G.I.P. di Bari ed inoltrato, in commissione rogatoria internazionale, alle Autorità competenti.

    OPERAZIONE PAPIRO

    In data 7.11.2003 personale della D.I.A. - in collaborazione con quello della Polizia di Stato - ha dato esecuzione a diverse ordinanze di custodia cautelare, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, nei confronti di 13 soggetti, tra cui spiccano CARTA Antioco, pregiudicato, già destinatario di numerose segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, e LANDONIO Sergio, pluripregiudicato per ricettazione ed altro.

    OPERAZIONE CENTO

    L’Autorità giudiziaria di Milano, concordando con le acquisizioni probatorie conseguite dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, in data 1.10.2003 ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 25 soggetti, ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti.

    L’attività investigativa ha consentito di individuare esponenti di rilievo di pericolosi gruppi criminali - operanti su tutto il territorio nazionale ed, in particolare, nel Lazio ed in Campania - collegati al clan camorristico capeggiato dal noto CENTORE Pasquale, originario della provincia di Caserta e successivamente stabilitosi a Milano, già collaboratore di giustizia.
    E’ stato, altresì, accertato che il citato sodalizio - con basi operative a Nizza e Milano - ha importato in Italia, direttamente dai Paesi produttori (Marocco, Perù e Colombia) ingentissime quantità di sostanze stupefacenti, soprattutto hashish e cocaina, mediante trasporti su strada attraverso il territorio spagnolo, o via mare, tramite containers, avvalendosi anche del supporto di strutture criminali collegate direttamente ai vertici del narcotraffico colombiano.


    La D.I.A., nel 2003, ha dato ulteriore impulso...




    ...all’azione volta alla prevenzione e repressione delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti delle c.d. “Grandi Opere”, in esecuzione del D.I. 14 marzo 2003, che ha affidato alla Direzione, con specifico riguardo ai citati appalti, un ruolo centrale nell’innovativo sistema che coniuga i controlli in loco con un’azione di supporto informativo e di raccordo svolta dalla D.I.A..
    A tal fine è stato reso operativo un “Osservatorio Centrale sugli Appalti” che - avvalendosi del sistema informatico realizzato da questo Organismo - fornirà un efficace ausilio agli organi centrali per l’analisi dei dati che in esso confluiscono e, contestualmente, a quelli periferici, per indirizzarne l’attività.
    In tale contesto operativo è stata attuata - con la collaborazione con gli organismi territoriali delle Forze di Polizia - un’articolata serie di accessi, disposti dai competenti Prefetti, presso alcuni cantieri impegnati nella realizzazione di talune “Grandi Opere” (l’ammodernamento dell’A3 Salerno-Reggio Calabria, l’autostrada Messina-Palermo, la T.A.V. sulla tratta Torino-Milano). In termini più ampi l’attività preventiva nei confronti delle imprese impegnate nella realizzazione di pubblici appalti ha permesso di effettuare 32 monitoraggi, con il controllo di 438 società ed imprese a rischio di infiltrazione mafiosa, nonché la verifica delle posizioni di 838 persone fisiche.
    Sul fronte del contrasto agli interessi economico-finanziari delle cosche e dell’aggressione dei loro patrimoni, l’impegno della D.I.A. ha portato al sequestro di beni appartenenti ad esponenti della criminalità organizzata per un valore complessivo di oltre 135 milioni di euro; sono stati inoltre confiscati beni per quasi 33 milioni di euro. Si è proceduto, anche, all’inoltro di 155 proposte di misure di prevenzione patrimoniali. La D.I.A., inoltre, ha analizzato 8553 segnalazioni afferenti ad “operazioni sospette” di riciclaggio, pervenute dall’Ufficio Italiano Cambi ai sensi del D.L. n.143/1991.
    Sempre nel 2003, nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria, la D.I.A. ha portato a termine 74 operazioni di polizia giudiziaria, dando esecuzione a 370 provvedimenti restrittivi, arrestando 9 latitanti e sequestrando beni, ai sensi dell’articolo 321 c.p.p., per un valore di oltre 79 milioni di euro.

    Operazioni di rilievo 2003


    OPERAZIONE ARCE LADINA

    L’operazione è stata attivata al fine di riscontare le dichiarazioni di due soggetti - organici alle famiglie RINZIVILLO–MADONIA - che hanno avanzato richiesta di collaborare con la giustizia.

    Gli accertamenti esperiti hanno portato, nei mesi di gennaio e febbraio 2003, all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 5 persone - di cui 4 già detenute per altra causa - ritenute responsabili dell’omicidio di FERRIGNO Massimo.

    Nel luglio 2005 il Centro Operativo di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di otto persone, ritenute responsabili di omicidi commessi tra il 1985 ed il 1990.

    Il 14 settembre 2006 è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto ritenuto esecutore dell’omicidio di Giuseppe CANNIZZO

    OPERAZIONE GALENA

    L’operazione è stata attivata, nel gennaio 2003, allo scopo di disarticolare un sodalizio criminoso - collegato alle famiglie PUCCINELLI-COCOZZA - dedito alle gestione di numerose attività estorsive ai danni di commercianti di Napoli, in particolare dei Rioni Traiano e Fuorigrotta.

    In tale contesto investigativo, l’11.2.2003, personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli - coadiuvato da quello della Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, della Squadra Mobile di Napoli e del Reparto Operativo del locale Comando Provinciale dei Carabinieri - ha dato esecuzione a due decreti di fermo di indiziato di delitto, emessi a carico di 10 soggetti - organici al prefato sodalizio - ritenuti responsabili delle citate estorsioni.

    In data 7 maggio 2003, infine, personale della D.I.A. ha proceduto all’arresto di un personaggio collegato al clan camorristico in questione, ritenuto responsabile di atti intimidatori nei confronti di imprenditori - autori delle denuncie sfociate negli arresti del febbraio - operanti nel quartiere Soccavo-Rione Traiano.

    Omicidio DELLE FOGLIE CARLO

    Nell’agosto del 2002, il Centro Operativo D.I.A. di Bari, su delega della locale D.D.A., ha avviato un’intensa attività investigativa allo scopo di individuare gli autori dell’omicidio di DELLE FOGLIE Carlo - organico al clan CAPRIATI di Bari - il cui cadavere, carbonizzato, era stato rinvenuto in agro di Giovinazzo (BA) il 4.12.1991.

    In tale contesto operativo, grazie alle precise risultanze investigative raccolte, sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria competente 7 soggetti - organici al prefato clan - per rispondere, in concorso tra loro, dell’omicidio di DELLE FOGLIE Carlo.

    Il 15 maggio 2003, sulla base dei dati investigativi, è stata eseguita la misura custodiale in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, a carico dei predetti.

    OPERAZIONE FIER

    Il Centro Operativo D.I.A. di Firenze ha avviato articolate indagini a carico di un gruppo criminale - costituito prevalentemente da cittadini albanesi - dedito al traffico internazionale di cocaina, dall’Olanda verso il Centro-Italia.

    In tale contesto investigativo sono state arrestate 10 persone - di cui 9 stranieri ed un cittadino italiano - ritenute responsabili di traffico e detenzione illegale di sostanza stupefacente; si è inoltre proceduto ad un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 2 cittadini albanesi, nonché al sequestro, complessivo, di oltre Kg. 15 di cocaina.

    Il 9 gennaio 2006, personale del citato Centro Operativo, ha eseguito una un’ulteriore misura cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Firenze - per i reati di cui agli artt. 73 del DPR n. 309/90, 81 e 110 c.p. - nei confronti un cittadino albanese.

    OPERAZIONE TIBURON

    L’operazione è stata avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Torino, nel 2002, a seguito di segnalazioni di operazioni bancarie sospette - inviate dal Servizio Antiriciclaggio dell’U.I.C. - concernenti un soggetto che aveva movimentato oltre 14 miliardi di lire tra il 2000 ed il 2002.

    La complessa attività investigativa è stata svolta in ordine a un’organizzazione criminale - dedita al riciclaggio di proventi illeciti - collegata ad alcuni “cambisti” - operanti all’esterno del Casinò di Saint Vincent (AO) - che per il cambio di assegni bancari praticavano ai giocatori un interesse usurario del 10%.

    In particolare, il riciclaggio veniva realizzato dagli indagati tramite una società finanziaria ed idonee coperture tese a simulare lo sconto degli assegni, provento dell’usura, con contratti di prestito a favore dei “cambisti” stessi.

    E’ stato altresì appurato che, in caso di difficoltà nel recupero dei crediti, il gruppo criminale attuava mirate azioni estorsive nei confronti dei malcapitati debitori.

    In tale contesto sono state eseguite, nel giugno 2003, 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone, indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’usura e all’estorsione, nonché sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 1.300.000 Euro.

    ARRESTO DI TROIA VINCENZO

    Il Centro Operativo D.I.A. di Palermo, in data 2.7.2003, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, a carico di TROIA Vincenzo, nato a Capaci (PA) il 18.11.1965.

    Secondo il quadro indiziario delineato dal G.I.P., anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori, il TROIA era inserito nella cosca mafiosa di Capaci (PA).

    OPERAZIONE GRANSECCO

    Il Centro Operativo D.I.A. di Caltanissetta, nel luglio del 2003, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla locale Autorità giudiziaria, a carico di 7 soggetti - ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata alla gestione degli appalti pubblici - nonché ad un decreto di sequestro di beni per una valore complessivo di circa 2.500.00 Euro.

    Tra i destinatari dell’ ordinanza vi è anche un noto avvocato, considerato “uomo” di fiducia di “cosa nostra” e rappresentante provinciale per la zona di Enna.

    Nel febbraio 2006 personale della DIA - continuando le indagini ed i riscontri sulle attività criminali del citato avvocato, principale imputato del procedimento instaurato a suo carico per associazione per delinquere di tipo mafioso - ha evidenziato le responsabilità dello stesso e di altri quattro soggetti - tutti poi colpiti da misure cautelari detentive in carcere - in ordine all’omicidio di Domenico CALCAGNO, avvenuto nel maggio 2003.

    Sempre nell’ambito della medesima indagine, nel maggio 2006, sono state notificate ulteriori quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere in ordine al reato di estorsione aggravata a soggetti già colpiti nello stesso procedimento dall’imputazione di associazione mafiosa, alcuni dei quali facenti parte della “famiglia” mafiosa di Catania. I fatti sono relativi ad una ingente richiesta di denaro operata nei confronti di una società operante nel settore edilizio.

    OPERAZIONE BOSCO SELVAGGIO

    L’operazione è stata avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria nel settembre del 1996, nei confronti del clan BELLOCCO di Rosarno - alleato storico dei PIROMALLI - particolarmente attivo nel settore delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.

    L’indagine trae origine dalle dichiarazioni rese ai magistrati da GREGORIO Giuseppe - genero di uno dei capi storici della citata famiglia - scomparso dal 1° marzo 1997, verosimilmente vittima di lupara bianca.

    In tale contesto, il 17 novembre 2003, il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso 45 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, rapina, traffico d’armi e stupefacenti, riciclaggio ed altro.

    Omicidio di FORTUNATO Nicola

    Il 17 ottobre 2003 il Centro Operativo D.I.A. di Bari ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal locale G.I.P., nei confronti di RINALDI Antonio - organico al clan dei “DIOMEDE - ritenuto responsabile dell’omicidio di FORTUNATO Nicola, perpetrato in Bari nel 1992.

    In particolare l’episodio si inquadra nella guerra tra opposte consorterie mafiose, che aveva visto il quartiere Carrassi di Bari, nel 1992, terreno di scontro tra due dei più potenti clan di quel periodo storico, quello dei “DIOMEDE” - alleato e spalleggiato dalle altrettante note famiglie dei CAPRIATI del quartiere Borgo Antico - e CAMPANALE del quartiere S. Girolamo - opposto al clan guidato dalla famiglia ANEMOLO (cui la vittima era riconducibile), alleato delle famiglie MANZARI e MONTANI del quartiere S. Paolo.

    OPERAZIONE CRNA GORA 4

    A seguito degli accertamenti patrimoniali esperiti dal Centro Operativo D.I.A. di Bari nei confronti di CUOMO Gerardo, sono state individuate, presso l’istituto di credito “Unione Bancarie Privee”, sedente nello Stato del Jersey (Isole del Canale), possidenze mobiliari - riconducibili al predetto, per il tramite di suoi congiunti - per un valore di circa 7.800.000, 00 euro.

    Dalle risultanze investigative è emerso che tale somma era il frutto dei proventi delle attività illecite del CUOMO - e della capitalizzazione degli stessi - attivo nel settore del contrabbando internazionale di tabacchi lavorati esteri, attività perpetrata grazie alla sua posizione di concessionario della licenza di importazione di tabacchi nel Montenegro.

    In tale contesto, nel luglio 2003, nei confronti del CUOMO è stata data esecuzione, nello Stato del Jersey, ad un decreto di sequestro preventivo di beni emesso nel 2001 dal G.I.P. di Bari ed inoltrato, in commissione rogatoria internazionale, alle Autorità competenti.

    OPERAZIONE PAPIRO

    In data 7.11.2003 personale della D.I.A. - in collaborazione con quello della Polizia di Stato - ha dato esecuzione a diverse ordinanze di custodia cautelare, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, nei confronti di 13 soggetti, tra cui spiccano CARTA Antioco, pregiudicato, già destinatario di numerose segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, e LANDONIO Sergio, pluripregiudicato per ricettazione ed altro.

    OPERAZIONE CENTO

    L’Autorità giudiziaria di Milano, concordando con le acquisizioni probatorie conseguite dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, in data 1.10.2003 ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 25 soggetti, ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti.

    L’attività investigativa ha consentito di individuare esponenti di rilievo di pericolosi gruppi criminali - operanti su tutto il territorio nazionale ed, in particolare, nel Lazio ed in Campania - collegati al clan camorristico capeggiato dal noto CENTORE Pasquale, originario della provincia di Caserta e successivamente stabilitosi a Milano, già collaboratore di giustizia.
    E’ stato, altresì, accertato che il citato sodalizio - con basi operative a Nizza e Milano - ha importato in Italia, direttamente dai Paesi produttori (Marocco, Perù e Colombia) ingentissime quantità di sostanze stupefacenti, soprattutto hashish e cocaina, mediante trasporti su strada attraverso il territorio spagnolo, o via mare, tramite containers, avvalendosi anche del supporto di strutture criminali collegate direttamente ai vertici del narcotraffico colombiano.


    La D.I.A., nel corso del 2004, ha proseguito...




    ...nell’attività di contrasto alle organizzazioni criminali, sia sul piano preventivo che su quello repressivo, indirizzando i propri sforzi, soprattutto, verso la neutralizzazione dei tentativi di infiltrazione mafiosa nei pubblici appalti e verso l’aggressione ai patrimoni illecitamente conseguiti.
    Su quest’ultimo versante l’impegno della D.I.A. ha trovato espressione in risultati sicuramente apprezzabili: nel 2004 sono stati sequestrati beni appartenenti ad esponenti della criminalità organizzata per un valore complessivo di quasi 490 milioni di euro e confiscati patrimoni mafiosi per quasi 89 milioni di euro. Sono state, altresì, inoltrate 78 proposte di misure di prevenzione ed analizzate 12.348 segnalazioni afferenti ad “operazioni sospette” di riciclaggio, pervenute dall’Ufficio Italiano Cambi ai sensi del D.L. n.143/1991.
    Inoltre, nell’anno in esame, nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria, la D.I.A. ha tratto in arresto 302 mafiosi ed ha proceduto alla cattura di 4 latitanti.
    Nell’ambito del comparto dei pubblici appalti, la D.I.A. - che in virtù del D.I. 14.03.2003 ha assunto un ruolo centrale nell’azione di contrasto alle infiltrazioni mafiose - ha curato lo svolgimento delle attività di monitoraggio ad essa attribuite, attraverso il preponderante impegno dell’Osservatorio Centrale.
    In tale contesto operativo, in particolare, sono stati eseguiti, in esecuzione di specifici provvedimenti dei Prefetti competenti, 27 accessi in cantieri impegnati nella realizzazione delle c.d. Grandi Opere, con il conseguente controllo di 1367 persone fisiche, 453 persone giuridiche e 889 automezzi. A conclusione di 5 dei citati accessi è stata accertata la partecipazione ai lavori di imprese “controindicate”.
    In termini più ampi, sempre con riguardo alle iniziative dirette ad assicurare elevati standard di legalità ai pubblici appalti, la D.I.A. ha completato la complessa procedura di aggiudicazione in ordine alla realizzazione, finanziata dal Programma Operativo “Sicurezza per il Mezzogiorno”, di una struttura tecnologica di supporto alle Prefetture delle regioni meridionali, a garanzia della trasparenza ed efficienza del sistema dei pubblici appalti.
    A ciò si aggiunga che, nell’ambito dell’assegnazione di fondi CIPE per l’accelerazione delle Grandi Opere, la Direzione è impegnata nel completamento, entro il 2005, di un sistema di collegamento telematico tra contraenti generali, Prefetture e la stessa D.I.A..





    Operazioni di rilievo 2004


    OPERAZIONE SAN PATRIZIO

    L’operazione, avviata d’iniziativa nel marzo del 2000, ha fatto luce su infiltrazioni mafiose perpetrate - grazie anche alla collusione di alcuni appartenenti agli organi amministrativi interessati - nell’aggiudicazione di appalti banditi dalla Marina Militare statunitense, per attività edilizie da realizzare presso la base nato di Sigonella.

    A seguito dell’informativa, depositata nel 2003 presso l’Autorità giudiziaria di Catania, relativa a 28 soggetti - indagati a vario titolo per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata all’acquisizione o gestione illecita di gare d’appalto, tentata estorsione ed altri gravi reati - il 7 febbraio 2004, è stata data esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei confronti di 7 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei predetti reati.

    Il 6 aprile 2004, inoltre, è stata presentata richiesta di sequestro preventivo ai sensi dell’art.321 c.p.p. a carico di due imprese.

    OPERAZIONE LIVELLA

    L’operazione è stata attivata, nell’ottobre 2002, allo scopo di riscontrare le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, che hanno permesso di ricostruire il panorama criminoso partenopeo a far data dalla fine degli anni ’80.

    In tale contesto, l’8 gennaio 2004, personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli ha dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla locale Autorità giudiziaria, nei confronti di MISSI Giuseppe - capo del noto clan camorristico denominato “Misso” - ritenuto responsabile dell’omicidio di ESPOSITO Giovanna, perpetrato il 25.11.1983.

    In tale contesto investigativo è emerso un nuovo ed autonomo filone di indagine che ha evidenziato l’esistenza di una rete di personaggi - a vario titolo legati ad ambienti calcistici riconducibili a squadre iscritte ai Campionati di serie “A”, “B” e “C” - che sarebbero stati in grado di condizionare i risultati di alcune partite quotate dalla SNAI, al fine di trarne un profitto mediante giocate legali.

    In questo ambito, nel maggio 2004, la Procura della Repubblica partenopea ha emesso un decreto di perquisizione a carico di 13 persone fisiche e 12 società di calcio.

    Successivamente, personale del Centro Operativo D.I.A. di Napoli – in collaborazione con militari del locale Reparto Operativo dei Carabinieri – ha dato, altresì, esecuzione a 10 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti individui - tutti elementi di spicco del clan GIULIANO - ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, nonché ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto neiconfronti di MAZZARELLA Vincenzo, già latitante - capo dell’omonimo clan - e D’AMICO Fabio, ad esso sodale; nella circostanza è stato tratto in arresto in flagranza di reato D’AMICO Armando - fratello di Fabio, trovato in possesso di un’arma illegalmente posseduta - e sottoposti a sequestro tre Internet Point, mediante i quali veniva riciclato il danaro di provenienza delittuosa.

    OPERAZIONE TURCHESE

    L’operazione è stata attivata nel febbraio del 2001, al fine di contrastare le illecite attività poste in essere da un gruppo criminale dedito soprattutto, nel comune di Scafati, alla perpetrazione di estorsioni ai danni di imprenditori edili.

    Sulla base degli esiti investigativi conseguiti dalla Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, in data 13 febbraio 2004 è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di quel capoluogo, nei confronti di 5 soggetti - tra cui figurano NAPPO Vincenzo e PESACANE Giuseppe, capo dell’omonimo clan operante a Boscoreale (NA) – ritenuti responsabili di estorsione aggravata e di altri gravi reati.

    OPERAZIONE COSTIERA

    Le indagini sono state avviate, nel 2001, dalla Sezione Operativa D.I.A. di Salerno nei confronti del gruppo imprenditoriale ROMANO-AGIZZA (ROMANO Luigi, il figlio Domenico ed i fratelli AGIZZA erano già stati condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso) - collegato al clan ALFIERI-GALASSO - ritenuto fulcro del complesso intreccio camorra-imprenditoria-politica e dedito alla gestione e controllo di appalti pubblici.

    In tale ambito operativo - a seguito di un’articolata attività investigativa - il 22 giugno 2004, personale della D.I.A. ha dato esecuzione al sequestro preventivo di 14 società per un valore di circa 15 milioni di Euro.

    OPERAZIONE BAR-BARI

    Sulla base delle risultanze investigative acquisite dal Centro Operativo D.I.A. di Bari, la locale Autorità giudiziaria, nel maggio del 2004, ha disposto la custodia cautelare in carcere di 36 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa finalizzata alla consumazione di reati concernenti le sostanze stupefacenti, le armi, il patrimonio e di eventi omicidiari.

    Tra gli arrestati spiccano i nomidi MARTIRADONNA Vito, CARRASSI Michele, FERRANTE Benedetto, MILLONI Andrea, AMORUSO Michele, BARTOLI Giovanni, MINELLA Matteo, SASSANELLI Michele e ZOTTI Dorotea, a cui carico sono state poi inflitte pene pesantissime.

    Il provvedimento restrittivo in questione, nell’ambito della medesima inchiesta, è seguito a quello analogo, emesso nel marzo 2004, dalla medesima Autorità giudiziaria, nei confronti di 6 elementi di assoluto spessore criminale, tra i quali figurano i noti fratelli CAPRIATI Antonio e Domenico.

    Infine, il Collegio giudicante - dando riscontro alle indagini condotte dalla D.I.A. - nel riconoscere giudiziariamente l’esistenza di una associazione mafiosa riconducibile alla famiglia CAPRIATI ha, complessivamente, condannato 73 soggetti - 4 dei quali all’ ergastolo - e ha inflitto pene per complessivi 686 anni di reclusione.

    Il 27 novembre 2006 - a seguito della sentenza della Corte di Cassazione, emessa il 20 novembre c.a., che ha reso definitiva la condanna di alcuni esponenti del citato clan Capriati, nell’ambito del processo denominato “Borgo Antico” - sono stati eseguiti 7 provvedimenti di esecuzione pena emessi dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Bari.

    OPERAZIONE “MEDIANA 2”

    L’inchiesta - una tranche investigativa dell’operazione “Mediana” - è stata condotta dalla D.I.A., congiuntamente alle Squadre Mobili di Lecce e di Brindisi, allo scopo di riscontrare le dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia in ordine alle attività illecite poste in essere dalla più potente e pericolosa organizzazione criminale operante nella provincia di Brindisi.

    In tale ambito operativo, le risultanze investigative hanno consentito l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 30 soggetti, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, numerosi omicidi, detenzione e porto illegale di armi, nonché di altri gravi reati, che è stata eseguita il 12 aprile 2004.

    OPERAZIONE TORO

    Nell’aprile del 2004 è stata data esecuzione a 9 provvedimenti restrittivi - di cui sei di custodia cautelare in carcere e tre agli arresti domiciliari - emessi dall’Autorità giudiziaria di Roma nei confronti di altrettanti personaggi ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di commercianti esteri di carni, nonché all’immissione sul mercato nazionale di sostanze alimentari nocive.

    Tra i destinatari delle misure cautelari figurano, tra gli altri, anche esponenti della criminalità organizzata operante nel sud-pontino collegati alla camorra, alla criminalità romana, nonché a famiglie mafiose di Gela.

    OPERAZIONE GOLEM

    L'operazione è stata attivata, nell'agosto del 2002, dal Centro Operativo D.I.A. di Napoli, al fine di disarticolare il clan "FABBROCINO", già oggetto d’indagine nell’ambito dell’operazione "Incudine", conclusasi con l'arresto, in Argentina, del boss Mario FABBROCINO nonché dei vertici dell'organizzazione.

    In tale ambito, le risultanze investigative hanno consentito, in data 26 luglio 2004, l’emissione di 26 informazioni di garanzia” nei confronti di altrettanti personaggi ritenuti affiliati o fiancheggiatori del predetto clan.

    OPERAZIONE CAGE

    Nel luglio 2004, i Centri Operativi D.I.A. di Reggio Calabria e Torino hanno dato esecuzione a 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale reggino nei confronti di altrettante persone - fra cui figurano anche dipendenti comunali di Calanna, Cardeto e Sant’Alessio d’Aspromonte - ritenute responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, detenzione illegale di armi e munizioni, favoreggiamento personale, truffa ed altro.

    Le risultanze investigative, frutto di articolate indagini, hanno consentito di evidenziare le attività illecite poste in essere dal sodalizio criminale capeggiato da Giuseppe GRECO - già inquisito per reati associativi e figlio di Francesco GRECO, capo dell’omonimo clan riconducibile alla consorteria mafiosa degli ARANITI - tra cui rilevano, in particolare, gli atti compiuti, in occasione delle consultazioni amministrative del Comune di Calanna (RC), svoltesi il 25 maggio 2003, per orientare le preferenze elettorali in favore di candidati contigui al predetto clan.

    OPERAZIONE FLOWER 2004

    Nel luglio 2004 il Centro Operativo D.I.A. di Torino ha avviato un’indagine nei confronti di un sodalizio criminale - capeggiato da un albanese residente nel capoluogo piemontese - composto da cittadini della stessa etnia dimoranti in Piemonte, che era dedito principalmente al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

    L’inchiesta ha consentito alla D.I.A. di trarre in arresto 2 cittadini greci trovati in possesso di circa Kg. 13 di cocaina allo stato puro, Kg. 10 hashish e Kg. 10 di marijuana.

    Nel medesimo contesto operativo, nel maggio 2005, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto otto cittadini albanesi ed un cittadino marocchino, mentre altri due stranieri, una equadoregna ed un albanese, sono stati tratti in arresto. Tutti dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e di altri reati in materia di droga.

    Il 15 marzo 2006, personale del citato Centro Operativo ha eseguito 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal locale GIP, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di violazioni agli artt. 73 ed 81 del D.P.R. 309/90.

    OPERAZIONE CARRO

    L’attività investigativa - scaturita da due segnalazioni di operazioni bancarie sospette - è stata avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Palermo, in ordine alle attività illecite di natura finanziaria poste in essere da alcuni soggetti, collegati alla cosca mafiosa palermitana del quartiere San Lorenzo

    In particolare gli indagati, con abili e spregiudicate operazioni economico-finanziarie e societarie, avevano alienato il patrimonio agli stessi riconducibile, creando nuove società e/o acquisendo il controllo di altre già esistenti - tutte operanti nel campo dell’edilizia e dell’intermediazione immobiliare - mantenendone di fatto il controllo e la piena disponibilità mediante il ricorso sistematico a prestanomi.

    In tale contesto operativo, il G.I.P. del Tribunale di Palermo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico 4 soggetti, responsabili, in concorso, del reato di intestazione fittizia di beni.

    Contestualmente, lo stesso G.I.P. ha disposto, altresì, il sequestro preventivo dei beni mobili ed immobili, nella disponibilità dei soggetti coinvolti, per un valore complessivo di 50 milioni di Euro; tra i beni sequestrati figurano magazzini, locali commerciali, conti bancari, quote societarie, 4 società (due con sede a Palermo e due a Roma) e numerosi appartamenti e fabbricati.

    OPERAZIONE SUBURBIA

    L’operazione è stata avviata, nel gennaio del 2004, dal Centro Operativo D.I.A. di Roma allo scopo di far piena luce su rilevanti movimentazioni finanziarie e acquisizioni immobiliari poste in essere da alcuni imprenditori, anche a seguito di una segnalazione di operazioni bancarie sospette relativa agli stessi soggetti, ma concernente fatti diversi.

    L’attività investigativa svolta - che già nel marzo 2004 aveva portato all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di beni, disposto dal G.I.P. di Roma, per false comunicazioni sociali, per un valore di circa 135 milioni di Euro (150 unità immobiliari riconducibili ad alcuni indagati) - nel mese di ottobre 2004 ha consentito l’esecuzione di un analogo provvedimento, del valore di oltre un milione di Euro.

    In particolare, le indagini hanno premesso di disvelare falsi in scritture private e in bilanci societari mediante i quali è stato possibile accedere fraudolentemente a crediti bancari ammontanti a quasi 90 milioni di Euro.

    All’esito delle investigazioni svolte la Procura della Repubblica di Roma ha richiesto, al G.I.P., il rinvio a giudizio di cinque soggetti, tutti elementi di vertice di gruppi immobiliari e società finanziarie operanti sul territorio nazionale e, prevalentemente, nella Capitale. I reati contestati, a vario titolo e in concorso tra loro, vanno dal falso in bilancio all’appropriazione indebita per ingenti somme di danaro, in danno di soci, istituti di credito e del pubblico.

    OPERAZIONE PATTO

    Avviata nel 2003 - con l’obiettivo di disarticolare una vasta associazione di tipo mafioso, operante in Pagani (SA), che, a seguito dello scompaginamento del clan CONTALDO, aveva assunto il controllo delle attività illecite in quella località - l’indagine ha consentito di eseguire tra marzo e giugno del 2004 , due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili di omicidio, tentato omicidio, traffico di sostanze stupefacenti ed altro.

    Nel medesimo contesto investigativo, il 16 novembre 2006, la Sezione Operativa di Salerno ha eseguito altre tre o.c.c.c. per tentato omicidio aggravato.


    Nel 2005, la DIA ha continuato a contrastare,...


    .......con un’azione incisiva e costante, la criminalità organizzata. Ha portato a conclusione importanti operazioni di polizia giudiziaria, assicurando alla giustizia 230 soggetti e 12 latitanti, tra cui spicca la cattura del noto boss Mario FABBROCINO (vedi foto) - ricercato dall’aprile 2005, allorché si rese irreperibile dopo la condanna per l’omicidio di Roberto CUTOLO, figlio del noto Raffaele. Eclatante anche l’arresto di Luigi GUIDA - elemento di spicco del noto clan dei “casalesi” - nonché del latitante Vincenzo PERNICE, cognato del boss Pietro LICCIARDI, capo dell’omonimo clan camorrista. Sempre in tale contesto, ottimizzando l’impiego dei diversi strumenti disponibili in ambito giudiziario, la DIA ha complessivamente sottratto alle cosche beni per un valore di oltre 109 milioni di euro. Analogamente a quanto compiuto sul versante delle investigazioni giudiziarie, la DIA ha orientato l’attività preventiva con particolare riguardo all’aggressione dei patrimoni mafiosi illecitamente acquisiti. Ai sensi della L.575/65 sono stati, infatti, sequestrati beni per un valore superiore a 90 milioni di euro e confiscati oltre 148 milioni. Sempre sul fronte delle investigazioni preventive – nel perseguimento dell’obiettivo strategico e di quello operativo attribuito alla DIA dalla “Direttiva Generale del Signor Ministro sull’attività amministrativa e sulla gestione per il 2005”, sul tema specifico delle infiltrazioni mafiose nelle c.d. “Grandi Opere” – la Direzione ha registrato un trend positivo dell’attività svolta nell’anno in esame: sono state controllate 707 società ed imprese, con una verifica complessiva della posizione di 909 persone fisiche, nonché effettuati 53 accessi presso i cantieri. Infine, sul versante della lotta al riciclaggio è stato impresso un ulteriore impulso alle relative attività, che hanno consentito l'esame di 6.419 segnalazioni di operazioni sospette: di queste, 267 sono risultate attinenti ai delitti di riciclaggio e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e pertanto hanno formato oggetto di specifico approfondimento investigativo.

    Operazioni di rilievo 2005


    OPERAZIONE “ALLEANZA”

    L’operazione ha permesso di individuare e disarticolare un’organizzazione criminale mafiosa cinese, operante anche al di fuori dei confini nazionali, dedita alla consumazione di rapine, estorsioni, sequestri di persona, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.

    Nel maggio 2005, il Centro Operativo D.I.A. di Firenze, in collaborazione con gli organismi territoriali di varie Forze di polizia, ha dato esecuzione, sul territorio nazionale, a sedici provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi dall’Autorità giudiziaria fiorentina. Sempre nel medesimo contesto investigativo sono stati destinatari di un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare altri due affiliati alla medesima organizzazione criminale, già detenuti in Francia per altra causa.

    Nel corso dell’estate 2005, i complessi accertamenti esperiti dalla DIA, hanno portato all’arresto di tre cittadini asiatici, due in Toscana ed uno presso l’aeroporto di Roma “Leonardo da Vinci”.

    Nel medesimo contesto investigativo, nel febbraio 2006, a Firenze, è stato rintracciato e tratto in arresto un soggetto di etnia cinese, resosi latitante a seguito di una misura cautelare in carcere. All’interno dell’appartamento del predetto sono stati, altresì, sorpresi e arrestati altri tre cittadini cinesi per detenzione di droga ed armi.

    OPERAZIONE “BROOKLYN”

    L’operazione – condotta dal Centro Operativo DIA di Roma – è stata attivata in ordine alle attività illecite riferibili ad un’organizzazione mafiosa a carattere transnazionale, dedita al traffico di sostanze stupefacenti ed al riciclaggio, mediante l’avvio di attività imprenditoriali e l’acquisizione di rilevanti appalti pubblici.

    Le risultanze della articolata attività investigativa hanno permesso di acclarare la connotazione mafiosa del sodalizio, consentendo, altresì, di accertare come ingenti capitali illecitamente acquisiti dal medesimo sarebbero stati reinvestiti nella realizzazione di importanti opere pubbliche, con particolare riguardo a quelle finalizzate alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

    L’indagine ha, in particolare, fatto emergere, quale capo indiscusso dell’organizzazione criminale, Vito RIZZUTO, 58enne originario di Cattolica Eraclea (AG), noto esponente mafioso sospettato di “rappresentare” in Canada la “famiglia” BONANNO di New York, attualmente detenuto in Canada in attesa di estradizione negli Stati Uniti quale responsabile di alcuni omicidi.

    Si è, altresì, accertato che il RIZZUTO, sebbene da tempo emigrato oltreoceano, ha mantenuto saldi legami con il Paese d’origine, ove si avvale di articolazioni allocate nelle città di Milano, Bari e Roma, supportato dalla collaborazione di altri sodali, quali un manager con specifiche esperienze nel settore delle “Grandi Opere” pubbliche, un broker internazionale, nonché alcuni imprenditori stranieri.

    In tale contesto investigativo l’Autorità giudiziaria di Roma ha emesso, nel febbraio 2005, cinque provvedimenti restrittivi nei confronti dei predetti personaggi, tutti indagati per associazione per delinquere di tipo mafioso pluriaggravata.

    OPERAZIONE “DIRTY MONEY”

    La complessa indagine ha riguardato le relazioni avute da una banca della provincia di Caltanissetta con la criminalità organizzata.

    La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, a seguito delle investigazioni della D.I.A., ha inoltrato al GIP presso il locale Tribunale richieste di misure cautelari in carcere per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. ed altro nei confronti di nove soggetti.

    L’Autorità giudiziaria competente, inoltre, ha richiesto alla Banca d’Italia di procedere al commissariamento della banca.

    Nel luglio 2005, a seguito di ulteriori provvedimenti restrittivi del GIP di Caltanissetta, sono state arrestate sette persone, tra le quali figurano alcuni dirigenti della citata banca, attualmente commissariata.

    OPERAZIONE “FENERATOR”

    L’indagine è stata sviluppata, con il coordinamento della DDA di Lecce, dalla DIA e dall’Arma dei Carabinieri in ordine ad un gruppo di usurai attivi in quella provincia pugliese.

    Nel maggio 2005, il GIP del Tribunale leccese, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei soggetti ritenuti responsabili di usura ed altri gravi reati. Lo stesso Giudice ha disposto il sequestro preventivo di beni, ai sensi dell’art 321 cpp., per un valore di 1.500.000 euro.

    OPERAZIONE “FINALE”

    Il 14 agosto 2005 - nell’ambito di un’ampia e complessa attività investigativa finalizzata all’acquisizione di elementi probatori sul conto di soggetti legati al noto clan FABBROCINO - è stato localizzato e tratto in arresto, da parte di personale della Centro Operativo D.I.A. di Napoli, in una villa di un imprenditore insospettabile ubicata in San Giuseppe Vesuviano (NA), il latitante Mario FABBROCINO. Nella circostanza veniva tratto in arresto anche il proprietario dell’immobile per favoreggiamento aggravato.

    Il 31 agosto 2005 è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un ulteriore soggetto, indagato sempre per favoreggiamento aggravato nei confronti del sopra citato boss camorrista.

    Il 5 gennaio 2006, personale del citato Centro Operativo, ha tratto in arresto un affiliato al clan Fabbrocino,risultato essere il “custode” di un arsenale nella disponibilità del predetto gruppo criminoso, costituito da un consistente numero di armi e munizioni, rinvenute e sequestrate in un terreno sito in località Terzigno (NA).
    Nel prosieguo delle attività, nel maggio 2006, è stata data esecuzione a 9 misure cautelari detentive nei confronti di altrettanti soggetti affiliati al menzionato sodalizio criminale, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, usura e fittizia intestazione di beni. Tra i soggetti raggiunti dal provvedimento figura lo stesso capo clan, Mario FABBROCINO.

    OPERAZIONE PAPERMILL

    A seguito di segnalazioni bancarie sospette, dal mese di luglio 2003 sono state avviate indagini nei confronti di soggetti collegati ad esponenti della ‘ndrangheta che hanno usufruito di finanziamenti ex legge 488/92.

    In data 17.8.2005 il Centro Operativo di Reggio Calabria, a conclusione di una prima fase d’indagine, ha inoltrato a quella DDA, un’informativa riepilogativa, con la quale ha segnalato n. 17 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello stato, riciclaggio, ed altri gravi reati.

    Nel mese di ottobre 2006 l’operazione di P.G. è stata conclusa con l’emissione da parte dell’A.G. di Reggio Calabria di nr. 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere per i reati di associazione mafiosa, truffa e riciclaggio. Nella circostanza sono state sequestrate nr. 6 società, 1 supermercato, 5 immobili e diversi c/c intestati o riconducibili alle persone colpite dal provvedimento per un valore di € 10.000.000.

    OPERAZIONE “GIOCO D’AZZARDO”

    Nel maggio 2005 l’Autorità giudiziaria di Reggio Calabria ha emesso, sulla base di complesse e prolungate indagini svolte dalla Sezione Operativa D.I.A. di Messina, sedici provvedimenti cautelari in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso, corruzione, concussione, peculato, favoreggiamento personale e rivelazione di segreti d’ufficio.

    Tra i destinatari figurano anche esponenti delle istituzioni pubbliche e dell’imprenditoria messinese.

    Particolare rilievo assume la figura dell’imprenditore Rosario SPADARO, ritenuto responsabile di riciclaggio - compiuto mediante l’apertura in vari Paesi esteri di case da gioco e la gestione di complessi turistico-alberghieri - dei beni della famiglia SANTAPAOLA.

    OPERAZIONE “GROTTA AZZURRA”

    L’indagine, nata da una segnalazione di operazione finanziaria sospetta ricevuta dall’Ufficio Italiano Cambi, ha permesso di accertare che un noto personaggio, affiliato al sodalizio criminoso facente capo al boss Carmine ALFIERI, avvalendosi di diversi prestanome, aveva effettuato operazioni di riciclaggio nel settore commerciale della grande distribuzione napoletana.
    Nell’aprile 2005, il GIP del Tribunale di Napoli, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque soggetti - di cui uno in carcere e quattro agli arresti domiciliari - ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita ed intestazione fittizia di beni, disponendo, al contempo, il sequestro preventivo di beni - tra cui figurano numerose società - per un valore pari a 50.000.000 di euro.

    OPERAZIONE “ICARO”

    Nell’ambito dell’operazione “Icaro” - svolta dai Carabinieri di Messina - la D.I.A. è stata delegata dalla competente DDA, ad effettuare complessi accertamenti patrimoniali sul conto di alcuni soggetti allo scopo di riscontrare l’illecita provenienza di taluni patrimoni.

    Nel luglio 2005 la D.I.A. ha confiscato, ai sensi dell’art.12 sexies del D.L.306/1992, beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa 1.200.000 euro, appartenenti ad un esponente di spicco del clan mafioso dei “Tortoriciani”.

    OPERAZIONE “MESSICO”

    Dal 2004 la DIA, in collaborazione con gli organismi territoriali di varie Forze di polizia, ha svolto un’indagine diretta a disarticolare un sodalizio criminale che, composto da cittadini dell’America latina operanti in Italia, era dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

    Nel contesto di tali indagini, nel giugno 2005, sono stati eseguiti, su delega del pubblico ministero, otto fermi a carico di altrettanti soggetti indiziati di delitto, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, impiego di denaro di illecita provenienza ed estorsione.

    OPERAZIONE “SIESTA”

    Nel luglio 2005 - nell’ambito di un’indagine diretta ad acquisire fonti di prove per il delitto di associazione di tipo mafioso ed altri gravi reati nei confronti di affiliati ad un sodalizio criminale capeggiato da Luigi GUIDA, elemento di spicco del clan dei “Casalesi”, molto attivo nell’area di Casal di Principe (CE) - personale della D.I.A., in collaborazione con i Carabinieri di Mondragone (CE), ha tratto in arresto, a Cariati (CS), il predetto GUIDA, latitante, al quale sono stati contestati reati associativi in materia di droga ed altro.

    OPERAZIONE “SUMMIT”

    L’investigazione giudiziaria, avviata nell’aprile 2005, costituisce lo sviluppo, sotto il profilo economico - patrimoniale, dell’operazione “ALTA MAFIA” della Questura di Agrigento.

    Le indagini patrimoniali svolte dalla DIA hanno consentito di ricostruire il reticolo degli interessi finanziari riconducibili a taluni esponenti della famiglia di Canicattì.

    Sulla base di tali acquisizioni, il Tribunale di Agrigento ha disposto il sequestro preventivo di beni immobili, ubicati nel citato centro dell’agrigentino, per un valore di circa 500.000 euro. Il provvedimento è stato eseguito nel giugno 2005 dal personale della DIA, in collaborazione con quello della Polizia di Stato.

    Nel corso del 2006, l’attività investigativa esperita dal personale della DIA, ha consentito al Tribunale di Agrigento di disporre il sequestro di terreni, fabbricati e società per un importo di circa 8 milioni di euro.

    OPERAZIONE “TERRA NUOVA”

    L’indagine - coordinata dalla DDA di Caltanissetta – è stata attivata al fine di aggredire le ricchezze illecitamente accumulate dalla cosca nissena RINZIVILLO – MADONIA e da altri sodalizi criminali gelesi riconducibili a “cosa nostra” e alla “stidda.

    Sulla base degli elementi probatori acquisiti, il GIP presso il Tribunale di Caltanissetta, nel maggio 2005, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni che ha riguardato diversi personaggi collegati, direttamente o indirettamente, a “cosa nostra” e stidda”.

    L’esecuzione del decreto, avvenuta contestualmente alla notifica dell’informazione di garanzia per il reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dall’appartenenza all’organizzazione mafiosa, ha consentito al Centro Operativo DIA di Caltanissetta, di sequestrare beni per un valore complessivo di circa 20.000.000 di euro.

    Nell’ambito di una tranche investigativa denominata “Terra Nuova 2” - che ha consentito di individuare società e beni immobili formalmente intestati a soggetti prestanome ma in realtà riconducibili alle citate organizzazioni mafiose - personale del citato Centro Operativo ha sequestrato, ai sensi dell’art. 321 c.p.p., beni immobili e società per un valore complessivo superiore a 60 milioni di euro.

    Nel medesimo contesto, il Pubblico Ministero ha emesso informazione di garanzia nei confronti di 47 persone, indagate per intestazione fittizia di beni e quote societarie (art. 12 quinquies della legge n. 356/92), con l’aggravante specifica di mafiosità ai sensi dell’art. 7 della legge n. 203/91.

    OPERAZIONE “ULTIMO IMPERATORE"

    La D.I.A., su delega della DDA di Roma, ha svolto indagini su una serie di operazioni commerciali poste in essere da società che facevano presumere l’esistenza di un canale di riciclaggio di denaro “sporco”, utilizzato da un sodalizio composto da cittadini di etnia cinese operante nel nostro Paese secondo modelli di tipo mafioso.

    L’organizzazione criminale era dedita all’immissione sul mercato nazionale di merce munita di documentazione d’origine e circolazione falsificata, allo scopo di eludere i vincoli di legge inerenti al contingentamento di merce di importazione.

    Parte di questi proventi delittuosi veniva utilizzata per acquistare immobili di pregio nel centro di Roma, nonché capannoni ad uso industriale e commerciale. Nell’indagine sono confluite anche undici segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, inerenti a rapporti bancari riconducibili a persone fisiche e giuridiche coinvolte nei fatti accertati.

    L’indagine ha permesso, nel luglio 2005, al Centro Operativo di Roma, di eseguire misure detentive nei confronti di nove soggetti, alcuni dei quali di nazionalità cinese.

    Sono state, altresì, effettuate perquisizioni all’interno di magazzini di stoccaggio di merce cinese d’importazione e sedi dell’istituto bancario utilizzato per i trasferimenti illegali, sequestrati numerosi rapporti bancari, tonnellate di merce contraffatta, importata clandestinamente, nonché circa 800.000 euro in contanti.

    CATTURA DI LATITANTE DI SPICCO

    Il 15 gennaio 2005, la DIA, nell’ambito di una complessa attività giudiziaria, tuttora in corso, ha catturato il pericoloso latitante Vincenzo PERNICE, nato a Napoli il 10 giugno 1951, colpito da un ordinanza di custodia cautelare emessa il 13 luglio 2004 dal GIP presso il Tribunale di Napoli per associazione di tipo mafioso, con ricerche estese in campo internazionale.

    Il PERNICE, catturato a Portogruaro (VE), è cognato di Pietro LICCIARDI, capo dell’omonimo clan camorrista inserito nell’Alleanza di Secondigliano ed è ritenuto dagli investigatori un personaggio di altissimo spessore, essendo incaricato di curare gli aspetti finanziari del gruppo mafioso di appartenenza, nonché di seguire le operazioni di riciclaggio e reinvestimento dei capitali di provenienza illecita.

    Il suo arresto ha consentito alla magistratura ed alla DIA di avviare delle ulteriori investigazioni giudiziarie sulle infiltrazioni della camorra nell’Italia settentrionale.

    PROCEDIMENTO PENALE INNANZI ALLA A.G. DI TRENTO

    L’indagine preliminare, avviata a seguito di un’investigazione preventiva della D.I.A., riguarda un gruppo di cittadini russi, residenti in provincia di Milano, sospettati di essere collegati ad ambienti della criminalità finanziaria dell’Europa orientale.

    L’organizzazione è stata attenzionata anche dalla Guardia di Finanza, che stava svolgendo indagini per riciclaggio di denaro, transitato su conti correnti bancari italiani, verosimilmente riconducibile al pagamento di commissioni illegali per la vendita di armamenti da guerra da parte di un ente governativo russo al Perù.

    Alla luce di questi collegamenti, le indagini esperite dalla D.I.A. e dalle Fiamme Gialle hanno consentito al GIP presso il Tribunale di Trento di emettere, nell’ottobre 2005, nove misure cautelari in carcere a carico di altrettanti cittadini stranieri, tutti residenti fuori dall’Italia e tuttora ricercati per il riciclaggio di oltre 62 milioni di dollari provento di “tangenti”. Determinante si è rivelato il contributo fornito, in sede di rogatorie internazionali, da numerosi Organismi di polizia e giudiziari della Svizzera, del Perù, dell’Isola di Man, del Jersey, Guernsey, del Lussemburgo e di Malta.


    nel 2006, la DIA ha profuso un intenso sforzo investigativo..


    ...nelle attività volte all’aggressione dei patrimoni riconducibili alle associazioni di tipo mafioso che hanno portato al sequestro di beni per un valore di oltre 436 milioni di euro, nonché alla confisca di beni per 34 milioni di euro.

    Notevole peso è stato anche attribuito al contrasto alle attività di riciclaggio e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché ai meccanismi di infiltrazione della malavita nell’intermediazione finanziaria e nell’economia. Tale attività ha consentito l’esame di 10.496 segnalazioni di operazioni sospette: in 316 casi sono state attivate le necessarie procedure per operare approfondimenti investigativi.

    Sempre sul fronte delle investigazioni preventive - nel prosieguo delle attività di monitoraggio di imprese impegnate nella realizzazione di opere pubbliche - la DIA ha proceduto al controllo di 408 società ed imprese collegate, con una verifica complessiva della posizione di 1.397 persone fisiche.

    Notevoli risultati sono stati raggiunti anche sotto il profilo repressivo, portando a conclusione 88 operazioni di polizia giudiziaria. Sono stati assicurati alla giustizia 316 soggetti e 5 latitanti, tra cui spicca la cattura, a Palma di Majorca, in collaborazione con la polizia spagnola, di Marco Rodolfo DEL VENTO, uomo di fiducia del boss Biagio CRISAFULLI, capo dell’omonimo clan, in atto detenuto, noto esponente della criminalità organizzata operante in Lombardia. Inoltre, nella lotta alla camorra, va segnalato, in particolare, l’arresto di Gualtiero ESPOSITO, latitante da dieci anni e inserito nell’elenco dei 500 ricercati più pericolosi, nonché di Antonio GIUGLIANO, alias “O’ Savariello, capo dell’omonimo clan collegato al sodalizio camorristico capeggiato dal boss Mario FABBROCINO. Sempre in tale contesto la DIA ha complessivamente sottratto alle cosche beni per un valore di oltre 203 milioni di euro.

    Infine – nell’ambito della più ampia strategia di contrasto alle cosche calabresi – va evidenziato che la DIA ha avviato, con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed unitamente agli Organismi di polizia che operano in Calabria, una vasta attività finalizzata all’individuazione ed alla successiva neutralizzazione dei patrimoni mafiosi. In tale contesto è stato istituito, presso il Centro Operativo DIA di Reggio Calabria, su precise direttive del Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, un apposito Gruppo investigativo in materia di accertamenti economico-patrimoniali, la cui attività, in raccordo con le competenti Autorità giudiziarie, ha dato consistenti risultati, sia sul fronte delle misure di prevenzione patrimoniali, sia sul versante delle iniziative di carattere ablatorio ai sensi dell’art. 12 sexies del D.L. 306/1992.

    Operazioni di rilievo 2006


    OPERAZIONE GREEN

    L’investigazione giudiziaria, finalizzata a reprimere le infiltrazioni della criminalità organizzata campana nel sistema di smaltimento dei rifiuti tossici, ha permesso al Centro Operativo DIA di Napoli, il 4 gennaio 2006, di dare esecuzione ad una misura cautelare di natura detentiva a carico di un imprenditore operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani e tossici, ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso, estorsione, truffa aggravata ai danni dello Stato, falsità ideologica e materiale ed altro. Successivamente, la DIA, in collaborazione con le Forze di polizia territoriali, ha dato esecuzione ad ulteriori 16 provvedimenti nei confronti di altrettanti soggetti chiamati a rispondere di analoghi illeciti penali, nonché - per due di essi - di corruzione e falsità ideologica, per una vicenda relativa ad irregolarità riguardanti la costituzione della commissione di collaudo nell’impianto di produzione del combustibile derivato dai rifiuti (CDR) della Regione Campania. In tale contesto operativo, inoltre, sono stati complessivamente sottoposti a sequestro preventivo beni mobili ed immobili per un valore di circa 80 milioni di euro. Il 4 agosto 2006, personale del citato Centro Operativo, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro ex art. 321 c.p.p, relativo ad un impianto utilizzato per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, ubicato a Gricignano (CE) del valore di oltre 1 milione di euro. L’imprenditore proprietario della struttura era già stato tratto in arresto nel gennaio c.a..

    OPERAZIONE FARETRA

    Avviata nel maggio 2005 per assicurare alla giustizia autori e mandanti di numerosi omicidi commessi negli ultimi quindici anni nella provincia di Caserta, l’indagine ha consentito al Centro Operativo DIA di Napoli di eseguire, il 26 giugno 2006, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal locale GIP, nei confronti di un affiliato ad un clan della camorra attivo in Campania, ritenuto responsabile di omicidio ed altro.

    L’11 luglio 2006 è stata data esecuzione ad un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 personaggi di vertice del clan dei “Casalesi”, ritenuti responsabili del duplice omicidio di Giuseppe PUCA e Domenico GUERRA (scomparsi a Napoli nel 1994), nonché di occultamento di cadavere, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.

    OPERAZIONE GUSTO

    L’operazione - scaturita da indagini del Centro Operativo DIA di Napoli sul gruppo mafioso GIUGLIANO, attivo nei territori di Poggiomarino, Boscoreale, Scafati ed aree limitrofe, quale articolazione del sodalizio camorristico capeggiato da boss Mario FABBROCINO – ha consentito, il 28 giugno 2006, di localizzare e trarre in arresto, a Torre Annunziata (NA), il latitante Antonio GIUGLIANO, alias “O’ Savariello”, capo dell’omonimo clan della camorra, colpito da un ordine di esecuzione per espiazione pena a seguito di condanna per associazione di tipo mafioso. Nel medesimo contesto investigativo, nel luglio 2006, sono stati arrestati due soggetti per favoreggiamento aggravato e sono state sequestrate armi, munizioni, apparati radio-trasmettitori, rilevatori scanner, documenti d’identità falsi, vari beni mobili di valore, valuta e diversa documentazione utile ai fini investigativi.

    OPERAZIONE SPORE

    Il 9 marzo 2006 la Sezione Operativa DIA di Salerno ha dato esecuzione a 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP presso il locale Tribunale, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, gioco d’azzardo, traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio ed altro. L’attività investigativa, incentrata sulle attività criminali poste in essere in Salerno da esponenti dei clan camorristici PANELLA - D’AGOSTINO, ha portato anche al sequestro preventivo di numerosi beni mobili e immobili. Il 25 ottobre 2006, nel medesimo ambito investigativo, sono state eseguite due misure cautelari di natura detentiva nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili d’ingerenza criminale nell’amministrazione della cosa pubblica.

    OPERAZIONE SKAMPA

    L’attività investigativa esperita dal Centro Operativo DIA di Firenze - diretta a disarticolare alcuni clan albanesi attivi nell’Italia centrale – ha consentito, il 12 marzo 2006, di eseguire 4 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, emessi dalla Procura della Repubblica - DDA di Firenze, nei confronti di altrettanti cittadini albanesi, ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

    OPERAZIONE VENTO

    Il 27 aprile 2006 personale della D.I.A - in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri e la Polizia spagnola - ha tratto in arresto a Palma di Majorca il latitante Marco Rodolfo DEL VENTO, uomo di fiducia del boss Biagio CRISAFULLI, capo dell’omonimo clan, in atto detenuto, noto esponente della criminalità organizzata operante in Lombardia. Nel medesimo ambito investigativo si è proceduto al sequestro, ex art. 321 c.p.p., di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro, nonché di corposa documentazione che ha consentito di individuare le diverse attività delittuose, organizzate e gestite, sin dall'anno 2000, dal predetto pregiudicato per conto del CRISAFULLI. Il contesto criminoso consisteva nel riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico in attività economiche (discoteche, ristoranti, ecc..) e nella concessione di finanziamenti a tassi usurari ad imprenditori in difficoltà. Il complesso circuito di economia illegale, ideato dall’arrestato, non a caso soprannominato “il dottore”, prevedeva l’investimento del contante, provento della commercializzazione della droga, in attività imprenditoriali, con l’obbligo, da parte del gestore delle medesime, di versare mensilmente, indipendentemente dall’andamento degli affari, un compenso precedentemente pattuito e di restituire, in ogni caso, l’intero capitale erogato. Successivamente, il 16 novembre 2006, al termine di complesse indagini patrimoniali coordinate dalla Procura della Repubblica - DDA di Milano, la DIA ha proceduto al sequestro di beni immobili e mobili (comprese importanti attività finanziarie), per il valore di 800.000 euro, nei confronti di personaggi appartenenti al citato clan.

    OPERAZIONE BISARCA

    L’operazione ha consentito di disarticolare un’associazione di tipo mafioso operante nella provincia di Palermo ed interessata al traffico internazionale di droga da e per la Germania. Il 14 ottobre 2006 sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare di natura detentiva nei confronti di tre soggetti, ritenuti responsabili, in concorso fra loro, di produzione e traffico di sostanze stupefacenti. Nel medesimo contesto investigativo, oltre alla notifica di ventuno informazioni di garanzia per violazioni ex artt. 73 e 74 del D.P.R. nr. 309/90, sono stati sequestrati beni per circa 58.000,00 euro.

    OPERAZIONE SAINT VINCENT

    Sulla base dello sviluppo investigativo di una segnalazione di operazione finanziaria sospetta, si è snodata l’indagine che ha consentito di far luce sulla natura di alcune movimentazioni bancarie anomale, effettuate da un pregiudicato di Palermo, che provvedeva a spostare ingenti somme di denaro da Palermo a Saint Vincent. I movimenti accertati ammontavano ad oltre due milioni di euro. Oltre al principale soggetto palermitano, sono stati sottoposti ad indagini di polizia giudiziaria diversi altri personaggi concorrenti, con ruoli differenziati. I reati contestati dall’Autorità Giudiziaria palermitana riguardano l’usura, il gioco d’azzardo, le gestione di bische clandestine, il riciclaggio ed altri illeciti penali, consumati per fini di mafia. Il GIP presso il Tribunale di Palermo, accogliendo le richieste del Pubblico Ministero fondate sulle risultanze investigative della D.I.A., il 21 settembre 2006 ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tredici soggetti per i delitti sopra menzionati, commessi con l’aggravante di cui all’art. 7 del decreto legge n. 152/91, convertito, con modificazioni, nella legge n. 203/91.

    OPERAZIONE BLESS

    L’operazione - nata da una delega della Procura della Repubblica, DDA di Reggio Calabria, finalizzata a coordinare le indagini giudiziarie antimafia svolte dalle locali forze di polizia - ha consentito di trarre in arresto in Modena, in data 23 ottobre 2006, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, BARBARO Giuseppe, inteso “U nigru”, pregiudicato, personaggio apicale dell’omonima “famiglia”. Il BARBARO è ritenuto il mandante dell’assassinio del Brigadiere dei Carabinieri MARINO Antonino, già Comandante della Stazione di Platì, e del ferimento della moglie e del figlioletto, fatti avvenuti nel settembre del 1990. Nello stesso contesto operativo sono state notificate in carcere o.c.c. a tre soggetti, idetenuti per altra causa, ritenuti attori di omicidi verificatisi in provincia di Reggio Calabria nell’arco temporale 1987 - 1990.

    OPERAZIONE GIUSTO

    Avviata nel novembre 2005 per accertare gli interessi mafiosi, nei territori di Poggiomarino (NA), Boscoreale (NA) e Scafati (SA), da parte del sodalizio criminale GIUGLIANO - il cui boss Antonio GIUGLIANO risulterebbe legato al clan FABBROCINO - l’indagine ha consentito, il 18 luglio 2006, di eseguire due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti legati al citato clan, per ricettazione, detenzione di armi e munizioni.

    OPERAZIONE LUNA NERA

    È stata avviata al fine di disarticolare un consistente sodalizio dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti dalle coste del nord Africa verso l’Italia. Il 15 aprile 2006, a largo di Furbara (RM), a seguito di articolate e prolungate indagini, è stato localizzato un peschereccio battente bandiera maltese, a bordo del quale è stato sequestrato stupefacente del tipo hashish per un totale di 2.165 Kg, cui è seguito l’arresto dei 2 membri dell’equipaggio. Il 30 novembre 2006, a conclusione dell’indagine, sono state eseguiti 12 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di traffico internazionale di stupefacenti, in ordine all’importazione, sul territorio nazionale, di circa 4 tonnellate di hashish. L'operazione ha anche consentito il sequestro di beni immobili, conti correnti bancari e contante per complessivi 6 milioni di euro.

    OPERAZIONE TITANIC

    Avviata nel novembre 2005 a seguito di una segnalazione di operazione finanziaria sospetta, l’investigazione giudiziaria ha evidenziato connivenze tra professionisti e camorristi per la gestione di società in decozione, condannate a fallimento, e per il riciclaggio di beni e denaro di provenienza illecita. Oltre ai 13 provvedimenti restrittivi eseguiti da questa Direzione nell’aprile 2006 – a seguito del deferimento in stato di libertà di 15 persone e del sequestro preventivo di beni immobili - il 4 luglio 2006, è stato arrestato a Ventimiglia (IM) Michele SICILIANO, latitante, elemento di spicco di un clan camorristico. Il 3 agosto 2006, inoltre, in provincia di Frosinone e Caserta, sono stati sottoposti a sequestro (art. 321 c.p.p.) beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, riconducibili a uno dei promotori dell’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ed alla bancarotta fraudolenta, ristretto in carcere per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

    OPERAZIONE STARLIGHT

    A seguito delle investigazioni iniziate nell’aprile 2004, scaturite dall’arresto di un latitante croato, il Centro Operativo DIA di Reggio Calabria il 30 giugno 2006 ha eseguito un provvedimento restrittivo, emesso dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, a carico di trentaquattro individui, quattro dei quali resisi irreperibili, chiamati a rispondere del reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, all’usura, al falso, alla ricettazione, alla contraffazione di sigilli ed al riciclaggio di assegni rubati, il tutto con l’aggravante della “mafiosità” di cui all’art. 7 della legge n. 203/91.

    OPERAZIONE DIOSCURI

    Il 24 maggio 2006 il Centro Operativo di Napoli, con la collaborazione degli organismi territoriali delle Forze di polizia, ha dato esecuzione a 28 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal locale GIP, a carico di altrettanti soggetti, chiamati a rispondere a vario titolo dei reati di cui agli artt. 648 c.p, 648 bis c.p., 648 ter c.p. e 12 quinquies del decreto legge n. 306/92, convertito, con modificazioni, nella legge n. 356/92, tutti commessi con l’aggravante della “mafiosità” di cui all’art. 7 della legge n. 203/91. Tra i soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo figurano due personaggi di spicco dell’organizzazione camorristica dei “CASALESI”, ambedue già detenuti, nonché un noto boss della malavita romana ed i suoi tre figli. L’indagine ha svelato le nuove metodologie utilizzate dalla predetta organizzazione camorristica per riciclare e reimpiegare le ingenti somme di danaro, frutto delle molteplici attività illegali gestite dalla cosca mafiosa.

    OPERAZIONE MARATA

    L’attività investigativa, avviata dal C.O. di Firenze alla fine del 2002 in collaborazione con il locale G.I.C.O. della Guardia di Finanza, ha consentito di accertare l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso - capeggiata da un soggetto, già esponente della Nuova Camorra Organizzata e uomo di fiducia di Raffaele CUTOLO - con base operativa nell’isola d’Elba e dedita alla perpetrazione di vari delitti, tra cui in particolare usura ed estorsioni. A conclusione delle indagini, il G.I.P. del Tribunale di Firenze ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone indagate per i reati di cui agli artt. 416 bis, 629 e 644 c.p. nonché un decreto di sequestro preventivo di beni, di cui all’art. 321 c.p.p. in funzione dell’art. 12 sexies della legge 356/92, per un valore complessivo di 8 milioni di euro. Tali provvedimenti sono stati eseguiti nel mese di ottobre 2006
     
    .
0 replies since 5/12/2007, 20:34   7127 views
  Share  
.